12

259 23 6
                                    

Corsi per i vari corridoi della scuola cercando di non scivolare giù dalle scale o di non travolgere qualche insegnante nella mia maratona per fuggire da quel posto dove mi sentivo così oppresso e sbagliato.
Riuscii a raggiungere l'uscita con il fiatone. Ero uscito dalla classe senza prendere con me né la mia giacca, né tutto il materiale scolastico compreso lo zaino e sperai che i miei compagni di classe risparmiassero tutti i miei averi da fargli fare una brutta fine.
Corsi ancora e ancora come un dannato, ricevendo occhiatacce da anziani signori e giovani neo mamme intenti a fare una passeggiata in tranquillità, chi con il proprio figlio e chi con un piccolo cucciolo da compagnia.
Era pieno inverno, le vetrine dei negozi erano già addobbate con decori natalizi e si sentiva nell'aria il profumo dei soliti dolci tradizionali di quel periodo dell'anno, anche se al Natale mancavano ancora più di quindici giorni.
Piccole nuvolette fuoriuscivano dalla mia bocca, avevo le guance arrossata per la corsa,le gambe stanche e tremavo per il freddo. L'ospedale non era così lontano dalla scuola, eppure quei pochi minuti di corsa sembrarono durare anni e anni.
Cominciai lentamente a rallentare, un po per la stanchezza, un po perché finalmente la mia destinazione era lontana pochi mentri.
Superati il cancello, percorsi tutto l'atrio  e finalmente entrai in quel posto.
Sentivo  gli occhi mi si riempivano di lacrime e corsi ancora una volta, venendo sgridato da infermieri e dottori.
Salii le scale due gradini alla volta fino ad arrivare al secondo piano.
"seconda camera verso destra, seconda camera verso destra, seconda camera verso destra" continuavo a ripetere come un mantra.
Arrivai alla porta e esitai.
Cosa avrei dovuto dirgli?
E lì sorsero i più grandi dubbi e iniziavo a pensare che la mia fosse una pessima scelta. Le lacrime pungevano e pensai che tutto quello fosse così stupido. Mi resi conto della grande cavolata che stavo facendo e avrei voluto girare i tacchi e andarmene da lì il più velocemente possibile, in modo da tornare a casa e sfogarmi in qualunque modo, ma proprio mentre pensavo quelle cose la porta si aprì.
Due grandi occhi color cioccolato si posarono sui miei blu notte.
Vidi il piccolo ragazzo davanti a me spalancare gli occhi e fare un grosso, bellissimo sorriso per poi fiondarsi ad abbracciarmi circondando mi la vita e appoggiando la testa sul petto ancora sorridendo. Senza pensarci troppo lo abbracciai anche io e provai a ricambiare il sorriso. Non sono sicuro di esserci riuscito ma penso che Hinata abbia apprezzato il mio gesto dato che non sorridevo mai.
-... Mi...Mi sei mancato, scusami, per tutto...-
ecco le lacrime che provano ad uscire. Strinsi più forte Hinata e per un momento sembrò di stare in un'altro pianeta, o meglio, totalmente in un'altro universo.
-Kageyama?-
Hinata parlò con una voce così calma da farmi venire la pelle d'oca. Capii che stava parlando con il cuore in mano, come se fossero le ultime parole prima di morire.
Non avevo nemmeno le forze per rispondere e feci un segno con la testa per incitare a continuare, evitando i suoi occhi che supplicavano di poter urlare.
-Non andartene più, okay? Mi sono sentito così solo..-
I sensi di colpa si facevano sentire e se fino a qualche minuto prima pensavo che potessi essere davvero amico di Hinata ora pensavo solo di essere la persona più spregevole al mondo.
-certo, non andrò più via, resterò con- Hinata?-
guardai il ragazzo che avevo ancora tra le braccia e sentii le sue dita affondare nella mia uniforme scolastica fino a ferire la mia pelle. Sembrava  trattenere il respiro,aveva gli occhi sbarrati e pieni di lacrime e stava tremando.
-Hinata?!Hinata!-
si accasciò a terra iniziando a tossire. Non di nuovo.
I dottori arrivarono e fortunatamente questa volta riuscii a seguire Shoyou urlando gli di stare calmo e che io ero con lui, fino a quando altri infermieri non mi bloccarono dicendo che non potevo seguire Hinata dentro quella che doveva essere un reparto separato dal resto dell'ospedale. Alla fine cedetti e caddi per terra piangendo tenendomi la testa.
-H-Hinata...Hinata...-
singhiozzando e le persone che un attimo prima erano intorno a me si allontanarono. Il senso di solitudine provato in quel momento è stato indescrivibile. Restai in sala d'attesa per tutta la notte ma di Hinata nessuna notizia. Una dottoressa si avvicinò lentamente a me, come se avesse timore di parlarmi
-Ehy... È molto tardi, dovresti tornare a casa. Restare qui non aiuterà il tuo amico a stare meglio. Torna a casa e riposati!- finì con un sorriso. Decisi invece di restare ancora, aspettando intere ore fino a quando mi lasciai cadere in un lungo sonno tra la speranza di veder uscire Hinata da quella porta e un ultima lacrima che mi ricava la guancia.


ehilà.
Mi piace questo capitolo :O
btw come va? spero bene:3
eh boh insomma kageyama in questa storia mi rappresenta un sacco e non so se è la mia mente che contorce la visione di Tobio oppure lui è veramente un mio kinnie:00
ovviamente solo io posso aggiornare alle due di nove vero?
vabeh io vado a dormire, buonanotte principini e principesse e princi*****
elliot

Get out alive-kagehina-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora