Chapter 7: The night (2)

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Non potevo credere alle mie orecchie.
<< Mi stai chiedendo... di dormire assieme? >> le mie labbra si curvarono inevitabilmente in un sorriso e percepii i miei occhi riempirsi di lacrime per la commozione.
<< Non voglio che tu te ne vada >> si limitò a dire Michael, e mi attirò nuovamente alle sue labbra. Mossa dal desiderio di parlargli, interruppi quel contatto prima che potesse prendere nuovamente il sopravvento su di me: avevo bisogno di riversargli addosso tutte le emozioni, i pensieri e le fantasie che avevo nutrito nei due anni successivi al nostro incontro: avevo bisogno che sapesse, che capisse.
<< Michael >> spostai il mio viso di lato deviando il suo tocco; le sue labbra, in risposta, si posarono sul mio collo e vi lasciarono un bacio leggero << perché non me l'hai detto prima? Avrei dovuto avvertire la residenza con almeno 24 ore di anticipo se avessi voluto assentarmi... >> continuai. Lui piantò i suoi occhi marroni nei miei, assumendo un'espressione severa.

<< Chrissie, inizio a pensare che questa storia della residenza e del coprifuoco sia in realtà tutta una scusa per evitarmi >>.

A quelle parole, a cui Michael accompagnò un sorriso amaro, rimasi a bocca aperta. Mi sentii immediatamente mortificata e... completamente fraintesa. Il mio volto prese fuoco; mi morsi la lingua; ricacciai indietro le lacrime che minacciavano di sgorgare dagli occhi. Infine, scossi la testa mimando un "no", mentre biascicavo nel tentativo di trovare le parole giuste. Fino a pochi minuti prima avevo pensato di confessargli tutto; adesso lui stava mettendo in dubbio proprio quel tutto.
Fui ancora più sconvolta e senza parole quando sentii Michael scostare la coperta che ci avvolgeva, mettersi in piedi e allontarsi da me. Incredula e umiliata, lo seguii con lo sguardo mentre si avvicinava alla finestra socchiusa.
<< Michael >> provai a chiamarlo, ma la mia voce si ruppe. Lo vidi passarsi una mano sul viso; poi si soffermò a guardarmi, mordendosi le labbra.
Prima di parlarmi, trasse un lungo respiro.
<< Ti ho scelta per il ruolo in Thriller perché sei la migliore modella che abbia mai visto >> disse, dopo qualche minuto che avevo trascorso a fissarlo << non perché tra noi nascesse qualcosa. Puoi anche essere sincera, dirmi semplicemente che non ti va di restare con me e andartene, se è questo quello che vuoi; il ruolo resterebbe comunque tuo.
Ma del resto, ti capisco... chi si preoccupa di essere sincero con Michael Jackson... >> pronunciò quelle ultime parole guardando fuori dalla finestra, di nuovo con quel sorriso amaro e malinconico. Il rammarico che le dettò raggiunse il mio cuore e lo perforò fino a provocarmi delle dolorose fitte al petto. Non ne potei più.
<< Michael, non stanno così le cose >> sbottai, alzandomi dal divano. La coperta cadde ai miei piedi formando un groviglio informe, ma la scavalcai incurante e mi diressi alla finestra per raggiungere colui che adesso evitava il mio sguardo << Non mi interessa affatto di quel ruolo >> gli sfiorai il braccio con le dita e, sorprendentemente, lo sentii rilassarsi sotto il mio tocco. Ancora non mi guardava negli occhi. << Non metto in dubbio che possa essere una meravigliosa occasione lavorativa per me, molto più di quanto osassi sperare per la mia carriera... ma credimi, non era affatto tra le mie priorità. Il mio lavoro mi porta via già normalmente tutto il tempo e le energie di cui dispongo... spesso mi tocca studiare di notte. Mi addormento sui libri e al mattino prego il cielo per riuscire ad alzarmi e a riaffrontare tutto da capo. Dormo cinque ore a notte e seguo una dieta da fame. Come potrai immaginare, di tempo per dedicarmi ad un ulteriore lavoro non me ne avanza molto. Devi credermi sulla parola quando ti dico che essere la ragazza di Thriller non era affatto nei miei piani, che non avrei mai avuto il tempo e la forza di dedicarmi ad una cosa del genere, se non fosse stato per... >> mi interruppi sentendo una lacrima calda scivolarmi sulla guancia. Mi affrettai ad asciugarla col dorso della mano. Improvvisamente mi resi conto di come mi fosse diventato impossibile riuscire parlare: a causa di quello sfogo, che non avevo mai avuto con nessuno, mi si era formato un fastidiossimo magone in gola che mi impediva di esprimermi come avrei voluto. Provai ad emettere suoni, a farmi forza e a riprendere il discorso, ma dalla mia bocca uscì solo un singhiozzo smorzato.
<< Per? >> mi incitò a continuare Michael.
<< Per rivederti. >> nel momento stesso in cui pronunciai quelle due semplici parole, il macigno che premeva sul mio stomaco si volatilizzò, lasciando immediatamente spazio ad una sensazione di leggerezza e benessere. << Per rivederti. >> ripetei << te lo avevo già detto: l'ho fatto solo per rivedere te. Non potrei essere più sincera di quanto lo sono adesso; e per quanto riguarda la residenza >> aggiunsi, esortandolo a guardarmi negli occhi - nonostante fossero gonfi di lacrime - spostando il suo volto in direzione del mio con una mano << Non ti ho mai mentito. Ho davvero un coprifuoco e delle regole molto rigide da seguire... è l'unica soluzione che posso permettermi per frequentare l'università>>. Di nuovo due lacrime mi percorsero le guance. Maledizione. Il mio trucco doveva essersi sciolto completamente.
<< Chrissie >> disse Michael in un sussurro. Mi attirò a sé avvicinando le mie braccia al suo petto. Il suo sguardo si era addolcito, la sua voce suonò come burro sciolto... ed eravamo di nuovo così vicini...
<< Mi dispiace >> dicemmo entrambi all'unisono, prima di ricongiungere le nostre labbra.

*
<< Verrai domani, allora? >> Michael mi tratteneva per un braccio, impedendomi di raggiungere il taxi che mi aspettava in giardino.
<< Verrò senza dubbio domani. >>
<< E resterai per la notte? >> infilò due dita sotto la manica della mia maglia, come a cercare un maggior contatto con la mia pelle. Ventimila brividi percorsero il mio corpo, mentre il clacson del taxi iniziò a suonare rumorosamente.
<< Michael, devo andare >> riuscii a dire prima di concedergli un altro bacio.
Il clacson suonò di nuovo, questa volta a lungo; rimpiansi di aver insistito per chiamare il taxi: sicuramente l'autista di Michael sarebbe stato molto più professionale... e soprattutto, avrebbe pensato bene di rispettare un momento idilliaco come quello.
Allontanai le mie labbra dalle sue con uno schiocco, proprio mentre il taxista iniziò ad imprecare in una lingua incomprensibile. Michael rise di gusto, e io mi illuminai nel vedere il suo sorriso.
<< Vado, prima che venga a picchiarmi >> gli dissi, ridendo. Lui lasciò andare il mio braccio con un sospiro.
<< Ti aspetto per domani sera! >> urlò, mentre mi avviavo correndo verso il taxi. Ebbi a stento il tempo di salire sulla vettura che l'autista partì sgommando. Abbassai velocemente il finestrino e, rivolgendomi a Michael, gli soffiai un bacio con la mano.
Sperai con tutto il cuore che lo avesse visto; poi, stremata e con la mente vuota, mi addormentai ancora una volta sui sedili in pelle.

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