1. We're alright though.

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Avete presente quando, da piccoli, ci viene posta la classica domanda "Cosa vuoi fare da grande?", e noi, tutti emozionati, ci lanciamo a raccontare della nostra futura carriera da astronauti, pallavolisti, attori, cantanti e scrittori? Entusiasmati più che mai iniziamo a sognare, a fantasticare sul nostro futuro come il più brillante e soddisfacente possibile, come se nulla possa abbatterci. Sogniamo di essere pieni di soldi, celebrare le nozze sulle coste delle Hawaii e di avere due amorevoli bambini che nostra moglie sfornerà a qualche anno di distanza dal matrimonio. Immaginiamo di vedere i nostri figli realizzarsi, di invecchiare al fianco della nostra partner e di morire in pace alla rispettabile età di novantatré anni.

Bene, ciò che il me di otto anni convinto di avere l'abilità di diventare un cantante di successo non immaginava, però, è che nel novanta per cento dei casi le cose non vanno come speriamo; anzi. Col tempo, crescendo, ci rendiamo mano a mano conto che il futuro tanto ricco che immaginavamo è tutt'altro che realizzabile, e senza neanche accorgercene iniziamo ad abbassare le nostre aspettative. Da che volevamo diventare astronauti iniziamo a sperare in un futuro da insegnante, psicologo, parrucchiere e chi più ne ha più ne metta. Iniziamo a sperare di riuscire ad ottenere un lavoro che ci piaccia, che ci renda felici e che ci dia profitto.

Arrivati gli anni delle superiori le aspettative si abbassano ulteriormente, e arriviamo a sperare di poter ottenere un qualsiasi impiego in grado di conferirci uno stipendio stabile e regolare, quanto basta per poterci mantenere. Poi entriamo all'università e ci rendiamo conto di quanto il mondo faccia effettivamente schifo. Qualsiasi occupazione è ben accetta, poco importa se ci fa schifo o se ci fa passare la voglia di alzarci dal letto, la mattina: finché è in grado di donarci qualche spicciolo, siamo disposti a tutto. Anche a studiare e farci il culo per ottenere tre lauree in filosofia, psicologia e letteratura medievale solo per ritrovarci impiegati come lavapiatti del ristorante indiano all'angolo della strada, o come imbianchini che lavorano in una ditta di manutenzione. Tutto, pur di ricevere quei tanto agognati settantacinquemila yen mensili. [nda: circa 600 euro]

Ebbene, se il me di otto anni mi vedesse adesso, alla veneranda età di ventisei anni, ridotto a condividere un monolocale di trentotto metri quadri con un barista che parla con il suo amico immaginario e un misofobo che non parla affatto, credo rimarrebbe piuttosto perplesso.

«My friend left college 'cause it felt like a job... His mom and dad both think he's a slob, he's got a shot though~»

Mentre la seconda strofa di She's Kinda Hot - un'orecchiabile canzone dei 5 Seconds of Summer - riempie il buco di casa in cui abito con la sua melodia, Aran Ojiro, il mio coinquilino, sta allegramente urlando il testo mentre prepara dei pancakes.

«Daisuke, te come li preferisci? Con lo sciroppo d'acero o con lo zucchero?»

Ah, e ovviamente chiede al suo amico immaginario come voglia i pancakes. Non a me o al nostro altro coinquilino. A Daisuke, che non esiste. 

Ho conosciuto Aran ai tempi delle scuole superiori, ed è stato l'unico con cui sono riuscito davvero a legare. Il suo carattere solare ed estroverso è calzato subito a pennello per bilanciare la mia attitudine scostante, annoiata e generalmente solitaria. Dagli occhi degli altri sia io che lui siamo sempre stati visti come gli sfigati della scuola. Lui perché, nonostante avesse già diciassette anni, continuava a parlare con il proprio amico immaginario come un bambino. Io perché, grazie ad un piano di studi finalizzato ridurre lo stress scolastico per evitare che aggravasse il mio disturbo depressivo, avevo i corsi semplificati. E, ovviamente, nessuno aveva molta voglia di stringere amicizia con un pazzo visionario e con un pazzo potenzialmente suicida. Io e Aran eravamo due ragazzi soli che avevano, nella loro solitudine, avevano trovato un'altra persona sola con cui passare il tempo. E quello che inizialmente era un semplice "passare il tempo insieme" è mutato, piano piano, in un solido rapporto di amicizia.

THE NEW BROKEN SCENE, osasunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora