4. Come into me, it's pouring rain.

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Venti minuti e due partite a scacchi fra Aran e Daisuke dopo - partite che, inspiegabilmente, Aran è riuscito a perdere entrambe -, il mio amico lancia un'occhiata stranita all'angelo a cui, purtroppo, ho dovuto prestare una mia maglia. Aran ha ritenuto fosse meglio così. Io lo preferivo senza. Osamu - o Remiel, mi pare si chiami -, in questo momento sta studiando con cura la chitarra acustica del padre di Kiyoomi che ha trovato nell'angolo del salotto. «Quindi è questo il congegno che gli umani utilizzano in chiesa per accompagnare i canti e i salmi della Santa Bibbia...»

«Si chiama "chitarra". È uno strumento musicale.» intervengo io, facendo un cenno in direzione della chitarra scordata. Osamu annuisce, sempre con la sua tipica espressione meravigliata che non accenna a lasciare il suo viso, e fa scivolare un dito sulle corde. In pochi secondi le due corde mancanti appaiono dal nulla, e il suono orribile che faceva prima viene rimpiazzato da una piacevole melodia. Io sono a corto di commenti.

«Sunarin,» sussurra Aran, guardando l'angelo che, non chiedetemi quando abbia imparato, sta ora suonando una delle canzoni religiose che cantano sempre nei campi estivi organizzati dalla parrocchia, «cosa facciamo con lui?»

Sul mio viso si dipinge una smorfia insofferente, e faccio sbattere la mia fronte contro la superficie del tavolo. «Mi sa che ci tocca tenercelo, per il momento. Magari 'sto Raziel riesce a trovarlo prima grazie alle sue cazzate sovrannaturali, e domani mattina ci busserà alla porta chiedendoci: "Remiel si trova qua, per caso? Gradirei riportarlo con cortesia su in Paradiso, ma non prima di averlo esiliato all'inferno con il suo fratellone Lucifero per qualche secolo. Perdonate il disturbo, buona vita a tutti, e ricordatevi di pregare il Signore ogni giorno".»

Aran ignora la seconda parte del discorso, concentrando l'attenzione sulla prima, e sibila: «Cosa? Farlo restare qua? Ma sei serio? Non ci tengo a rimanere carbonizzato da Dio perché ho ospitato uno dei suoi angeli in casa.»

Alzando il collo di scatto quanto basta per poter guardare il moro in faccia, assottiglio lo sguardo. «E cosa vorresti fare, scusa? Lasciare che gironzoli allegramente per la città congelando l'immondizia che vede per strada e chiedendo alla gente come mai ora usiamo le macchine per spostarci al posto dei cavalli?»

La chitarra è diventata un ukulele. Ora sta strimpellando una canzone di Elvis.

Aran si rassegna. «Daisuke dice che probabilmente sa neanche cosa sia, una macchina.»

Io, girando lentamente la testa verso Osamu, mi schiarisco la voce. «Ehm, Osamu? Ti va di passare la notte qua da noi? Ti insegniamo noi tante cose carine su noi poveri umani.»

L'angelo annuisce, interessato, ma poi smette improvvisamente di suonare. Si alza di scatto dal tappeto su cui era seduto, posando l'ukulele, e mentre il suo sguardo si incupisce, tanti piccoli e minuscoli cristalli di ghiaccio iniziano ad aleggiare intorno alle sue mani. Io lo guardo preoccupato. «Amico, tutto okay?»

Lui scuote rigidamente la testa. «C'è un altro angelo, nei paraggi. Non è un serafino, e temo di sapere di chi si tratti.»

Che cazzo, però. Non ne bastava uno? Prima che io e Aran abbiamo il tempo di proferire parola, qualcuno suona al campanello. Io vado ad aprire, nervoso, e non appena incontro l'espressione stizzita di Sakusa tiro un sospiro di sollievo. 

«Grazie a Dio sei tu, Kiyoomi-» Lui mi tappa la bocca con una mano, scuotendo la testa. Poi, sbuffando, indica qualcuno alle sue spalle.

«... e quindi c'era questo bambino che pregava ogni notte per avere una bicicletta nuova. Poi si è reso conto che Dio non fa 'sto genere di cose, così ha rubato una bicicletta e poi ha chiesto perdono! Ci credi? Io l'ho incenerito per sbaglio, ma giuro che non era mia intenzione!»

THE NEW BROKEN SCENE, osasunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora