Chapter 11: Insomnia.

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Decisi di alzarmi dal letto attorno alle due di notte. Avevo trascorso la serata al buio, tra le coperte di quel nuovo letto morbidissimo, cercando disperatamente di addormentarmi... ma senza riuscirci.
Probabilmente l'eccessivo desiderio di dormire e scivolare nell'incoscienza mi teneva legata ancora più fermamente alla realtà. Sentivo di impazzire.
Aprii lentamente la porta per evitare che l'abbagliante luce in corridoio mi accecasse - chi teneva accese le luci in casa alle due di notte? - e sgusciai fuori dalla camera scalza, con addosso la bianca vestaglia svolazzante che avevo afferrato casualmente prima di coricarmi.

Avevo bisogno dei sonniferi.

Camminai a zonzo per i corridoi di quella reggia immensa finché non mi ritrovai nella sala da pranzo dove avrei dovuto cenare. La luce era accesa, ma non c'era nessuno. Mi schiarii la gola, sperando che qualcuno dei domestici potesse sentirmi.
Nulla.
Tossii di nuovo, questa volta più forte. Improvvisamente vidi l'enorme porta in fondo alla sala aprirsi e rivelare una sagoma esile.

<< Chrissie?! >>

<< Michael? >> chiamai a mia volta, riconoscendo la sua voce - la sala era troppo ampia e lui troppo lontano perché potessi riconoscerlo dal volto.

<< Che ci fai sveglia a quest'ora? >> chiese e iniziò a camminare verso di me. Cominciavo a sentirmi profondamente in imbarazzo.

<< Uhm... >> iniziai a giocherellare con le ciocche dei capelli che mi cadevano sulle spalle << non riesco a dormire >> biascicai, mentre lui era sempre più vicino. Stranamente in quel momento non avevo alcuna voglia di vederlo, anzi: la sua presenza mi incuteva soggezione.

<< Beh, siamo in due >> disse, a dieci metri da me. Si avvicinò al tavolo alla nostra sinistra e si accasciò su una sedia. Aveva un'aria estenuata.

<< Tutto okay? >> chiesi, avvicinandomi a mia volta. Mi fece cenno di sedermi accanto a lui e mi acciambellai sulla sedia con estrema lentezza.
Quando fummo faccia a faccia, mi rivolse il sorriso amaro che avevo già imparato a conoscere.

<< Non so quale sia il problema >> disse, con lo sguardo basso. << Forse semplicemente le eccessive pressioni... >>

<< Michael, mi servono i sonniferi >> interruppi bruscamente il suo sfogo appena iniziato, senza riuscire neanche a sentirmi in colpa per non averlo ascoltato. La testa mi stava letteralmente scoppiando e avevo iniziato a tremare violentemente.

<< Cosa? >> non appena mi guardò negli occhi con quell'aria interrogativa irruppi in un pianto isterico.

<< Chrissie... >> si levò dalla sedia tempestivamente e mi spinse a fare lo stesso, sostenendomi per le braccia. << Perdonami, perdonami. Avrei dovuto esserti vicino ieri... è un periodo così strano, stanno succedendo milioni di cose... ma non avrei dovuto trascurarti, perdonami... >>

<< Sto impazzendo >> riuscii a sussurrare tra un singhiozzo e l'altro. Michael mi abbracciò forte.

<< Non dirlo neanche per scherzo. Sei solo stanca, hai bisogno di rimetterti in forze. >>

Affondai la testa nell'incavo della sua spalla, incapace di contenere il pianto. << I tranquillanti... >> biascicai.

<< Non ti servono i tranquillanti. Anzi, è ora che tu incominci a fare a meno di quella robaccia >>. Mi passò la mano lungo tutta la schiena e fui immediatamente invasa da un senso di calore, sentendomi subito rassicurata. Ripeté il gesto finché non cessai di singhiozzare e il mio respiro assunse una parvenza di normalità.

<< Vieni con me >> mi sussurrò all'orecchio, sciogliendo l'abbraccio. Mi prese per mano e mi condusse a zonzo - o almeno così mi sembrava - per i corridoi della casa... di nuovo.

<< D-dove andiamo? >> balbettai.

<< In camera tua, a dormire. Hai bisogno di riposare. >>

<< Michael, io non riesco a dormire... >> protestai.

<< Vorrà dire che fisseremo il soffitto assieme >>. Sorrise.

Giungemmo nella stanza dove mi ero sistemata pochi minuti dopo - era molto più rapido raggiungerla per chi conoscesse la casa. Michael accese la luce in camera e si appollaiò sul bordo del letto. Adesso riuscivo a guardargli meglio il volto: aveva delle occhiaie impressionanti e un colorito grigiastro. Io non dovevo essere messa molto meglio, del resto.

<< Vieni qui >> disse, come in una supplica.
Mi avvicinai molto lentamente al letto, temendo di perdere l'equilibrio a causa dei forti capogiri. Quando fui davanti a lui mi prese le mani e mi fece sedere sulle sue gambe.

<< Vuoi dirmi che succede? >>

Sospirai. << Non lo so. >>

Ci guardammo negli occhi per un po', poi lui posò la mano a coppa sulla mia guancia e io automaticamente chiusi gli occhi, abbandonandomi completamente. Stavo tremando come una foglia. Avrei perso i sensi da un momento all'altro se non avessi sentito le sue labbra adagiarsi sulle mie.
Non riuscii a rispondere al bacio, ma in compenso gli scossoni che scuotevano il mio corpo diminuirono di intensità, fino a scomparire definitivamente. Quando finalmente mi calmai, Michael si allontanò da me e mi rivolse un sorriso che mi sciolse il cuore.

<< Proviamo a dormire? >> chiese, accarezzandomi i capelli. Mi limitai ad annuire e subito ci infilammo sotto le coperte. Mi sentivo molto più rilassata, ma non certamente abbastanza da prendere sonno.

<< Ho sognato tanto questo momento >> disse Michael, prima di spegnere la luce. Si avvicinò a me e mi diede un lieve bacio sulla spalla. Di nuovo la familiare sensazione di calore cominciò a diffondersi dalla spalla fino al petto. Mi voltai verso di lui e, sorridendo, ci stringemmo in un abbraccio. I nostri nasi si sfioravano.

<< Perdonami >> riuscii a sussurrare prima che mi baciasse di nuovo. Questa volta però risposi al bacio, e anche con una certa foga che non riuscii a controllare. Avevo come la paura che potesse scomparire da un momento all'altro e allontanarsi da me, lui, l'unica cosa positiva della mia vita negli ultimi due anni. In ogni mio tocco, in ogni bacio c'era una certa urgenza, che Michael dovette percepire, perché mi attirò a sé posandomi una mano sulla schiena, fino a far aderire i nostri corpi.

<< Sono qui >> disse, quando interruppi i miei baci frenetici, dandogli un po' di tregua. Io cercai la sua mano tra le coperte e quando la trovai la strinsi forte portandomela al petto.

<< Scusami >> ripetei. Un'ultima lacrima mi rigò la guancia, sorta questa volta dalla frustrazione di essere riuscita a mostrare solo la parte peggiore di me. Stavo diventando una persona completamente diversa da quella che ero abituata ad essere. Ero ormai un'estranea anche per me stessa.

<< Ssh. Non ho niente da scusarti >> sussurrò. << Da domani cambierà tutto. Ti fidi di me? >>

Annuii.

<< Adesso dobbiamo dormire. Ne abbiamo bisogno entrambi >> disse, guardandomi dritto negli occhi. << Sono qui, starò qui tutta la notte. Dormi, Chrissie. >>

Non saprei spiegare come mai le sue parole ebbero un effetto così immediato e calmante sul mio organismo. So solo che lui prese ad accarezzarmi i capelli e io mi sentii le palpebre così pesanti e la mente così stanca, da non riuscire più a resistere al sonno.

Lady in my lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora