Vorrei poter dire che quell'incontro mi cambiò la vita, ma non fu così.
Due anni dopo quella sera, nonostante avessi trascorso ogni singola notte a ripercorrere con la memoria la festa a Villa McCartney, la mia vita era sempre la stessa: tanto studio, tanto lavoro, tanto stress, poche energie.
Di Michael non avevo avuto notizie, se non tramite i giornali e la TV: Thriller, il suo ultimo album, era diventato un vero e proprio successo. Non c'era persona per strada che non canticchiasse il motivo di una delle track e, devo ammetterlo, la cosa mi infastidiva non poco: mi piaceva pensare che fossi in qualche modo legata a Michael, e detestavo che le sue canzoni venissero amate e canticchiate da qualcuno che non fossi io.
Lo so, tutto questo non aveva il minimo senso; eppure non riuscivo proprio ad abbandonare l'immagine di lui, all'uscita della Villa, che mi guardava negli occhi e mi chiedeva con zelo: "Quando ti rivedrò?".
Mi ero convinta che quella domanda fosse stata dettata da un interesse o da una curiosità nei miei confronti; e fu proprio quella convinzione deleteria - e probabilmente infondata - a spingermi a sognare di lui ogni singola notte. Che idiota: Michael Jackson non avrebbe mai potuto realmente interessarsi ad una semplice modella come me; chissà quante ne doveva averne tra i piedi.
Quella sera sarei stata nuovamente impegnata col lavoro: l'agenzia voleva che mi presentassi ad un ricevimento presso il "Casa del Mar Hotel"; sarebbe stata una festa elegante, a bordo piscina... chissà quante star super rifatte avrei trovato ad ocheggiare, laggiù.
Tirai un sospiro e abbottonai sulla schiena il vestito che mi avevano dato da indossare; mi sentii immediatamente ridicola con tutte quelle pietre preziose addosso, e pensai che i capi di Luigi XIV avrebbero potuto considerarsi sobri, in confronto.
Era un abito bianco di Chanel, con un corpetto rigido, adornato con microcristalli e rubini e completato da una gonna ampia di tulle trasparente, ricoperta da uno strato di seta e perle.
Indossai i tacchi, come l'outfit prevedeva, e camminai per la stanza sentendomi una ballerina del cancan.
"Non badare a cosa pensi tu, devi piacere agli altri" mi dissi, nel tentativo di essere meno severa con me stessa.
Sentii il clackson della limo suonare dalla strada. Mi precipitai giù, facendo attenzione a non cadere per le scale, e pregai che quell'ennesima serata trascorsa da "manichino" volasse via velocemente.
Mi fiondai in auto e richiusi con ansia la portiera dietro di me, anticipando l'autista. Non volevo che qualcuno mi vedesse conciata in quello stato: nell'ambiente di Hollywood, magari, il mio abitino striminzito poteva essere considerato una "forma d'arte"; ma sapevo benissimo che in città non avrebbero esitato a definirmi una poco di buono. Non che m'importasse del giudizio della gente; ma avrei preferito che certe voci non arrivassero all'Università.
Il viaggio trascorse silenziosamente; l'autista non proferì parola, e un'ora dopo mi ritrovai a Santa Monica, con la brezza marina che soffiava gelida sulle mie gambe scoperte. Varcai la soglia del Casa del Mar da sola, come al solito. Superai l'atrio, incurante dello sfarzo attorno a me, e mi avviai in giardino dove sapevo avrei trovato qualche volto amico ad accogliermi.
<< Chrissie, cara! >> una ragazza mora mi venne incontro pochi secondi dopo il mio ingresso << che bello che tu sia venuta>>.
<< Non avevo scelta, Leah >> affermai costernata, dopo averla baciata sulle guance.
<< Non tenere quel muso come al solito! Stavolta ci divertiremo, te lo giuro! >> mi prese per mano e mi condusse ad un privé nell'angolo del giardino, accanto ad un'enorme piscina specchiata.
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Lady in my life
Fanfiction"There'll be no darkness tonight, lady our love will shine lighting the night" dice l'incipit della canzone. Ma la supermodella Chrissie Hart riuscirà davvero a vincere i propri demoni per rischiarare il buio interiore della star più amata del mondo...