13. Everything is fucking great.

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Sono passate due settimane da quando ho ripreso a lavorare seriamente. Strano ma vero, la persona che più mi ha fatto aprire gli occhi è stata Eun-Kyung.

È successo tutto molto in fretta: la donnina, dopo aver capito che non rispondo mai alle sue chiamate, ha deciso di venire a trovarmi di persona. Ha fatto irruzione in casa nostra sbattendo violentemente la porta ed urlando un: "Rintarō, dove straminchia sei?". Il fato volle che in quel momento avessi la faccia sul tavolo e una lattina di aranciata vicino alla testa. Quando ho alzato la testa di scatto ho fatto rovesciare la bevanda, inzozzandomi tutti i vestiti.

Erano le sette e mezza del mattino. Che sensazione inebriante, quella di iniziare la giornata ascoltando la mia manager che mi urla dietro.

Fatto sta che dopo averla ascoltata urlare per una quindicina di minuti buoni sul mio essere schivo e irresponsabile, l'ho zittita con un "lo so". Ed era vero. Non avevo bisogno di sentirla vanverare un'altra volta su quanto io sia una persona di merda che colleziona uno sbaglio dopo l'altro, perché ne sono perfettamente consapevole. Ciò che mi ha preso in contropiede è stato il suo "Bene, ora che l'hai capito vedi di fare qualcosa per sistemare le cose". E per quanto scontato possa sembrare da dire, quella frase ha fatto scattare qualcosa nel mio insulso e miserabile cervello. Non basta rendersi conto dei propri errori ed ammettere ad alta voce di aver sbagliato. Certo, quello è senz'altro un inizio, ma da solo non è sufficiente. Ciò che realmente bisogna fare, dopo essersi fatti un esame di coscienza, è rimboccarsi le maniche e darsi da fare per rimediare.

Così, sotto lo sguardo sconvolto di Eun-Kyung, ho recuperato la mia tavoletta grafica e il mio pc, e ho iniziato a farle vedere le bozze che ho buttato giù in queste ultime due settimane. Erano ancora degli schizzi, i personaggi appena stilizzati e il corso della storia un po' confuso, ma pur sempre meglio di niente. È stato sufficiente a far calmare la donna e spingerla addirittura ad abbracciarmi, nonostante la felpa piena di briciole di cereali che puzzava di aranciata.

Oggi, a due settimane di distanza, ho terminato il terzo capitolo. Mi sono stati necessari quattordici giorni filati, una ventina di lattine di redbull e una confezione intera di caffè istantaneo per portarlo a termine, ma alla fine ce l'ho fatta. Suna Rintarō, per la prima volta dopo anni, ha portato a termine uno degli obiettivi che si era prefissato. Persino io stento a crederci.

Sono passate due settimane da quando Aran ha iniziato la terapia, e nonostante il poco tempo trascorso, i primi miglioramenti sono più che evidenti. Daisuke, che si è scoperto essere un meccanismo della sua mente che serviva a distrarlo dal trauma, sembra essere definitivamente scomparso. Aran riesce a parlare di lui piuttosto tranquillamente, senza molta fatica, come se non avesse perso l'unica persona che gli è stata affianco nel periodo peggiore della sua vita. Si è rivelato essere una persona resiliente come pochi, e di questo non potrei essere più contento.

Sono passate due settimane da quando Kiyoomi ha iniziato a parlare più spesso. I primi giorni faticava a dire anche le frasi più semplici, limitandosi a dei "sì", "no" e risposte brevi, ma piano piano sta lottando contro la voce nella sua testa che gli dice di non fiatare. Piano piano sta iniziando a farsi sentire sempre più, riabituandosi poco alla volta, e anche lui sta dimostrando di avere una forza di volontà sorprendente. So per esperienza quanto faccia schifo dover litigare con quella parte del tuo cervello che gode nel vederti star male, che ti spinge a isolarti dal mondo e che sembra essere più forte della tua parte razionale. So quanto sia faticoso sovrastare le sue urla; ma so anche quanto sia soddisfacente e gratificante riuscire ad ignorarla una volta per tutte. Lei sarà sempre là, a urlare e a dimenarsi, ma la vera crescita consiste nel non darle retta. Nel lasciarla gridare negli angoli più remoti della propria mente, e impedirle di influenzare le scelte quotidiane.

THE NEW BROKEN SCENE, osasunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora