Mi sento chiuso, asfissiato dalla società, dalla testa. Non è stanchezza di vita, forse esattamente l'opposto. Non mi sento solo, ma non sono nemmeno in compagnia, non mi sento triste ma non significa certo essere felici. Vorrei poter vivere come immaginano i miei sogni, che sia la mia concezione di vita che poco rispecchia la realtà potrebbe essere tristemente vero. Tendo a vivere in un mondo di sogni speranzosi, gli occhi lucidi e scintillanti del bambino che guarda fuori dalla finestra quando nevica. I miei 19 anni sono troppo pochi per poter parlare della vita, non ho vissuto, ma vedendo la concezione di vita che più mi rispecchia posso dire che forse non vivrò mai. E quando si delimiterà una vita che potrò reputare tale allora potrò dire di aver abbandonato i sogni per vivere. Ancora non ho chiaro che cosa intenda per "vita", cosa cambia dalla chiusura all'apertura, cosa mi spinge all'aria e se ciò che mi spinge a vivere sia proprio essa. Sono annoiato, stanco, l'arcobaleno della vita che attraverso un prisma bianco e nero restituisce i medesimi due colori, nessuna variante o pochi grigi. Vivo costantemente con la consapevolezza che vivo per non vivere adeguando i miei sguardi per essere vivo almeno attraverso la vista di altri.

A volte mi piacerebbe vivere solo per me stesso, senza il peso del sociale, senza doveri ma sogni. Spingerti al di la della concezione umana afferrando l'invisibile. La società, come argini di un fiume, costringe la piena ad una certa direzione. Ovviamente l'acqua essendo immortale prima o poi riprenderà gli spazi rubati, mentre io corpo materiale e mortale sarò costretto a seguire la linea tracciata schizzando fuori dagli argini quando più bassi o quando l'onda della mia vita supera una certa soglia. Questo implicherebbe che spingendo abbastanza la mia esistenza prima o poi si potrebbe superare questo limite, ma vivendo nella costrizione la libertà stessa ne risulta mutilata e di conseguenza finisco per essere l'argine di me stesso crescendo al medesimo tempo della mia persona bloccandomi infinite volte.

Che noia, arrivare a scrivere solo per parlare con il proprio pensiero.

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