Scese le scale in assoluto silenzio, aveva anche lasciato le stampelle nella stanza per non far riecheggiare il ticchettio sordo che producevano quando le poggiava a terra.
La caviglia non gli faceva così tanto male, dava solo un po' di fastidio se era la prima a scendere uno scalino ma bastava starci attenti, come bisognava prestare attenzione a non andare a sbattere ovunque.
Le porte e le finestre delle aule erano tutte spalancate, Paul scelse quella più lontana dall'ingresso così avrebbe avuto tempo per nascondersi fuori dal davanzale se avesse sentito dei passi avvicinarsi; gli sembrava di giocare a nascondino, in quelle volte in cui da bambino si nascondeva così bene e ogni minuto gli salivano i brividi di adrenalina che lo scuotevano, quando modulava il respiro per non fare confusione quando giocava in casa e quelle volte in cui correva per cambiare rapidamente il suo nascondiglio.
Appena ebbe il tempo di accostare con mano ferma la porta della saletta si infilò anche le sue scarpe di tela, pregando che la suola di gomma non facesse rumore sul parquet;
per non scivolare quel pomeriggio aveva aperto una bibita gasata dalla dispensa segreta di George e aveva sparso il liquido sulle parti delle scarpette che potevano farlo scivolare: lo zucchero e le altre sostanze chimiche avevano formato una specie di patina antiscivolo che avrebbe perfettamente sostituito i cristalli di pece, che per fare effetto dovevano essere ridotti in polvere e quindi calpestati, ciò comportava una sinfonia di scrocchi assolutamente da evitare.Stette per un bel po' sulle mosse basiche per far abituare la caviglia, anche stare in prima posizione gli faceva urlare il tendine; stese i muscoli, fletté il piede e lo stese, fece lo stesso con l'altra parte degli arti inferiori poi basso al dorso: con suo sommo gaudio, i muscoli non si erano troppo impigriti e reagivano bene alla fatica.
Si squadrò allo specchio solo con le calze e la maglia, poi sorrise: "Non sarò Nureyev, ma col mio fisico quest'estate farò un figurone", pensò in un attimo di vanità più che giustificata: effettivamente, la sua muscolatura così definita era davvero invidiabile.
Piroettò con la gamba sana da perno e continuò a provare per un paio d'ore.
La mattina dopo venne lasciato dormire, nessuno si avvicinava a lui dopo le sue ultime scenate in sala, nemmeno i suoi amici, però quando scese a pranzo sembrava un'altra persona: i capelli in ordine, un sorriso sincero e radioso, le iridi verdi incorniciate dalle ciglia lunghe che finalmente trasmettevano solo positività. Si sedette assieme alla combriccola che aveva passato l'audizione ed ebbe finalmente l'occasione per conoscere meglio Pattie e Yoko.
La bionda era di origini francesi, amava la moda e da piccola avrebbe voluto fare la stilista; gestiva anche un blog dove dava consigli quotidiani e mostrava la sua routine da ballerina.
Yoko era invece più timida e riservata, aveva uno sguardo schivo e, come suggerivano gli occhi a mandorla e i capelli corvini, era giapponese.
Lei, a differenza della compagna, amava leggere, passeggiare e disegnare, aveva una passione smodata per l'arte in tutte le sue forme.
I ragazzi fecero anche svariate belle passeggiate assieme nel parco quel pomeriggio dopo le prove nei mesi successivi; stavano là a scherzare sul prato del parco per un tempo che pareva infinito ma che volò ugualmente via molto velocemente, troppo.
George era palesemente cotto di Pattie ma Ringo non nutriva interesse amoroso per Yoko, non apparentemente, i due non parlavano nemmeno troppo; girava voce che Ringo fosse omosessuale, ma nessuno lo sapeva per certo, il russo era timido.
"E te Paul?", chiese Pattie strappando Paul dal mondo dei sogni.
"Scusa Pattie, cosa?", ripeté lui.
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Black Swan
Fanfiction"Liverpool eh?". Ci fu una breve pausa, poi una chiave lunga e dorata scattò nella serratura della cancellata. "Benvenuto...