8. Starman

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Non una sola vetrina a Glisgolm era stata
lasciata vuota. Palloncini a forma di cuore, sagome a forma di cuore, cuscini a forma di cuore, fili di luci a formare cuori: San Valentino era ovunque i suoi occhi si muovessero, in ogni direzione lui guardasse. Ogni anno, quella città si trasformava in un metropolitano nido d'amore per coppiette felici. Le insegne dei negozi celebravano l'amore, o forse solo il consumismo. C'erano coppiette ovunque, fra chi si teneva per la mano, chi sottobraccio, chi beveva una cioccolata dentro qualche caffetteria, chi faceva la fila per entrare ai vari ristoranti sparsi per la grande via.

Per le persone single, pensò, sarebbe stato estenuante sentirsi sbattere in faccia tutto quel romanticismo infiocchettato; eppure, nonostante fosse in compagnia, era proprio lui a sentirsi solo.

Si voltò verso il posto del passeggero e guardò quella ragazza, la sua, come se qualcosa gli stesse sfuggendo dalla coscienza.

Lei, col naso incollato al finestrino, puntava le insegne dei negozi e blaterava sull'infinità di cose che le sarebbe piaciuto avere.

Le sue unghie ben curate picchiettavano contro il vetro, quasi quello fosse lo schermo di un enorme catalogo touch da cui poter selezionare i prodotti da inserire nel carrello.

«Dio, se mi piacerebbe averla!» ripeteva di questa o quell'altra cosa.

A Finn non era ben chiaro a cosa lei si stesse riferendo. Con la testa per aria continuava a guidare percorrendo la via principale di Glisgolm. C'era parecchio traffico quella sera.

Rebeka si sistemò la gonna corta e i collant ben spessi che le fasciavano le gambe snelle. Si ravvivò i capelli che ancora odoravano di tinta fresca e, aprendo lo specchietto, si diede una controllata veloce al trucco.

«Tua madre dice che nevicherà quest'anno» gli comunicò.

«Ah sì?»

«Vorrei andare sulla neve, a Blössom. Lì ci sono degli chalet di montagna davvero carini...»

Finn ci pensò su. Non amava particolarmente il freddo, specialmente la neve. Odiava la sensazione di sentire le mani intorpidite.

«Così puoi indossare il cappotto pesante che ti ho regalato per Natale...»

«Sì, va bene.»

«Mi è costato un po'» precisò lei chiudendo lo specchietto. «Sarebbe un peccato se rimanesse a vita nel tuo armadio.»

«Già...»

«E il berretto e la sciarpa che ti ha regalato Georgina, quelli blu... Potresti anche mettere il maglione di Abraham e Kimberly -penso ci terrebbero tanto! E anche gli scarponcini...»

«Sì, sì» continuò a ripetere, ma la sua attenzione era tutta rivolta a liberarsi dalla calca di traffico. Non si unì alla protesta dei clacson. D'un tratto sentì un pizzicore alle labbra. Era strano, per lui che non fumava, che avesse voglia di farlo.

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