CAPITOLO 11

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Sophie's pov
Entro nell'ospedale sbadigliando.
Con tutti i fatti che erano accaduti il giorno prima avevo la testa fra le nuvole.
E c'era un pensiero fisso: io e Connor ci chiamiamo per nome.
O meglio, era una domanda. Non ne ero certa.
Mi siedo in sala medici e comincio a compilare delle cartelle.
- Buongiorno - sento, e alzo la testa.
È Rhodes, con due caffè.
- 'giorno, come va? -
- Bene, tu?-
- Meglio -.
- Ho preso un caffè per te -.
Rimango sorpresa. È stato gentile, ma mi piace solo un tipo di caffè.
Me lo porge, e mi rendo conto che è proprio il mio caffè preferito.
- Come fai a sapere che mi piace questo? - chiedo.
- Osservo - risponde.
Finiamo di bere il caffè chiacchierando, poi entra April.
- Sophie, abbiamo una paziente -.
Mi alzo.
- Ciao Sophie - mi saluta Rhodes. Sorrido.
- Ciao Connor -.
Esco fuori con April.
- Allora, da quando tu e Connor vi chiamate per nome? - mi chiede lei facendomi l'occhiolino.
Alzo gli occhi. - Siamo solo amici - rispondo, ridendo.
- Sì come no- mi risponde.
Mi passò la cartella clinica.
- Una bambina si è rotta una gamba, caso poco interessante direi - dissi.
Entrammo in sala 2, c'erano un uomo e una bambina di 7 anni.
- Buongiorno, sono la dottoressa Evans e lei è April - ci presentai.
- Come ti chiami?- chiesi alla bambina.
- Wendy Sullivan - mi rispose.
- Allora, sei caduta dalla bici? - le chiesi bonariamente.
Il padre sembrò a disagio. - Sì - rispose lui. Quell'uomo mi pareva sospetto, non mi piaceva per niente.
- Direi che bisogna fare una radiografia - dissi.
Squillò il telefono del signor Sullivan.
- Torno subito - disse e uscì.
- Sophie... - mi chiamò April con tono teso.
Mi voltai. Aveva alzato la maglietta alla bambina e sulle braccia e sul torace c'erano dei lividi.
- Questi non sono lividi di oggi, sono di alcuni giorni fa - dissi avvicinandomi.
- Wendy, tesoro, come te li sei fatti questi? - le chiese delicatamente April.
La bambina ci guardò spaventata.
- Papà ha detto che non posso dirlo - rispose.
In quel momento entrò il padre.
- Che succede? - chiese.
Ripresi il controllo, - Dobbiamo fare una radiografia, poi metteremo il gesso- risposi.
Io e April uscimmo.
- Ti sembra ancora un caso poco interessante? - mi chiese lei.
- Decisamente no - risposi.
- Vecchio bastardo - disse April
- Già, andiamo a parlare con la Goodwin -.
Raccontammo tutti i fatti alla signora Goodwin.
- Bè, se ne siete certe, contatterò i servizi sociali - ci disse.
Ritirammo la radiografia e mettemmo il gesso.
Poco dopo arrivò la signora dei servizi sociali con Burgess.
- Signor Sullivan, lei è in arresto per possesso di droga e abuso su un minore - dichiarò Kim.
Gli altri poliziotti lo ammanettarono.
- Kim, che succede? - chiesi avvicinandomi.
- Ciao Sophie, mi hanno detto che tu e April lo avete denunciato per aggressione -
- Sì, la figlia ha dei lividi su tutto il corpo-. Risposi.
- Avete fatto bene - mi disse - Quest'uomo era già stato in prigione per violenza, in più fa parte della gang del Southside su cui sospettiamo il tentato omicidio di quella ragazza che avete trovato tu e Jay, magari riusciremo ad avere delle informazioni- mi spiegò.
- Ciao Sophie -
- Ciao Kim -.
Poco dopo mi venne Rhodes incontro.
- Ho saputo che hai denunciato il padre di una bambina - mi disse.
- Già, pensa che centra con la gang che ha sparato a quella ragazza -.
Mi sembrò preoccupato.
- Ti accompagno a casa se vuoi- mi propose.
- D'accordo -.
Salì nella sua auto, era davvero bella.
- Tu vieni a piedi tutti i giorni? - mi chiese.
- Sì, non abito lontano,sono solo quindici minuti- risposi.
- Se vuoi ti accompagno io la mattina -.
Rimasi di sasso per un attimo, non che la cosa mi dispiacesse, ma sarebbe stato imbarazzante.
- No tranquillo, mi piace camminare - risposi.
- Ah ok -. Sembrava deluso.
Mi lasciò sotto casa.
- Notte Sophie - mi disse, e prima che potessi scendere dall'auto mi diede un bacio sulla guancia.
Andai a fuoco, "ora si che mi servirebbero Casey e Severide" pensai.
- Notte Connor - risposi scendendo su di giri.

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