Chapter 3: The casting.

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Da quella sera Michael Jackson divenne la mia ossessione.

Non riuscivo a capacitarmi di essermi lasciata sfuggire l'occasione di instaurare un contatto con lui; ma soprattutto, non riuscivo a perdonarmi di averlo potuto deludere e di essere scappata via ancora una volta senza spiegazioni, senza lasciare traccia.

Cosa aveva pensato di me?

Probabilmente credeva che volessi evitarlo, che le sue attenzioni mi avessero infastidita. E invece ero stata semplicemente priva della forza fisica necessaria per suonare un cazzotto in pieno volto a Leah, impedirle di trascinarmi in auto contro la mia volontà e finalmente consegnare l'indirizzo alla reception. Ero stata troppo ubbidiente per urlare all'autista di tornare indietro e riportarmi all'Hotel; ero stata troppo ligia agli orari della residenza, ancora una volta; ero stata troppo attenta alla mia dieta da fame.

Per colpa del mio senso del dovere, sentivo di aver perso l'occasione più bella della mia vita.

Mi sentivo una dannata; non riuscivo a darmi pace neanche per un secondo. Continuavo a mangiare le unghie delle mani, cercando di stemperare il rimorso; mi sfogavo in crisi di pianto ogni notte sperando, il giorno dopo, di avere un'altra magica opportunità dal destino. Ma niente; non sarei stata graziata di nuovo, e lo sapevo. Avevo commesso un errore e adesso dovevo pagarne le conseguenze.

Cercai di convivere con questa consapevolezza e di distrarmi con lo studio, ma fu impossibile. Qualsiasi cosa facessi era un disastro: i servizi fografici, i preparativi per gli esami, i miei disegni... Tutto di me era un completo disastro.

Capii di dover dare una svolta alla mia vita, che aveva preso una piega del tutto fallimentare, soltanto quando Andrew, il mio consulente d'immagine, mi si rivolse in modo completamente brutale.

<< Chrissie, qualunque cosa sia ad affligerti, devi reagire > mi disse. << Forse tu non te ne accorgi perché non hai il tempo di guardarti allo specchio, ma sei orrenda. Hai delle occhiaie che arrivano fino alle ginocchia, e un colorito che farebbe invidia a un fantasma >>.

Quelle parole furono come un elettroshock, per me. Andrew mi aveva sempre fatto solo ed unicamente complimenti, in particolare sul mio viso. Se era arrivato a dirmi una cosa del genere, il mio malessere doveva essere più evidente di quanto immaginassi.

Fu allora che decisi.

<< Andrew, voglio che mi iscrivi alle selezioni per il ruolo di co-protagonista nel video di Thriller >>.

Lui mi guardò sconvolto.

<< Ti senti bene, Chris? >> chiese, serio. Io annuii. Probabilmente la stanchezza che avevo dipinta sul viso non lo convinse, ma cercai ugualmente di dare un sostegno alla mia voce flebile e dissi tutto d'un fiato:

<< Ci ho pensato a lungo, Andrew. Voglio davvero farlo. Sento che è l'occasione giusta per farmi spiccare il volo. Sai quanto ha investito il signor Jackson in quel video musicale? Voglio ottenere quel ruolo. Nessuna sarebbe più adatta di me >> mi interruppi un secondo, quando lo vidi sollevare le sopracciglia e spalancare la bocca; poi ripartii: << Andrew, voglio farlo, maledizione! È la svolta di cui ho bisogno. Dopo questa cosa sarò una bomba nei servizi, te lo prometto. >>

<< E va bene, bambolina >> disse infine, con un sospiro. << Se ci tieni tanto, lo faremo. L'importante è che non veda più questo muso lungo. Ricordi i motivi per cui ho puntato su di te, quattro anni fa?>>

<< Freschezza, delicatezza, solarità >> risposi pronta, come a un'interrogazione.

<< Esatto, mio piccolo sole spento >> disse, sorridendo. << Cerchiamo di dare atto a una bella fusione nucleare >> disse, mimando un'esplosione con le dita e lasciandomi da sola, con un sorriso stampato in faccia.

Lady in my lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora