Nome

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Pairing: Goufubu

Trama: Shirou sta provando in tutti i modi a chiamare Gouenji per il suo nome, però ogni suo tentativo sembra essere destinato a fallire. 

La prima one-shot che ho scritto in assoluto, e si nota ahaha. Però è anche quella che mi ha indotto a riprendere la scrittura, nonché la prima che ho dedicato alla mia OTP, quindi continua a essere speciale per me e non potevo non pubblicarla. Detto questo, spero vi possa piacere comunque.

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Shirou ci provava. Ci provava davvero e l'avrebbe potuto giurare su qualunque cosa. Quindi, se si impegnava tanto, perché non riusciva a chiamare Gouenji per il suo nome? Era da un mese ormai che si erano ufficialmente fidanzati, e Gouenji aveva iniziato a chiamarlo ''Shirou'' non molto tempo dopo, apparentemente senza nessuna difficoltà nel farlo. Gli usciva così naturalmente che Shirou non poteva far a meno di sentire quasi invidia.

Ma soprattutto lo rendeva felice. Lo rendeva molto felice quando Shuuya pronunciava il suo nome. Uscito dalla sua bocca, questo era articolato con così tanto affetto che per il resto della giornata l'albino non riusciva a togliersi il sorriso dalla faccia. Sentiva che il suo nome era in qualche modo speciale, anche se sapeva benissimo che in realtà non lo era, dopotutto era molto comune e non aveva nessun significato particolarmente profondo o interessante; solo "bianco".

Per questo lo rendeva molto, molto felice. E voleva far sentire così felice anche Shuuya. Voleva fargli sapere che anche per lui il suo nome era speciale, fargli pensare che fosse fortunato ad averlo, e voleva fargli sentire l'affetto che Shirou provava nei suoi confronti. Quindi continuava a provare.

— Sh-shu-sh —agli occhi di Shuuya era chiaro cosa l'albino stesse cercando di fare, perciò non disse una sola parola, per non distrarlo, e, anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, vedere la faccia tutta rossa del suo amato gli dava una buona dose di tenerezza e felicità giornaliera— Sh-shu... — ci fu un minuto di silenzio e Shirou sospirò, mordendosi il labbro inferiore e stringendo leggermente i pugni, arrendendosi anche questa volta, nascondendo la sua frustrazione con un sorriso — Gouenji-kun, le manager hanno finito di preparare la cena — disse infine e non poté fare a meno di notare una lieve nota di delusione negli occhi del biondo, nonostante quest'ultimo avesse cercato di nasconderlo per non farlo sentire in colpa.

Infatti Gouenji sapeva benissimo che questo non era affatto facile per Fubuki. Un motivo era che il ragazzo era esageratamente cordiale con tutti, persino con lui. Un altro, che Shirou gli aveva confidato una volta, era che l'unica persona a cui aveva mai chiamato per nome in vita sua era suo fratello Atsuya. Quindi Gouenji sapeva meglio di chiunque altro quanto si sforzasse l'albino per lui e, sinceramente, si sentiva appagato all'essere cosciente che lui fosse il motivo per cui si sforzava tanto. Significava che Shirou ci teneva davvero tanto a lui.

Però questo Shirou non lo sapeva. Pensava che il suo ragazzo fosse solamente triste e deluso per il suo ennesimo fallimento. Non poteva dargli la colpa, chiunque si sarebbe sentito così in questa situazione, pensò Fubuki. Sentendosi anche lui amareggiato e frustrato da se stesso, si sforzò a mettere su un sorriso sul suo pallido viso e uscì dalla stanza di Gouenji dicendogli che l'avrebbe aspettato nella sala da pranzo.

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La cena proseguì senza intoppi, con i suoi compagni che facevano casino come al solito, anche se a Shirou andava bene così; si sentiva come in una grande famiglia. Non era riuscito, però, a guardare in faccia Shuuya neanche una volta in tutto il tempo, troppo imbarazzato dalla situazione di prima. Il biondo se ne accorse, ma decise che fosse meglio non dire niente, parlargli adesso l'avrebbe solo fatto sentire peggio - nonostante avesse proprio voglia di consolarlo con una carezza o con un bacio, però si tratteneva.

Dopo un po', finalmente finirono tutti di mangiare. Le manager si erano messe a pulire il disastro che avevano lasciato dietro i ragazzi, alcuni dei compagni erano andati a farsi una doccia per rinfrescarsi, altri erano rimasti a giocare a carte in salotto, come Endou e Kazemaru, che fin dai tempi antichi erano conosciuti per essere inseparabili; altri ancora, come Shuuya e Shirou, decisero di tornare nelle proprie stanze a riposare come si deve.

L'albino era steso nel proprio letto, pensando in che modo avrebbe dovuto affrontare il suo problema. Era stanco. Era veramente stanco e frustrato dal fatto di non potere fare una cosa così semplice come pronunciare un nome, soprattutto essendo cosciente che fosse il nome della persona più importante per lui.

Questa frustrazione portò il ragazzo a manifestare un'emozione poco comune in lui: la rabbia. Non tanta, ricordiamo che Shirou è un ragazzo essenzialmente tranquillo, però abbastanza da farlo alzare dal letto e dirigersi a passo spedito e con gli occhi infuocati di determinazione verso la stanza del suo amato.

"Atsuya, prestami la tua forza" — chiese aiuto Shirou a quello che ormai non era più solo suo fratello, ma anche il suo angelo custode. Riusciva a sentirlo vicino, e la sua presenza ormai non era più paragonabile a delle catene che lo ostacolavano ad essere se stesso, ma era un punto di forza a cui poteva sempre accorrere. Sentiva che il suo caro fratello lo stava guardando e proteggendo. Gli dava sicurezza.

Giunse davanti al suo destino, sbatté la porta con un suono secco, facendo sobbalzare leggermente la persona che era seduta davanti alla sua scrivania, e che si era calmata una volta visto chi fosse entrato. Shirou fece incontrare i loro occhi con uno sguardo determinato e parlò finalmente con tono deciso.

— Shuuya!...kun — sentiva come la sua faccia diventava sempre più rossa con ogni minuto che passava e si schiaffeggiò mentalmente per aver aggiunto il "kun" alla fine, anche se non poteva farne a meno, dopotutto Shirou era un ragazzo troppo rispettoso verso gli altri. Però questa preoccupazione non durò a lungo. I suoi occhi si illuminarono, così come anche quelli del ragazzo seduto di fronte a lui, e un grande sorriso sincero si fece spazio sul suo volto. Il suo cuore batteva fortemente contro il suo petto, senza accennare di smettere, e stava quasi per mettersi a saltellare. Dire che era felice era un eufemismo. La sua felicità era così genuina che Shuuya stava seriamente lottando per non morire di tenerezza.

E come poteva non essere felice? Aveva finalmente detto il suo nome! Aveva finalmente chiamato Shuuya per il suo nome - con il ''kun'' o senza non gli importava più!
Dopo tutti quei tentativi falliti ce l'aveva finalmente fatta! Si sentiva così orgoglioso di se stesso, e sapeva che Shuuya provava la stessa cosa.

— Shuuya-kun, ti amo! — e senza neanche dare il tempo all'altro ragazzo di rispondergli, chiuse la porta di un colpo e corse via verso la sua stanza, lasciando Gouenji sbalordito.

Una volta arrivato nella sua camera, si tuffò nel letto.

— Shuuya-kun... Shuuya-kun... Shuuya-kun... sì, suona proprio bene — constatò il ragazzo con gli occhi chiusi e un lieve sorriso soddisfatto sul rostro.

 sì, suona proprio bene — constatò il ragazzo con gli occhi chiusi e un lieve sorriso soddisfatto sul rostro

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Ma io mi immagino la gente tipo: Oh, bello, ha scritto pure un'altra one-shot sulla goufubu tra le altre

E io: *nasconde le mille bozze di one-shots SOLO sulla goufubu*

Ahaha, no, seriamente, è la mia OTP di Inazuma Eleven. Però vabbè, spero vi sia piaciuta anche questa e alla prossima! Bye :)

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