1. Welcome to the Jungle

371 15 44
                                    

L'ultimo posto in cui avrebbe voluto trovarsi era Sibery

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

L'ultimo posto in cui avrebbe voluto trovarsi era Sibery.

«Meglio l'eternità all'Inferno che una notte a Sibery!»

Per tanti anni aveva sentito ripetere questa frase, finché non l'aveva fatta sua. Ciò che di peggiore si potesse immaginare dell'Inferno, non era tanto terrificante come quello che poteva capitare passando una notte a Sibery.

Ad arricchire questo pensiero angosciante c'erano anche vari aneddoti che mettevano i brividi al sol sentirli, e chi li raccontava lo faceva o per un gusto sadico nello spaventare o per marcare ancora i confini da non varcare.

Da bambino, anche i suoi genitori lo minacciavano con: «Guarda che se non ti comporti bene ti porto a Sibery!», oppure: «Se non rientri a casa in tempo, vengono i ladri di Sibery e ti portano via!»

Crescendo, quei racconti erano diventati grandi insieme a lui.

"Trovati tre cadaveri mutilati alle porte di Sibery", "Il terrore non finisce: scovato deposito di armi...", "La rivalità fra le gang giovanili si fa più accesa: le vittime di questa settimana sono due ragazzi di 13 e 15 anni trovati accoltellati..."

Tutti i titoli di quelle testate giornalistiche scorrevano fra i suoi pensieri come le scene di un film.

Avrebbe preferito pensare d'esser seduto al tavolo della cucina di casa sua, e che quei pensieri fossero solo il frutto delle fantasie perverse che si autoinfliggeva. Ma doveva fare i conti con la realtà: era a Sibery.

Era a Sibery. Era all'ultimo girone dell'inferno, e i fari rossi della macchina da cui era stato appena sbattuto fuori tra spinte e risate somigliavano agli occhi di una fiera che indietreggiava sogghignando.

Credette di vederne ancora la scia a mezz'aria nell'oscurità gelida, e intanto il suo corpo rimaneva immobile, la mente incredula, in preda ai deliri.

Solo il vapor fioco uscito dalle sue labbra si mosse.

Ogni cosa giaceva, in agguato nell'ombra.

Era a Sibery, il più profondo girone dei dannati, quello che nemmeno Dante aveva avuto il coraggio di narrare nella sua Divina Commedia.

Le orecchie erano ancora piene degli sghignazzi dei suoi amici; sulla lingua sentiva ancora i sapori del pollo speziato con cui aveva cenato al ristorante, insieme a loro.

Non poteva essere così, pensò, doveva essere in preda alle allucinazioni...

Un brivido smussò le sue spalle aguzze. Ebbe voglia di piangere, piegarsi sulle ginocchia e attendere che l'alba venisse a prendere il suo corpo ormai congelato.

Non mosse neppure gli occhi, ancora fissi sul punto dove prima si era fermata la macchina da cui l'avevano sbalzato fuori. Ma la macchina non c'era. Non sentiva neppure il rombo lieve nel silenzio assordante di quell'inferno che era Sibery.

Rock. Paper. Scissors. [🌈 LGBT+ STORY]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora