Chapter 1: The Party.

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Arrivai alla festa alle 22 in punto. Sgusciai fuori dalla limousine ringraziando il cielo che quella sera non avrei indossato dei tacchi e mi beai delle mie semplici ballerine in velluto nero.

Superai il buttafuori all'ingresso semplicemente mostrando il biglietto da visita dell'agenzia di moda per cui lavoravo, ma probabilmente non fu neanche necessario: bazzicavo in quei contesti frivoli da tempo e, inaspettatamente, avevo raggiungo un certo livello di fama.

Ero Chrissie Hart, la super modella. Invidiata e desiderata da tutti. Assurdo.

Avevo intrapreso quella carriera solo per pagarmi gli studi - unica cosa nella mia vita a cui non avrei mai saputo rinunciare; eppure nell'ultimo periodo questa storia di "fare l'indossatrice a tempo pieno" e "sponsorizzare i capi d'alta moda durante le serate dei VIP" iniziava a succhiarmi davvero troppo tempo ed energie; certo, lo stipendio era da favola, non avrei potuto lamentarmi di quello... Ma sentivo di non essere in grado di sopportare tutto quello stress psicofisico, e di dividermi continuamene tra l'alta moda e libri.

Mi avviai nel salone ampio e semivuoto da sola, facendo bene attenzione a far svolazzare la gonna bianca e ampia, come volevano i miei consiglieri di immagine, e intanto ripetevo mentalmente i capitoli che avevo studiato quel giorno: prima o poi mi sarebbe scoppiato il cervello a sostenere quei ritmi.

Ero giunta quasi alla fine della ripetizione del paragrafo, quando sentii una voce familiare urlare il mio nome.

<< Stella! >> dissi, voltandomi per baciare sulle guance la padrona di casa.

<< Tesoro, quanto ti donano i miei capi! Sei stupenda. La migliore modella che abbia mai avuto. Sei così fine, così pura... Così adatta a questo abito bianco immacolato! Ti adoro. >> risi sonoramente quando ebbe finito di elogiarmi, non ritrovandomi in nessuno dei complimenti da lei elargiti.

<< Sono io ad adorarti, Stella. Quest'abito è meraviglioso... E ti devo un grosso favore per aver risparmiato i miei piedi dalle vesciche, stasera. >>

<< Oh, cara! >> rise anche lei, gettando indietro la testa << i tacchi avrebbero rovinato tutto l'equilibrio dell'abito! Volevo qualcosa di armonioso e perfetto... Come te. E poi, a cosa servono i tacchi quando si è alti un metro e settantacinque? >> rise di nuovo.

<< Vorrei che la pensassero tutti come te. >>

<< Sul fatto che sei perfetta? >>

<< Sul fatto dei tacchi. >> sorrisi.

<< Volevo ben dire! Nessuno avrebbe potuto contraddirmi in merito alla tua perfezione. Ma non scordarti per chi lavori, cara. Stasera ci saranno un bel po' di personcine interessanti >> si avvicinò per darmi un lieve bacio sulla guancia e poi la vidi dileguarsi nel salone, che stava iniziando ad affollarsi. Sospirai, sentendomi completamente abbandonata a me stessa e al mio lavoro da "manichino". Quella serata sarebbe stata una tortura: non conoscevo nessuno, non avrei conosciuto nessuno e, come se ciò non bastasse, non avevo mai amato scatenarmi alle feste dei famosi.

Mi sorpresi quando notai le luci in sala affievolirsi; un piacevole sottofondo jazz incominciò a suonare, rasserenandomi. La sala era ormai piena del tutto, per cui decisi di fare uno strappo alla regola e di assecondare il brontolio del mio stomaco. Pregai in greco di passare inosservata e mi avvicinai al buffet, attratta dal finger food esposto sulla tavolata. Sentii l'acquolina in bocca immaginando di assaggiare una di quelle tartine dall'aspetto delizioso, ma non ebbi neanche il tempo di afferrarne una che venni urtata violentemente da qualcuno nella folla, che mi rovesciò sul vestito tutto lo champagne che reggeva nel flute.

Lady in my lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora