Capitolo 6

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Pov. Clarke

Lexa è uscita dalla porta della mia casa e sento il suo profumo in tutta la stanza, sospiro forte appoggiando la schiena al muro.

Com'è possibile che quando mi sta vicina sento il mio cuore battere così forte che ho quasi paura che mi esca dal petto, com'è possibile che i nostri occhi si cercano, e danzano insieme come se fosse la cosa più naturale e bella di questo mondo, e si, è bella, Lexa Wood è la ragazza più bella che io abbia mai visto, e non dico in senso ampio, intendo che ogni sua piccola sfumatura, ogni suo piccolo neo, mi sembra al maledetto punto giusto. Vengo risvegliata da Octavia.

"Clarke" -sussurra piano, come se stesse parlando a una sonnambula, mi tocca piano la spalla- "tutto okay? "

Inchiodo i miei occhi ai suoi, come in una richiesta di aiuto.

"Octavia" – il mio tono di voce è simile al suo – "io... non so come fa, ma quando c'è lei nei paraggi sento il mio cuore uscire dal petto, e non solo capisci? Anche quando chiudo gli occhi, lei è qui, io la sento, sento i suoi occhi" – alzo il tono di voce e comincio a gesticolare e faccio una pausa – "sento i suoi occhi su di me e io non posso far altro che bruciare, in tutti i sensi possibili in questo mondo. "

Le dico tra il frustrato e l'arrendevole.

Mi guarda con una faccia che si aggira sullo sconvolto e perplesso.

"Piccola Clarke, questo si chiama amore" – faccio per parlare ma lei mi precede – "ma se così ancora non lo vuoi chiamare, beh, è un inizio di qualcosa, che tu lo voglia o meno. "

"Ma io non voglio! "Le dico esausta da tutta questa situazione che mi opprime.

"Lo so, nemmeno io" – la guardo confusa e lei mi sorride – "non mi piace Lexa Wood, per niente, ma non credo che tu le sia indifferente, non ho mai visto nessuno guardare un'altra persona come lei guarda te, non in questo modo, non dopo così poco tempo. "

Il mio respiro si blocca e sento una morsa allo stomaco a quelle parole, e se avesse ragione?

"Io-io "balbetto cominciando a giocare con le mie mani dal nervosismo.

"Dalle il beneficio del dubbio, tasta il terreno Clarke. "Solleva le spalle e si va a sedere nel divano

Le sorrido e la raggiungo chiedendole se sarebbe stata con me fino a sera, anche se ho quadri da finire, e devo preparare una bozza per il lavoro che mi aveva incaricato Lexa; lei non ha oscillato nemmeno un attimo e si è solo presa la briga di ordinare la cena.

Pov. Lexa

Esco dall'appartamento di Clarke su di giri, sono sicura che verrà domani, perché ho capito il suo carattere, a una sfida lei non si tira in dietro, e se questo è il modo di passare del tempo con lei, ogni giorno potrei inventare qualcosa pur di vedere quel viso angelico, quel corpo che mi leva il respiro, per non parlare delle sue piccole perfezioni, che non tutti sono in grado di notare, i suoi piccoli nei disseminati in tutto il corpo, le sue mani affusolate e curate, morbide come tutto il suo corpo, i suoi occhi, che diamine, non sono solo azzurri, è troppo poco, è troppo poco per Clarke, lei ha degli occhi che sono simili ad una tempesta, una di quelle epiche, perché io lo so, lei è fatta così, o lascia il suo segno in modo epico o non lo lascia proprio.

Arrivo a casa e per mia sorpresa trovo ancora Anya nel divano.

Le racconto tutto quello che è successo prima che cominci a lamentarsi del mio comportamento.

Mi guarda in modo serio, non preoccupato, solo serio e forse un po' stupito.

"Lexa, non ti sento parlare così di una ragazza da quando Costia è mancata "mi guarda con il volto un po' triste e la voce bassa, come se avesse paura di aprire una vecchia cicatrice.

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