42. Fonte limpida

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Il mio primo pensiero non appena sento la terra mancarmi sotto le mani è che non sono mai precipitata così tante volte come nel periodo che ho passato all'inferno. È un pensiero stupido, ne sono consapevole: il mio cervello dovrebbe essere concentrato su come evitare di farmi male o cose simili, ma forse sono solo stanca di pianificare strategie che immancabilmente non vanno mai come dovrebbero.

La caduta si rivela però più corta del previsto, tantopiù che all'improvviso mi ritrovo su qualcosa abbastanza morbido da attutire il colpo che già immaginavo mi avrebbe spezzato tutte le ossa.

— Oh, scusa, non volevo! — esclamo, rotolando via dalla schiena di Rohkeus, che inspira di scatto lasciandosi sfuggire un gemito di dolore. Probabilmente stava cercando di rialzarsi dopo essere caduto a sua volta sulla dura pietra, quando gli sono piombata addosso. Nella mente mi balenano i segni delle frustate che ho visto sulla sua schiena solo poco fa e questo mi fa sentire doppiamente in colpa per essergli caduta sopra proprio sulla zona infortunata.

— Per tutti i fiumi, ti ho rotto qualcosa? — gli domando preoccupata, allungando una mano e cercando la sua figura nel buio più totale. Le mie dita sfiorano quella che immagino essere una spalla, ma lui si discosta di scatto, come se a toccarlo fossero stati i tentacoli di una medusa.

— Stai bene? — chiedo nuovamente, dal momento che la prima volta la mia domanda è caduta nel vuoto.

— Sì — risponde, conciso. — La prossima volta però vedi di cadere con più delicatezza.

Tiro un sospiro di sollievo, poi mi alzo in piedi e mi guardo intorno nella speranza di distinguere qualcosa, ma a circondarci c'è solo l'oscurità. Non riesco a capire dove siamo, se in un tunnel o una grotta, ma confido nel fatto che ci sia un modo per uscire da qui, magari una via che ci porti fuori da Measan-Ura. Più che altro, ci spero. Speranza però subito sostituita dallo sconforto: se anche avessi ragione e questa fosse una via per abbandonare il territorio degli elfi drow, come faccio poi a ritrovare gli altri? Come posso sapere se sono stati catturati o se invece sono riusciti a fuggire?

Mi prendo la testa tra le mani, mentre lacrime nervose mi premono dietro gli occhi: perché per ogni persona che ritrovo ne devo perdere un'altra?

— Ninfa? — mi chiama Rohkeus, mentre lo sento alzarsi a sua volta. — Sei stata mandata anche tu a Measan-Ura dalla bhanrigh?

Immagino che questa sia solo una delle mille domande che gli stanno girando in testa: effettivamente lui non sa nulla di quello che mi è successo da quando sono stata catturata alla festa degli elfi drow.

Da quando l'ho baciato.

Mi chiedo se quel momento è rimasto inciso nella sua mente così come lo è nella mia, oppure se per lui non ha significato nulla ed è ormai solo un confuso ricordo.

— No.

Il mezzelfo resta un attimo in silenzio e io riesco a immaginare le sue sopracciglia abbassarsi a oscurare gli occhi in un'espressione pensierosa.

— E allora che ci fai qui?

— Sono venuta a salvarti, ovvio — sussurro in risposta, lieta che non possa vedere il mio volto arrossire come se gli avessi fatto chissà quale confessione. Lo sento trattenere il respiro, prima di parlare nuovamente.

— E il tuo promesso sposo?

— Cosa c'entra? — rispondo in fretta, con il cuore che prende a battere più veloce, chiedendomi a cosa si riferisca. Che sappia già che non stiamo più insieme? Che conosca anche il motivo per cui l'ho lasciato?

­— Non stavi cercando lui?

— Ah — mi sfugge dalle labbra, mentre rilasso le spalle tese. — Sì, ma l'ho trovato.

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