Cap. 8

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Il palco era nascosto alla sala da spettacolo da un monumentale sipario di raso blu notte trapuntato da piccoli fili d'oro, le sedie della platea erano di una tonalità più tenue del tendone, i numeri erano stati ricamati sui sedili da una mano abile e ferma.

Le balconate erano incorniciate da fregi barocchi ma il palco reale non c'era, non era un teatro molto grande; d'altronde era uno spettacolo di Natale, quello di fine anno si sarebbe svolto in un posto sicuramente più monumentale.

"Signorine, i vostri camerini sono a destra, per quelli dei ragazzi bisogna scendere nel seminterrato. Mi raccomando, massimo quattro alunni per spogliatoio, risalite con la divisa appena avete appeso i costumi e sistemato le vostre sacche. Iniziamo le prove e poi avrete del tempo per riscaldarvi ulteriormente per conto vostro dopo il pranzo", annunciò la signora Cynthia che col suo immancabile buonumore stonava con il broncio del suo ex allievo accanto a lei.

Scesi nel freddo piano inferiore, la combriccola della stanza numero 49 si appostò nella saletta più grande che videro, iniziando subito a parlare come tre vecchiette affacciate ai balconi del paesino.

"Capisco il pranzo al sacco e lo stress MA TI SEMBRA NORMALE AVERE SETTE PANINI NELLO ZAINO HARRISON?? PAUL ANCHE TU?? Condivido la stanza con due onnivori, non mangiate anche me per favore!", sussultò Ringo che stava sistemando sul ripiano di legno davanti agli specchi la sua insalata che stonava con la mole immane di cibo di George e la massiccia massa di purea di patate con bacon di Paul.

"Quanto la fai tragica Signorino Sempre- a-dieta", rispose George abbracciando i suoi panini.

Il russo storse il naso:" Non sono tragico Signorino Cloaca-Maxima, spero che te non ti senta male".

Paul sorrise:" È George, mangerebbe anche i sassi se non avesse altro".

Le prove mattutine andarono stranamente lisce, senza intoppi di nome Stuart che impedissero a Paul di ballare più che bene, ricevendo complimenti da entrambi i docenti seduti in platea che osservavano.

Dopo il lauto pranzo il terzetto stava continuando a provare nel corridoio alternandosi: mentre due si esercitavano l'altro dentro iniziava a farsi il trucco o i capelli; tempo dieci minuti e si davano il cambio.

"Paul, capisco che vuoi farti bello ma ci stai mettendo un tempo indecente! Sono due ore che proviamo noi due!", fece notare Ringo mentre ancora reggeva George per i fianchi sollevato sulla sua spalla.

"Paul, avendo la borsa praticamente uguale controlla la cerniera, la mia è nera!", disse George.

Il moro uscì dal camerino con gli occhi quasi da gatto, allungati quasi grottescamente dalla matita scura, ma facevano la loro figura assieme alle sopracciglia marcate e agli zigomi più affilati.

"Danza cinese eh Paulie! Che figurino, mettiti più spesso l'eyeliner in classe, ti rende ancora più sexy amico", scherzò Ringo che sul viso aveva tinte due pomelli rossi al posto delle guance e la mascella era marcata per sembrare quella mobile di uno schiaccianoci;

George intanto si era infilato nel camerino e aveva aperto un borsone per cercare un pennello.

Sbagliò bisaccia.

Mentre gli altri si esercitavano, il ragazzo uscì tenendo tra le mani una scatolina di cartone con sopra un nome scritto con l'alfabeto cirillico, e sotto l'inequivocabile traduzione tracciata con un pennarello nero:" Steroidi".

Nemmeno il fitto trucco riuscì a coprire la rabbia di Geo e la sorpresa di Paul che guardava incredulo i medicinali;
perché avrebbe dovuto doparsi?

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