Lo so che avevo promesso un doppio capitolo oggi ma non sono riuscita, in compenso questo è un po' più lungo dei soliti e più carico di informazioni: iniziano a prospettarsi dei cambiamenti nella vita di Alvaro e Itzi per l'arrivo di Viky, la stessa che apre il capitolo con una sua lettera, mi è venuta abbastanza facile scriverla perché mi rispecchio in questo personaggio anche se lei avrà un lieto fine migliore, detto ciò, buona lettura.
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Mi chiamo Viky, 14 anni e un'infanzia difficile. Sono nata il 20 ottobre 2005 prima figlia dei miei genitori. I primi 4 anni sono stati fantastici: tutto perfetto, tutti scherzavano e mi adoravano, poi è nata mia sorella e per concludere mio fratello. Sono stata messa da parte come si fa coi giocattoli rotti, almeno da parte dei miei genitori. I nonni e gli zii giocavano con me e mi amavano moltissimo, mi dicevano anche che tutta l'attenzione era su di loro perché erano più piccoli, che poi sarebbe cambiato. Non è cambiato nulla, anzi crescendo le discriminazioni sono aumentate: la scelta della scuola primaria ad esempio, io pubblica e loro privata, oppure anche banalmente i vestiti: io ne avevo sì e no 7 mentre i miei fratelli avevano armadi pieni. Motivo? sconosciuto. Mia nonna mi ha cresciuta a casa sua, i miei li vedevo pochissimo per fortuna. Mia nonna mi amava alla follia, mi faceva i complimenti, Mi premiava quando andavo bene, come una mamma. Ma nessuno neppure una nonna può sostituire l'affetto dei propri genitori e chi c'è passato lo sa. A casa mi sentivo straniera, sempre fuori posto, sempre sbagliata e sempre la vergogna della famiglia. Sul lungo andare questo determinato molto del mio carattere: una ragazza studiosa perché impegnarsi era l'unico modo affinché i miei mi notassero; chiusa perché non avevo nulla di bello da dire su regali a Natale o cose del genere; forte perché se piangevo le prendevo di più. C'era però qualcosa che mi mancava, un pezzo per completare un puzzle, mi sentivo a volte vuota e solo ora so dire cosa fosse: l'amore incondizionato di una madre, un punto di riferimento, qualcuno di cui mi fidavo ciecamente. Dico solo ora perché l'ho provato quel senso di essere a casa, nel posto giusto, ho trovato la mia stella polare e ora che l'ho persa sono tornata al punto di partenza. Lei si chiama Itziar, era la mia insegnante di Spagnolo alle scuole medie: Una donna bella, forte, con occhi e capelli color miele, una grande curiosità e un grande cuore. All'inizio non andavamo molto d'accordo: a me non piaceva la storia e la lingua quindi avevo voti bassi e di conseguenza non mi stava simpatica lei, ma poi alla fine della seconda mi sono resa conto che dietro a quel cuore che appariva di ghiaccio c'era qualcuno di molto speciale, timido e il mio punto di riferimento, quello che stavo cercando da tutta la vita. Parlammo davvero per la prima volta in gita ad Alicante, le dissi che quando non c'era mi mancava, la cercavo anche quando sapevo di non trovarla. Come una dipendenza sapete? mi ha dato il suo numero e di tanto in tanto le scrivevo per parlare, per farmi aiutare quando a casa andava tutto male. Mi piace dire che mi ha salvato la vita ed è la "mia mamma di cuore" nel senso che mi ha cresciuta ed è riuscita ad essere la mia figura di riferimento materna senza però avermi messo al mondo. Adesso sono 2 anni che non ci scriviamo, da quando ho cambiato scuola non l'ho più vista, ma mi è rimasto ancora un grande affetto e stima e forse anche amore. Noi parlavamo sempre come due amiche e i miei compagni per questo ci davano come lesbiche, così senza motivo. Questo non ha fatto altro che distruggermi ancora di più, rischiai di diventare autolesionista se non ci fosse stata Itzi a tenermi a galla. E mi manca terribilmente, a volte tanto da mancare il fiato. Vorrei chiamarla, fare qualcosa ma ho sempre paura di disturbare.
'Alvaro cosa cosa dovremmo fare adesso?'
'Io non lo so ma voglio conoscerla, muoio dalla voglia di vederla'
'A chi lo dici vedrai che ce la faremo'
'Se le scrivessi e organizzassi per uscire solo voi due? Per riallacciare i rapporti, vedere come va a casa proponile tipo una vacanza e vediamo come reagisce'
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Nostra figlia | AU ALVITZ
Fanfiction<<Come ogni mattina mi diressi alla caffetteria sotto casa mia, per il solito caffè macchiato e brioches vuota, quindi scesi le scale, aprì il portone, e girai a sinistra in direzione dell'ingresso, ma mi imbattei in un uomo, sulla trentina co...