George Weasley: troppo studio fa male

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Quello che mi sarebbe spettato era un noiosissimo sabato pomeriggio pieno di studio.

Ero rimasta un po' indietro col programma dopo l'interrogazione di Storia della Magia e mi sarei dovuta studiare praticamente metà libro, mentre tutti gli altri sarebbero andati insieme ad Hogsmeade.

Ci volevo andare anch'io, dannazione.

Ero finalmente rientrata in camera dopo pranzo, pronta ad affrontare quella lunghissima giornata di studio, quando all'improvviso la porta si aprì facendo entrare George.

<<Ma che ci fai tu qui? Non dovevi essere con gli altri ad Hogsmeade?>>
<<Non avevo molta voglia di andare, e poi non lascerei mai la mia migliore amica da sola in un pomeriggio monotono come questo>> mi disse sedendosi di fianco a me sul letto.

<<Beh, mi dispiace trattenerti qui con me>>
Ero dispiaciuta. Volevo che si divertisse con gli altri al posto di starmi a sentir ripetere Storia della Magia per cinque ore.

<<Non ti preoccupare t/n, a me va bene così>> fece sfoggiandomi uno dei suoi sorrisi più smaglianti.

<<Ahh>> sospirai <<e va bene allora>>
Si stese sul letto mentre io iniziai ad aprire il libro e a leggere i primi paragrafi.

Arrivata a buon punto, alzai gli occhi dal libro e mi buttai sul letto di fianco a lui.

<<Pausa?>> mi chiese
<<Si, ti prego>> risi quasi istericamente.
<<Va bene>> disse alzandosi dal cuscino <<torno subito>>
<<Ma dove vai?>>
<<Vedrai tra poco>>

Uscì dalla stanza per tornare due minuti dopo con le braccia piene di dolciumi e cose varie, tra cui una piccola radio.

<<E cosa ci vorresti fare con quella?>> domandai indicandola.
<<Tu non ti preoccupare. Adesso mangia qualcosa e poi riprendi, che tanto ti manca poco>>
<<Sissignore>> risposi tutta energica e fregandogli una merendina dalle mani.
La sgranocchiai velocemente per poi buttarmi di nuovo nello studio.

Era passata una buona mezz'ora ma finalmente avevo finito.
Chiusi il libro lanciandolo sul letto, dove George era entrato in uno stato di semi-incoscienza: non capivo se stesse dormendo o meno.

Quando il libro gli arrivò sulla pancia saltò di botto, cadendo dal letto, mentre io scoppiavo in una fragorosa risata.

Lui si alzò e mi guardò male, per poi prendere quella mini radiolina che aveva lasciato sulla mia scrivania e accenderla con un colpo di bacchetta.

<<Che canzone vuoi mettere?>>
<<La nostra>> risposi più convinta che mai.

E la canzone partì subito.
Io e George, come due stupidi, ci buttammo di peso sul letto mentre cantavamo come se avessimo avuto dei microfoni per le mani, ridendo l'uno con l'altro.

Mi alzai dal letto e cominciai a saltare su e giù presa dalla canzone mentre George mi osservava con un'espressione tra il curioso e l'ammaliato dalla visione di me tutta saltellante.

Mi fermai e lo guardai dritto negli occhi mentre continuavo imperterrita nel mio cantare, e poi gli feci cenno di proseguire, mentre lui si faceva grasse risate.

Si alzò anche lui dal letto raggiungendomi nel mezzo della stanza, in quello spazio vuoto e ampio, cominciando a intonare le note della canzone.

Poi, d'un tratto si fermò, mi prese per i fianchi e iniziammo a ballare, piano, dolcemente.

Quella specie di ballo si concluse velocemente con lui che mi buttò di peso sul letto: sempre aggraziato George.

Appena piombai sul letto mi uscì una risata così forte che dovette farmi tacere mettendomi una mano sulla bocca; ormai la risata era stata soffocata, ma lui si ritrovava esattamente sopra di me, con le mani appoggiate di fianco al mio collo e il suo respiro che mi cadeva addosso.

La situazione era diventata completamente diversa: i nostri sguardi che si incrociavano, il cuore che batteva a mille e la musica che copriva quel palpitare.

Rimanemmo fermi in quella posizione per qualche manciata di secondi che sembrò un'infinità, prima che George posò sulle mie labbra un bacio veloce, furtivo, inaspettato.

Appena si staccò lo guardai stranita, per poi sorridergli timidamente e riportarlo sulle mie labbra in un bacio che questa volta fu più lento e passionale.

Diciamo che anche se la cosa non era stata premeditata non era per niente strano quello che stavamo facendo, anzi.

A un certo punto, mentre ridevamo ognuno sulle labbra dell'altro, mi tolsi la maglietta e poi feci la stessa cosa a lui, che mi guardò con un leggero ghigno sul volto.

E mentre continuavamo a baciarci il resto dei vestiti sfilò via come se niente fosse, ritrovando i nostri corpi attaccati e desiderosi di quel brivido che aspettavamo da troppo.

La fine del pomeriggio passò molto velocemente, tra passione, desiderio, esaltazione e baci, tantissimi baci.

Quando entrambi avevamo finito lui si buttò di fianco a me, sfinito. Poi calò il silenzio.

Se prima la situazione pareva sotto controllo, ora un alto livello di imbarazzo si era celato in quella camera.

Beh, non potevamo rimanere in silenzio per sempre, dovevo pur dire qualcosa.

<<George>> lo richiamai.
<<Si?>> rispose girando la testa verso di me.
<<Lo abbiamo appena fatto>>
<<A quanto pare.. >> disse lui in imbarazzo.

Era più agitato lui che me, e non ne capivo il motivo.

<<Te ne sei già pentito>> conclusi affranta
<<No>> mi smentì subito lui <<è che, beh... era la mia prima volta, quindi sono leggermente teso>>

Scusami?

<<Mi prendi in giro? Anche se dalla tua espressione non si direbbe...>>
<<Non scherzo>>

Lo avevo fatto sentire peggio. Diamine.
Complimenti a me e al mio buon uso delle parole.

<<Georgie, non intendevo quello, è che le voci giravano e dicevano che...>> mi interruppe bruscamente.
<<Lo so quello che dicevano, ma non erano vere. La verità è che Angelina è "stata" con me solo per potersi avvicinare a Fred, quindi non era successo niente tra di noi>> fece una piccola pausa <<Sempre Fred. Ogni singola ragazza qui ad Hogwarts lo ritiene il gemello più affascinante, più divertente, più tutto: io passo sempre in secondo piano>>

A quelle parole mi salì un sentimento di tenerezza mischiato tristezza.
Per me non era così.

<<Io non sono le altre ragazze>> gli sussurrai mentre gli accarezzavo una guancia.
<<Lo so>> mi rassicurò lui <<ma non vorrei che da adesso mi guardassi diversamente>>
<<Mio caro Georgie, è ovvio che ti guarderò diversamente, ma in positivo. Sei un ragazzo d'oro, e qualunque ragazza non lo notasse sarebbe una stupida. Ma adesso questo problema non sussisterà più>>

Rimase un attimo in silenzio per assimilare le mie parole.
<<Perché non sussisterà più?>>
<<Perché ora è cambiato tutto>>
<<Hai ragione>>
<<E..in che modo cambierà secondo te?>> chiesi allontanando la mia mano dalla sua guancia.

<<Beh>> disse avvicinandosi a me <<come prima cosa sarò libero di baciarti quando mi va, anche davanti a tutti>> si fermò per rubarmi un bacio veloce <<poi, come seconda cosa, ti terrò per mano quando gireremo per i corridoi>> e unì le nostre mani dolcemente <<e come terza cosa>> fece una piccola pausa <<sarai la mia ragazza>>

A quelle dolci parole arrossii e mi strinsi più vicina a lui, lasciandomi avvolgere da quelle forti braccia in una calda dimostrazione di affetto.

Era da tanto che aspettavo questo momento.

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