CHAPTER 5a.

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Harry non era mai stato così in ritardo. Quando si tolse il casco, nel parcheggio di piazzale Lazzarini dovette riprendere fiato per realizzare davvero cosa stava succedendo.

Quella settimana, dopo essere andato al mare quel lunedì, non aveva fatto altro che andare al lavoro, leggere, andare in teatro nuovamente e occasionalmente prendere un caffè con Rebecca e Martina.


Non aveva più avuto modo di incontrare Louis, e forse era stato meglio così, perchè, dopo che il più grande gli aveva lasciato il suo numero, le cose non si erano evolute molto, si erano scambiati qualche messaggio, avevano chiacchierato un po' in chat durante la settimana finché Louis quel pomeriggio non gli aveva chiesto un passaggio.

Il messaggio era arrivato verso le 15.30 di quel sabato ozioso e poco interessante. Harry era steso sul letto, cellulare poggiato sul petto nudo e ventilatore a palla, non aveva alcuna voglia di alzarsi.

Lou gli aveva scritto "hey, mi dai un passaggio questa sera?" con una semplicità disarmante e Harry, a quel punto, era saltato sul letto cercando di rispondere senza immaginarsi le mani di Louis strette alla sua vita mentre sfrecciavano nel buio della notte per una strada sconfinata. Aveva ragionato sulla risposta, ma alla fine aveva scelto la formula più banale, luogo e ora con una faccina.

Aveva passato i successivi minuti a quello scambio di messaggi a frugare nel garage alla ricerca di un casco che non fosse rosa con gli sticker o che non fosse taglia bambino.

Alla fine aveva trovato un casco nero, che probabilmente apparteneva all'ex fidanzato di sua sorella e che lui aveva lasciato lì per sbaglio. Poco male, adesso questo casco è di Louis. pensò mentre si chiudeva in fretta dentro il garage per evitare che i suoi vicini lo vedessero in mutande.

La moto era sporca, constatò dopo averla osservata sotto la luce sfarfallante appesa al soffitto. Non posso assolutamente andare a prendere Louis con la moto in queste condizioni ammise indossando una vecchia t-shirt che teneva appesa lì dentro per fare i lavori, insieme ad un paio di pantaloncini adidas.

Riaprì la porta del garage e portò la moto fuori, sotto la luce battente del sole pomeridiano.

Si prese cura del suo adorato mezzo a due ruote, lavandola con cura, con una spugna umida e il sapone. La polvere di breccino bianca aveva completamente imbrattato le ruote insieme al fango, rimasugli dell'ultima gita in campagna con la sua compagnia e lui pulì tutto accuratamente con il tubo di gomma.

La sua moto non era certo adatta a fare del rally, era una moto da strada nera, dalla linea elegante e dalle curve morbide. Era una moto che gli calzava a pennello, ci vedeva impressa la sua personalità, simbolo della sua indipendenza e testimone di una sua crescita personale.

Finito il lavoro si stese a terra, al sole, gocciolante di sudore e coperto di schiuma e sapone.

Sorrise immaginando la faccia di Louis nel vedere la sua moto. Si figurò il calore del suo petto appoggiato alla sua schiena, le braccia strette attorno a lui, il vento che li oltrepassa, il silenzio della notte. Nessuna parola, solo corpi che parlano.

Fu così che Gemma trovò Harry una volta tornata a casa, verso le cinque e mezza del pomeriggio, steso per terra e immerso nei suoi sogni.

Quello che successe dopo fu in rapida successione. Harry si buttò in fretta sotto la doccia, lavando via il sudore, strofinando i capelli con lo shampoo più profumato che aveva trovato in casa. In dieci minuti era davanti al suo armadio aperto, in accappatoio a piedi scalzi e tutto gocciolante.

Sarebbe stata una difficile scelta.

Gemma e sua madre Anne, appena tornata dal lavoro, furono elette giudici dei suoi outfit e costrette a stare sedute sul divano per interminabili minuti mentre Harry provava camicie su camicie e pantaloni su pantaloni.

Held On As Tightly As You Held Onto MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora