Capitolo 5

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#Selena'sPov.

Con lui mi sento al sicuro, non ho mai legato con una persona velocemente come sto facendo con ora. Forse potrebbe completare il vuoto, non so se come qualcosa di più di un amico o solo quello. Se penso a lui provo varie emozioni mischiata alla paura di perderlo.

Ci stacchiamo.
"Ora tocca a te" dico.

"Mi chiamo Justin Drew bieber, ho 16 anni, sono nato il 1 marzo, tengo più a mia mamma che a mio padre, il mio colore preferito è il viola, avevo un hobby prima"

"Quale ?" chiedo.

"Suonavo la chitarra, ma ora con la squadra di football e la palestra non trovo mai il tempo"

"Un giorno di questi mi devi fare sentire come la suoni "

"Solo se tu canti con me"

"A tua rischio e pericolo" dico.

Scoppiamo a ridere.

"Ti va un gelato ?" chiede.

"Certo"

Ordiamo due gelati al cioccolato. Abbiamo scoperto che abbiamo un sacco di cose in comune.
Ci risediamo nella panchina.

"Ti devo confessare una cosa" dice.

"Dimmi"

"Hai presente la tua vecchia casa ? quella affianco alla mia ?"

"Si, dove vuoi arrivare ?" chiedo.

"A volte sentivo delle urla provenienti da li, io chiedevo a mio padre perchè urlavano e lui diceva che tuo padre picchiava tua madre e diceva che era da ammirare, è da quel momento che ho iniziato ad odiarlo, però non sentivo solo le sue urla anche urla di una bambina, dimmi che non eri tu per favore" dice tutto ad un fiato supplicandomi.

Pensare a quei momenti non mi ha mai fatto bene.
Temevo ogi volta che sentivo la porta di casa mia sbattere.
Passavo tutto il giorno con la paura che prima o poi sarebbe arrivato.Tutti vorrebbero che il proprio padre ritornasse presto dal lavoro, io no.
Ogni volta che aveva una giornata no se la prendeva con me o con mia madre, però lei non faceva niente per difendermi anzi era molto meglio per mia madre che mio padre picchiasse me.

Avevo lividi da tutte le parti: sul collo, sulla fronte, sul mento, sulle braccia e sulle gambe.
Riuscivo a coprirli a malapena ma per fortuna nessuno l'ha scoperto, finchè un ragazzo dai capelli color oro non mi fa questa domanda.
Non so che rispondere, posso scegliere fra : fidarmi e dirgli la verità o dirgli una bugia.

"Ti vorrei tanto dire che quella bambina che urlava a causa del padre non ero io, ma lo ero" dico.

La mia mente si sofferma al modo in cui mio padre mi ha fatto sentire uno schifo la stessa cosa che hanno fatto Jason e Justin.
Non risponde si limita ad un abbraccio.

"Mi dispiace, sai quante volte sarei voluto entrare in casa tua a dirgli di smetterla ma non avevo il coraggio" confessa.

Mi lascia stupita.
Ho scoperto questo suo lato protettivo che mai credevo che avesse.

"Non ti preoccupare eri piccolo non potevi capire ... possiamo non parlarne ? Fa male"

"Oh si scusa, che ne dici andiamo a preparare le tue valigie ?" propone.

Annuisco.

Ci dirigiamo al mio appartamento e lo faccia entrare.

Prendo le mie valige e inizio a mettere a posto le mie, cose con il suo aiuto finiamo presto.
Appena ci sediamo nel mio letto per fare una pausa il suo cellulare vibra : probabilmente gli è arrivato un messaggio.

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