Capitolo 6

826 57 18
                                    

Capitolo 6.

#Selena'sPov.

"Reggimi il gioco" sussura.
Devo reggergli il gioco? Quale gioco ?

"Cosa ci fa una puttana da sola? Non dovresti essere circondata da ragazzi che ti vogliono solo sbattere?" ghigna.

"Smettila!" ringhio.

"Se no? Non ho paura di una troia" alza le spalle mentre si gira per vedere i suoi amici, che assistendo alla scena si mettono a ridere.

Me ne vado.
Non spreco nessun minuto con lui.
Perchè si è comportato così ?
Sto trattenendo a stento le lacrime mentre mi siedo sotto un albero nel giardino della scuola.
Vedo i ragazzi con le proprie fidanzate o amiche che giocano a pallavolo.Perchè non posso essere come loro ? Felice e spensierati.
Sento una mano appoggiarsi alla mia spalla.

"Ehi" sussura Justin.

Si siede accanto a me.
Lo ignoro e giro dall'altra parte la testa per non fargli vedere che sto piangengo.
Con due dita mi sposta la testa in modo che lo possa guardare negli occhi.Siamo così vicini.

"Perchè piangi, dimmi chi ti ha toccato che lo gonfio di botte .."

Scoppio in una risata.

"Veramente non sai perché piango? Ti dovresti picchiare da solo" rispondo acida.

Corruga le sopracciglia e ci pensa.
"Io non ti ho fatto niente" risponde deciso.

"Ah no? Darmi della puttana in mezzo alla mensa ti sembra una roba da poco? O ignorarmi per tutto il giorno !"

"L'ho fatto perchè i miei amici si stavano insospettendo"

"Quindi ti vergogni di me?" sbotto.

"No.. e che.." vaga.

"Sai una cosa? Visto che ti vergogni di me non parlarmi non cercarmi e non toccarmi io per te non esisto"

Sono stufa delle persone che mi prendono in giro.
Mi alzo e lo lascio li.Dice qualcosa che non riesco ad afferare, ma lui deve uscire dalla mia vita.Ho tanta voglia di marinare la scuola, ma vado in classe.L'ho già fatto una volta, non ne vale la pena.

Le ore di latino sono noiose e lunghe. Non capisco perchè dobbiano studiarla se nessuno ci parla. Almeno distraggo un po' la mente concentrandomi nelle ultime ore di lezione.Studiamo le declinazioni e le vare pronunce delle parole in latino.

Quando sento la campanella, la ringrazio per il tempismo, ed esco accellerando il passo. Non voglio vederlo.Appena metto piede fuori dalla scuola, lo sento urlare il mio nome dal corridoio.

"Selena" grida.

Cammino più veloce e lo semino. Non so cosa voglio dirmi e non lo voglio sapere.
Prendo la macchina verso casa di Demi, anzi casa nostra.
Apro la porta sommersa nei miei pensieri ed entro in cucina.

"Demi" urlo

Si gira spaventata.
"Dio mio Sel avvisa la prossima volta quando arrivi, mi hai fatto prendere un colpo." Ridacchio.

"Scusa, non sono abituata" dico con un velo di tristezza.

"Non preoccuparti, come è andata la scuola ?" mi chiede.

"Bene" Mento.
Non mi va di parlare ora come ora.

"Che stavi facendo ora ?"

"Un panino, lo vuoi anche tu ?" chiede.

"Si grazie"

Non ho toccato il cibo tutto il giorno e se non voglio svenire deve per forza mangiare.
Ci mettiamo a fare un panino e a guardare la tv.
Mi fa uno strano effetto avere qualcuno accanto a me, come una sorella.

AliveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora