6. Lece Tam (pt. 2)

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Sull'autobus, Lara prese posto vicino al conducente, come le raccomandava sua nonna ogni mattino da quando aveva iniziato le scuole superiori a Uneke

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Sull'autobus, Lara prese posto vicino al conducente, come le raccomandava sua nonna ogni mattino da quando aveva iniziato le scuole superiori a Uneke. Si sedette e strinse la cartella contro il petto. Per un po' giochicchiò con i lembi delle maniche del maglioncino, l'ennesimo preso in prestito dall'armadio del padre.

Ripensò a lui, all'ultima volta che si erano visti.

Aveva atteso tanto, ma ora mancavano solo un paio d'ore prima di poterli riabbracciare di nuovo. Questo pensiero la rallegrò appena. Avrebbe visto sua madre, e chissà lei come avrebbe reagito nell'apprendere che la sua Lali era diventata grande. Forse suo padre, un po' come farebbe qualsiasi papà, si sarebbe messo da parte, poiché quelli erano discorsi "tra donne" e lui era un tipo molto timido già di suo... forse sua madre avrebbe stemperato le incandescenze di Gloria. Non che il suo carattere docile potesse tener testa alla cocciutaggine di sua nonna, ma l'averla a fianco, pensava Lara, le avrebbe dato la giusta forza.

Melissa era la figlia di Gloria, ma non le somigliava nemmeno un po'. Era incredibilmente fragile, come un dente di leone in balia del vento. Nemmeno Lara somigliava molto a sua madre, se non fosse per il sorriso gioioso. Di suo padre, Lara sentiva di avere il pensiero analitico e le abilità retoriche, pur se lui non fosse un uomo di molte parole; quando parlava, però, lo faceva bene. Era un piacere tiepido rimanerlo ad ascoltare mentre narrava qualsiasi cosa e lasciava fluire le frasi come se fosse un cantastorie.

Quel tale Finn, pensò, ecco chi le ricordava: il suo papà.

Entrambi avevano un fare silenzioso e un po' anonimo, un'espressione in volto di perenne spaesamento.

Lara l'aveva pensato anche quando l'aveva visto indossare i vestiti del padre.

Entrambi avevano i capelli castani e il viso allungato, occhi innocenti, labbra sottili e sempre serrate. Anche Antoine era alto, ma non moltissimo. Aveva le spalle strette e aguzze. Quando indossava i maglioni o le camicie, sembrava aver dimenticato la cruccia dentro.

Cercò di non pensare a cosa fosse accaduto concentrandosi solo su loro, i suoi genitori. La sola idea la commuoveva all'istante. Non voleva pensare a Gloria, alle spiegazioni che avrebbe voluto darle. Cercò una via di fuga e quella ragazzetta riflessa sullo specchio le rivolse la stessa occhiata spaesata e sconcertata al contempo. Entrambe spostarono una ciocca di quei capelli tanto odiati dietro l'orecchio. Si guardò ancora, senza riuscire a riconoscersi.

Quei ragazzi...

Quei ragazzi credevano di poter scherzare tranquillamente con una ragazzetta dall'aria docile.

Non avevano capito.

Non avevano capito che non avrebbero dovuto sfiorarla nemmeno con un dito.

Credevano... credevano che fosse ingenua, che non avrebbe reagito alle loro provocazioni, che non sarebbe stata capace di calare la canna della pistola fra le loro tonsille e sparare un colpo a sangue freddo.

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