7. Farfalle

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«Capo, lasciaci riprovare!» ripete per l'ennesima volta Geri, sbracciando e sgranando gli occhi all'inverosimile.
Il fratello, come sempre al suo fianco, si tiene pronto a frapporsi tra lui e il loro Signore nel caso questi scatti per picchiarlo un'altra volta, più che disposto a prenderne al posto suo.
Ma non fa niente. Rimane immobile di fronte alla finestra, la leggera nebbia che è calata insieme alla notte immerge quell'enorme maniero in cui ormai passa buona parte del suo tempo. Guarda fuori dalla finestra con aria dura e pensierosa, incurante delle urla del suo sottoposto alle sue spalle.
Quando sono tornati a mani vuote, la delusione è stata così accecante da impedirgli di imbrigliare la sua furia e “costringerlo” a picchiarli come mai aveva fatto in tanto tempo, riducendo il giovane Geri in fin di vita.
I due però non demordono, come mai hanno fatto prima, e l'idea di essere stati declassati, che l'altro sia stato mandato al posto loro, semplicemente li manda fuori di testa.
Da un lato, immobile come una statua, con quell'arrogante sorrisetto ad increspargli le labbra sottili, Wulfric guarda la scena con un'incredibile gioia che lo invade dalla testa ai piedi. Non ha mai visto di buon occhio quella coppia di buoni a nulla, e vederli soffrire così per le mancate attenzioni del loro sovrano lo manda semplicemente in estati.
Ma questo suo momento di puro godimento viene infranto quando il grande portone principale si apre e appare lei, la Regina, colei che tutti lì in mezzo temono e rispettano oltre ogni limite.
È stanca, il respiro è affannato e gli occhi sono cerchiati da profonde occhiaie violacee. La pelle generalmente di un colorito abbronzato è di un pallore malsano, i capelli lasciati liberi e spettinati. Le preziose vesti sono sostituite da una lunga tunica bianca, semplice e larga.
«Dov'è?» ansima a corto di fiato, reggendosi a stento allo stipite della porta.
Wulfric le va incontro, afferrandola per le spalle e sorreggendola.
«Torna nelle tue stanze.» mormora con tono insolitamente gentile, cercando di farla uscire senza farle male. Viste le sue precarie condizioni basterebbe una sola mossa falsa per spezzarla definitivamente.
Lui si volta, guardandola con il solo occhio che gli rimane, scrutandola nel profondo, senza scomporsi minimamente «Ho mandato qualcuno a prenderla.» la informa con voce tuonante ed estremamente seria, dandole di nuovo le spalle per osservare i suoi corvi innalzarsi nell'oscurità della notte. Un lieve ringhio gli risale per la gola, facendo indietreggiare automaticamente i due fratelli.
«Non falliremo questa volta.»
Wulfric accompagna la donna fuori dalla sala, scortandola fino alla sua camera, mentre un pensiero per lui sin troppo divertente gli ronza in testa.
'Questo fallimento sarà ancora più pesante, Imperatore.'

Se la prima volta pensavo che tutta questa oscurità fosse terrificante, adesso non riesco a far altro che pensare che sia il posto più bello del mondo. Non c'è niente qui che può farmi male, nessuno che prova ad uccidermi e nessuno che muore sotto ai miei occhi.
L'unica pecca sta nel fatto che l'uomo dei sogni è sempre qui.
Anche adesso è qui, fermo con lo sguardo rivolto verso l'alto, e come sempre mi da le spalle.
Ho provato a capire chi sia, ma ogni volta se ne esce fuori con qualcosa di completamente senza senso. Ho imparato quindi a limitarmi a guardarlo, aspettando che sia lui ad iniziare un qualsiasi tipo di conversazione. Almeno non devo provare paura.
Seguo il suo sguardo verso l'alto, adesso, cercando quel qualcosa di inesistente che attira tanto la sua attenzione. Che gli piaccia così tanto il nero?
«Ti danno la caccia, sai?»
Abbasso lo sguardo su di lui, non trovandolo più.
Mi volto di scatto, cercandolo freneticamente, senza però riuscire più a vederlo.
«Perderai ogni cosa...» sento la sua voce, sono sicura che sia ancora qui, ma non lo vedo più da nessuna parte «...uccideranno chiunque si frapporrà tra te e loro.»
Vedo i suoi occhi, nitidi come dei gioielli preziosi che splendono nell'oscurità.
Vedo il male, la rabbia, la follia.
Non c'è amore in loro, neanche l'ombra.
«Ti strapperanno la libertà!» la sua voce diventa più roca, più rabbiosa «Ti strapperanno le ali e ti costringeranno in una gabbia!»
Indietreggio automaticamente, cercando di fuggire a questi occhi maledetti, con il cuore che batte più forte.
Ma poi un velo di tristezza li copre, e non mi guardano più. Svaniscono lentamente nel buio, lasciandomi sola.
«Non puoi niente contro di lui...»

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