Una settimana dopo
Nel freddo e asettico lettino dell'infermeria, sorvegliata dallo sguardo vigile di Tachi, Akemi dorme, mentre il deflussore è in azione e lascia fluire nuovo sangue nelle sue vene quasi asciutte.
Il suo corpo snello è immobile e freddo.
I capelli lunghissimi e di un nero quasi accecante ricadono morbidi sul materassino, sinuosi.
Il viso pallido è rilassato grazie ai forti sedativi che le sono stati somministrati.
Tachi la guarda, notando quanto quel trattamento le stia facendo visivamente bene: le labbra screpolate sono di nuovo morbide e rosee, la pelle secca e rovinata sta tornando velocemente vellutata e luminosa, i capelli sfibrati sono di nuovo forti e lucenti.
Nella sua mente non riesce a far altro che paragonarla ad un fiore che sta sbocciando in tutto il suo splendore. Un fiore che appassisce velocemente, e che sembra rinascere solo quando viene annaffiato. 'Annaffiato con del caldo e denso liquido scarlatto...'
Lascia poi vagare lo sguardo sui segni neri che le sono apparsi sui polsi durante la settimana: sono linee sovrapposte, morbide e delicate, che danno vita a dei simboli che nessuno di loro ha mai visto.
Oltre a quei due, posti ognuno all'interno di un delicato e pallido polso, ne ha altri quattro sparsi per il corpo: uno sotto al seno sinistro, uno dietro al collo, uno poco sotto l'orecchio sinistro e uno sul piede destro.
La cosa bizzarra, oltre ovviamente al fatto che siano spuntati dall'oggi al domani, è il fatto che sono diventati più nitidi e precisi con il passare dei giorni. Tutti, eccetto quello ancora appena accennato e sbiadito sulle costole.
«Ehi...» Satch, silenziosamente, è entrato nell'infermeria, osservando con una malcelata preoccupazione la sorellina dormiente.
«Comandante Satch!» l'infermeria si alza di scatto dalla sedia, chinando un poco il capo in segno di rispetto, facendolo sorridere lievemente. Non ha ancora capito, Tachi, che lui non è tipo da queste cose.
Si mette seduto sul bordo del letto e giocherella con le punte dei capelli della ragazza, guardandola con attenzione, notando quanto il suo corpo sia cambiato.
Le gambe si sono allungate, diventando affusolate e snelle, lisce come la seta e tanto pallide da farle sembrare fragili; il viso è diventato più maturo, donandole uno sguardo dolce e determinato; il seno ha cominciato a svilupparsi, arrotondandosi, ancora poco però; la vita si è accentuata, sottile e delicata. Il tutto è messo incredibilmente in risalto dalla pelle candida, che le da un aria fragile e dolce, come una graziosa bambola di porcellana.
«È molto bella, non trovate?» domanda con tono quasi imbarazzato l'infermiera, sorridendo timidamente.
«Tanto bella quanto inquietante.» le passa la punta delle dita su uno zigomo, stando ben attento a non disturbare il suo sonno incredibilmente tranquillo «Oltre che inquietante, aggiungerei anche eccentrica, egocentrica e decisamente troppo curiosa!» aggiunge subito dopo, sorridendole «L'altro giorno ha avuto un'accesa discussione con Teach sul sesso. Avresti dovuto vederli! Uno che afferma una cosa e lei che la smonta, vantandosi delle sue grandi conoscenze e prontamente il primo la sfotte, dandole dell'inesperta poppante che conosce tutto solo in modo teorico ma che non ha la più pallida idea di come sia in pratica. È stato esilarante.»
«Immagino quanto ne sia lieto il capitano...» scherza Tachi, nascondendo il sorriso dietro ad una piccola mano dalle unghie ben curate.
«È terrorizzato all'idea di attraccare alla prossima isola!» sbotta il pirata, sorridendole allegro «È convintissimo che andrà a cercarsi un ragazzo a caso per ripicca a Teach!»
«Ne sarebbe pienamente in grado, lo dovresti sapere.» i due si voltano verso la voce profonda e roca di Fossa, che passava per caso di lì e ha per sbaglio origliato la conversazione «Prende troppo sul serio le sfide e le provocazioni.»
«Ahhh, tu la sottovaluti. Non è così stupida da svendersi per dispetto.»
Fossa sbuffa lievemente, non riuscendo ancora a capire da dove arrivi tutta quell'adorazione nei confronti della ragazza stesa nel letto. Si, le vuole bene come se fosse sua sorella di sangue, quasi come se fosse sua figlia, ma di certo non trova ogni singolo pretesto per elogiarla!
Satch torna a concentrarsi sulla ragazza, guardandola con aria spazientita «Quanto manca?»
«Pochi minuti e dovrebbe svegliarsi. Ormai il processo è agli sgoccioli.»
Annuisce distrattamente, domandandosi cosa stia sognando. A giudicare dalle smorfie, sicuramente niente di gradevole, ma fortunatamente neanche di così orribile da farla urlare come un'indemoniata.
Infatti, nell'ultima settimana, i suoi incubi sono andati sempre peggiorando.
Ormai hanno stipulato tra di loro dei turni per andare a svegliarla o a dormire direttamente nella sua stanza.
La sera precedente era toccato proprio a lui, e quando finalmente era riuscito a svegliarla, è quasi rabbrividito nel sentire cosa stesse sognando. Scene di tortura, morte, distruzione. Alla fine di ogni sogno, poi, è sempre lei a morire, in maniere atroci e oltremodo fantasiose.
La cosa bizzarra di questi incubi, poi, è la costante presenza di un uomo. Un uomo che Akemi descrive come incredibilmente bello, affascinante, che muore sempre poco prima di lei.
Di tanto in tanto le parla, sussurrandole parole che però non comprende, facendola rabbrividire.
'Cos'hai nella testa?'
Le passa una mano sulla guancia, sorridendole allegramente quando apre lentamente gli occhi, ancora intontita «Ma ben svegliata, bella addormentata!»
Akemi mugugna qualcosa d'incomprensibile, passandosi stancamente una mano sul viso e staccandosi con una certa furia le flebo attaccate alle sue braccia.
«Detesto farlo...» borbotta, mettendosi lentamente a sedere e tenendosi la testa tra le mani.
Per un verso si sente sempre magnificamente non appena finisce di fare la trasfusione, ma per un altro si sente sempre a pezzi, spossata e soprattutto irritata.
«Immagino.» le afferra di nuovo una ciocca di capelli, rigirandosela tra le dita con attenzione, ignorando il ringhio basso che proviene dalla gola della giovane, che detesta che le vengano toccati «Direi che vanno tagliati, che ne dici?»
«Perché, scusa?»
«Perché sono decisamente troppo lunghi. Insomma, ti sfiorano le ginocchia! Quando ti ritroverai a combattere, saranno d'intralcio e basta.»
Akemi sbuffa, non entusiasta all'idea di dire addio ai suoi adorati capelli, e annuisce piano con la testa, facendosi aiutare ad alzarsi e seguendo un più che esaltato Satch fin dentro la sua cabina.
STAI LEGGENDO
La Fenice e l'angelo demoniaco
FanfictionDurante una tranquilla giornata di navigazione, Barbabianca e la sua famiglia trovano qualcosa di incredibile in mare: una bambina, di cui però ignorano la vera natura. Decidono di tenerla, di crescerla in mezzo a loro, ovviamente inconsapevoli dell...