10. Try

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Quando le luci del mattino si avvicinarono bussando sul parabrezza, Finn provò a cacciarle via, nascondendo il viso sotto la coperta. Era riuscito a concedersi mezz'ora di sonno in più, ma era difficile continuare a dormire quando il rumore del clacson e delle auto gli ronzava dentro le orecchie peggio di uno sciame di zanzare in piena estate. Come se non bastasse, il suo telefono iniziò a squillare. Il suo dito scivolò più e più volte sullo schermo. Dovette aprire gli occhi per rendersi conto che il touch-screen non funzionava del tutto. A furia di imprecazioni, mollando un colpo dietro l'altro, riuscì a rispondere.

«Mamma?» chiese perplesso, la bocca impastata dal sonno.

«Finnegan!» esclamò tanto forte da mandargli in tilt i sensi. «Non sei tornato stanotte. Dove sei?! Rebeka mi ha appena chiamato, pensavo fossi con lei...»

Si stropicciò gli occhi con le mani e si sforzò di essere abbastanza lucido.

La coperta e il giubbotto gli scivolarono di dosso. La sua poca attenzione si rivolse verso la camicia stropicciata. Una macchia di salsa teriyaki si era raggrumata vicino agli ultimi tre bottoni.

«Sono...» si guardò attorno, al di là del finestrino. «A Glisgolm. Un mio amico, ieri sera, aveva bisogno di me, e io...»

«A Glisgolm?!» chiese lei sbigottita. «Rebeka è qui a Solelka.»

«E io...» non volendo disturbare il sonno di Isak, scese dalla macchina prima di proseguire. «Io sono a Glisgolm.»

«Con chi sei?!» chiese ancora.

«Non lo conosci, è un collega... di Abraham. Si chiama Dav... David. David... David...» ripeté ciò che lesse sulla vetrina del negozio di fronte a sé. «David Eich... Eichenem...»

Sua madre sembrava confusa, anche più di lui.

«Rebeka voleva venire qui per pranzo, mi ha detto che avete discusso...»

Finn si strofinò la fronte. Il suo sguardo si chinò verso il basso. Non aveva le scarpe. Le sue calze di cotone erano contatto con l'asfalto.

«Per pranzo sono con David. È morta sua nonna, mamma. Vorrei rimanere con lui a dargli sostegno.»

«Sua nonna?! Ma lui è di Solelka?»

«Eh, no... no, è di Ssss- Som. Blössom. Suo padre è proprietario di una ditta edile lì, a Blössom.»

La donna tacque qualche secondo. Chissà quali pensieri le stavano frullando per la mente in quel preciso istante.

«Rebeka mi sembrava parecchio scossa...» disse seria. «Che hai combinato?»

Finn sentì dei rumori provenire dalla macchina. Si voltò appena, scorgendo le braccia di Isak stiracchiarsi; le sue mani, qualche istante dopo, tamburellarono contro il finestrino.

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