33. Chiaroveggenza

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La chiaroveggenza è la capacità di conoscere eventi, luoghi o oggetti, che possono essere lontani (nel tempo o nello spazio) oppure nascosti, attraverso una percezione extrasensoriale. Chi ne è dotato è chiamato chiaroveggente.

La civetta è sin dall'antichità simbolo della chiaroveggenza, della capacità di percepire la luce riflessa nell'oscurità.

La parola deriva dal francese clairvoyance, «visione chiara», e questa dal latino clarus, «chiaro» e videre, «vedere»; In base alla tipologia del contesto in cui viene utilizzato, il termine finisce fin troppo spesso per essere inteso non letteralmente, cioè non come percezione di tipo visivo, ma come acquisizione generica di conoscenza. Tuttavia, il fenomeno paranormale per il quale un individuo ha percezione non esclusivamente visiva di un avvenimento, di cose materiali o successivi obiettivi, più o meno distanti nello spazio o nel tempo, ha un altro nome, si chiama ‘telestesia’ (sensazione a distanza), ed è un termine che fu ideato nel XIX secolo da Federico Myers.

Un altro termine spesso utilizzato come sinonimo, è quello di ‘Metagnomia’, coniato dai metapsichici Emil Boirac e René Sudre, avente il significato di ‘conoscere’ e ‘sapere’, sottintendendo indistintamente la conoscenza paranormale o percezione extrasensoriale; anche in questo caso il termine non risulta sufficientemente specifico, in quanto non distingue il mezzo attraverso il quale tale conoscenza viene acquisita.Solo in tempi abbastanza recenti lo scienziato statunitense John Rhine ha incluso la veggenza nella gamma dei fenomeni “Esp” (“extra sensorial perception”) ed ha usato il termine di “clairvoyance”, inserendolo nella terminologia internazionale.

Appare chiaro da quanto fin qui enunciato, che esiste una certa affinità tra chiaroveggenza e telestesia, in quanto rappresentano entrambe delle “pratiche” atte alla conoscenza. Ma prima di classificare tra i fenomeni telestesici un episodio di chiaroveggenza, occorre indagare ed escludere la possibilità che si tratti di fenomeni telepatici o di ‘criptomnesia’ (nel caso di oggetti smarriti e ritrovati grazie ad un sogno rivelatore).

La chiaroveggenza è una facoltà latente, posseduta allo stato grezzo da ognuno di noi durante il corso della nostra evoluzione: tutti, in potenza, abbiamo quindi la facoltà di vedere nei mondi “invisibili”. E’ un dono che abbiamo, ma il cui sviluppo non concede scorciatoie o trattative di alcun genere: si otterrà solamente con sforzo paziente e costante allenamento.

Il fenomeno si può manifestare nelle condizioni più varie: in stato di veglia, durante il sonno normale, in stato d’ipnotismo provocato o d’ipnotismo autoindotto; può affermarsi indipendentemente da ogni volontà o essere favorito da varie pratiche, che in definitiva tendono a produrre uno stato di trance leggera, come il fissare sfere di vetro o specchi e l’osservare fuochi o fumi.

Ci sono diversi tipi di chiaroveggenza, ma a monte di tutto, vi è una prima biforcazione fondamentale che riguarda la chiaroveggenza ‘volontaria o positiva’ e quella ‘involontaria o negativa’.

Quella positiva o volontaria, è caratteristica dell’individuo capace di indagare e vedere nei mondi nascosti, con la piena padronanza di se stesso e di ciò che sta facendo. Questo tipo di chiaroveggenza viene sviluppata attraverso una vita pura ed utile, e l’individuo deve essere coscientemente allenato al suo uso, in modo che essa possa essere completamente utilizzata gratuitamente ed a fin di bene.

La chiaroveggenza negativa o involontaria si riscontra, invece, quando la vista dei mondi interiori si presenta ad un individuo indipendentemente dalla sua volontà; egli vede ciò che gli è dato di vedere e non può in nessun caso controllarne il fenomeno. Questo tipo di chiaroveggenza è pericolosa, perché lascia l’individuo indifeso di fronte alla possibilità di possessione da parte di entità disincarnate, con la probabilità che la sua vita, in questo mondo e nel prossimo, sia per lui letteralmente fuori controllo.

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