Epilogo

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Con un gesto brusco scosto la sedia dal tavolo della cucina, facendo stridere le gambe sul pavimento di marmo, e poi mi ci lascio cadere senza alcuna grazia. Sul ripiano davanti a me sono poggiati dei fogli disposti in modo ordinato, tutti in pila l'uno sull'altro e non sparsi come li ho lasciati stamattina: evidentemente deve essere passato Rohkeus a dare una sistemata mentre io ero impegnata a fare qualcos'altro.

D'altra parte la cucina è una delle poche stanze di questo immenso castello che effettivamente usiamo, forse l'unica, oltre al bagno e alla camera da letto, in cui entriamo tutti i giorni: da sola è grande abbastanza per funzionare anche da soggiorno e ormai l'abbiamo resa abbastanza accogliente da non desiderare di passare il tempo in una qualunque delle altre fredde e inanimate camere.

Mi sistemo il cuscino sotto al sedere e allungo una mano verso la pila di fogli bianchi, prendendo quello più in alto. Poi intingo nell'inchiostro l'elegante pennino del set da scrittura di Rohkeus e comincio a riempire la pagina con la mia elegante calligrafia, dedicandomi all'aggiornamento quotidiano del mio diario nell'attesa che il mezzelfo torni dal suo giro di perlustrazione.


Anno primo

Giorno trecentosessantaquattro


Se fossi nel villaggio delle ninfe, domani compirei ventiquattro primavere.

Se abbiamo fatto bene i calcoli ormai sono qui all'inferno da due anni, ma non sembro invecchiata di una virgola; quando mi guardo allo specchio vedo ancora lo stesso identico volto che avevo il giorno in cui ho abbandonato il mio mondo, senza nessun segno che il tempo sia passato. Perché in effetti è così: qui il tempo non scorre e nessuno invecchia. Non esiste il dì né la notte e questo rende ancora più difficile cercare di tenere il conto dei giorni che nel frattempo nel mondo da cui veniamo hanno continuato ad andare avanti. Ci siamo basati sui nostri cicli di sonno e veglia per contarli, ma in realtà potremmo esserci sbagliati del tutto e magari ora Iris in realtà di primavere ne ha trenta. Se così fosse, credo che ormai nessuno potrebbe più rischiare di confonderci e scambiare l'una per l'altra.

Forse l'unica differenza che è possibile scorgere nel mio riflesso è lo sguardo, ma non potrei giurarci. A volte faccio fatica a ricordare com'ero esattamente quando mi sono ritrovata qui la prima volta, tanto che mi capita di svegliarmi la notte convinta che la mia vita precedente sia stata solo un sogno e che io abbia vissuto sempre e solo all'inferno. Talvolta invece la sogno davvero, la Comunità della Polla, e un peso mi cade sul cuore quando spalanco gli occhi e mi rendo conto che era solo frutto della mia immaginazione.

A volte Rohkeus si sveglia con me, altre non si rende conto dei miei incubi e continua a dormire al mio fianco. In ogni caso mi basta stringermi al suo corpo caldo per ricordarmi che lui è qui con me e che andrà tutto bene. Egoisticamente parlando, sono contenta che sia rimasto al mio fianco, nonostante preferirei saperlo libero. A rimanere da soli qui all'inferno si rischia di impazzire.

Stamattina, come sempre, ho fatto il giro della dispensa per controllare le nostre esigue scorte di cibo (mi sa che tra un paio di giorni dovremo nuovamente andare a caccia) e poi ho continuato le lezioni di tiro con l'arco impartite da Rohkeus. Ormai in questo sono brava, credo che da domani dovrei riprendere a esercitarmi con la spada, che invece continua a non piacermi affatto. Dopodiché, come sempre, il mezzelfo è uscito a perlustrare il territorio intorno al castello, per essere sicuro che nessuno sia entrato di nascosto nel nostro regno, anche se da quella volta in cui uno stormo di gabbiani ha fatto il nido davanti al portone non ci ha più invasi nessuno.


Allungo una mano per intingere di nuovo il pennino nell'inchiostro, mantenendo gli occhi su quello che ho scritto e rileggendo le mie parole, ma, dopo aver mosso un paio di volte il braccio in modo casuale senza incontrare quello che cerco, sono costretta a spostare lo sguardo verso la boccetta nera che si prende gioco di me e che fisso con aria omicida.

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