Capitolo 13: Chiarimenti

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Non vi nascondo che quella fu una delle giornate più angoscianti di tutta la mia vita...
Anzi, forse dovrei rettificare: tra l'aver messo a repentaglio la mia stessa vita rischiando di finire all'altro mondo per via di una caduta dal quarto piano e questo episodio, quella lì fu certamente la giornata più angosciante che io abbia mai passato in vita mia!
Ancora adesso, non ricordo un solo giorno (al di fuori di questo, ovviamente) in cui abbia avuto ben due attacchi di panico nell'arco di ventiquattro ore!
Quelli che sentì in quel piccolo frangente di tempo furono gli stessi identici sintomi che avevano impossessato il mio corpo durante quella mattinata, nel momento esatto in cui avevo metabolizzato di rischiare di finire sfracellata sul marciapiede per via di una caduta di almeno venti metri: sudorazione esagerata, tremore alle gambe, batticuore eccessivo e respirazione accelerata. A differenza di quell'episodio, però, non stavo propriamente rischiando la vita e, oltre alla miriadi di sensazioni appena citate, mi ritrovai a pronunciare ininterrottamente la parola "mi dispiace" davanti a un dolorante esemplare di Sheldon Cooper che stava imprecando dal dolore per via di una mestolata ricevuta al livello dei testicoli.
E la colpa era della sottoscritta, come ben sapete.
Continuai a scusarmi, non sapendo come altro agire. Dopo un minuto buono, Sheldon si alzò a fatica in piedi aiutandosi con una mano, mentre con l'altra si stava ancora tenendo la zona testicolare. Nel momento in cui si alzò definitivamente, pronunciò queste parole con un tono di voce che non prometteva nulla di buono:
"Mi dispiace un paio di palle!"
Sapevo che di lì a poco si sarebbe scatenata una tremenda tempesta contro di me. Abbassai il capo e mi preparai ad ascoltare il peggio.
"Basta così! Ho provato ad essere comprensivo nei tuoi confronti! Ho sopportato a malapena il tuo commento insolente di prima, e non voglio minimamente commentare questo tuo comportamento vergognoso che hai mostrato appena hai nuovamente varcato la soglia di questa porta! E non ti credere che questa mattina non mi sia trattenuto! Sei stata una continua distrazione, eppure, me ne sono stato zitto e ho cercato in tutte le occasioni di venirti incontro! Ma con ciò, hai superato ogni limite!  Mi dispiace fartelo sapere, ma questa è un'azione che deve essere assolutamente corretta! Ergo, hai fatto il tuo terzo strike!"
Il terrore che mi venne dopo questa sua ultima frase fu tale da farmi lacrimare copiosamente. Sapevo che il terzo strike sarebbe stato oramai scontato, ma non ero ancora pronta per ricevere una lunga serie di sculacciate distesa sulle ginocchia di Sheldon. Dovevo ancora metabolizzare quei sei sculaccioni che avevo ricevuto nelle precedenti ore, quindi, figuratevi se ero preparata ad una punizione del genere!
Avrei certamente apprezzato di più se Sheldon mi avesse ordinato di andare in camera di Leonard e di rimanere lì dentro per tutta la sera. Come punizione, sarebbe stata simile all'isolamento a cui ero spesso sottoposta in orfanotrofio...
Nonostante la colpa fosse evidentemente mia, Howard cercò comunque di difendermi e di tirarmi fuori da quella brutta situazione.
"Sheldon, non arrabbiarti con lei. Anche se non sembra, ti assicuro che non è affatto colpa sua" disse infatti quest'ultimo, avvicinandosi a noi.
"E allora chi sarebbe il responsabile?" chiese Sheldon, girandosi verso Howard e fissandolo con uno sguardo glaciale.
"SONO IO, VA BENE?!" rispose lui con tono esasperato.
"Le ho detto io dove si trovava il mattarello e le ho dato io l'idea di colpirti ai testicoli. Se fossi rimasto in silenzio, sicuramente non sarebbe successo niente di ciò. Mi dispiace Sheldon... Se c'è qualcuno qua dentro che ha fatto strike, quello sono io... Ma non te la prendere con la bambina... Lei ha solo seguito il consiglio di una persona adulta... Si, è stato un consiglio tremendamente sbagliato, lo ammetto, ma se non fosse mai uscito dalla mia bocca, non saremmo qui a parlarne... In conclusione, mi dispiace di nuovo e spero che tu possa perdonarmi..."
"Howard, io comprendo il legame affettivo che si è creato tra te e questa bambina... E cercare di prenderti la colpa tramite una falsa accusa è un atto a dir poco eroico... Ma nonostante la tua interpretazione sia stata quasi credibile, le cose non cambiano... Sappi però che ci ero quasi cascato" gli rispose Sheldon, mostrandogli un mezzo sorriso alla fine della frase.
"Mi piacerebbe dirti che si tratta di uno scherzo... Ma purtroppo, è la cruda verità dei fatti..." gli rispose Howard, dopo che ebbe sospirato pesantemente.
Subito dopo, anche Raj si avvicinò, unendosi al discorso:
"È vero Sheldon... Howard ha parlato e la bambina ha preso le sue parole come un buon consiglio da eseguire..."
L'espressione sul volto di Sheldon cambiò in pochi secondi. Divenne sconvolta, rabbuiata... Come se ci fosse rimasto male...
"Ma Howard, come hai potuto? Io sono il tuo secondo migliore amico... Perchè l'avresti fatto?" chiese Sheldon, evidentemente deluso e rattristato.
"Perché non mi è per niente piaciuto il modo in cui ti sei comportato nei suoi confronti... Così come non è piaciuto a lei... Era nervosa, voleva tirarti qualcosa in testa e io senza pensare le ho consigliato di prendere il mattarello e di mirare ai tuoi gioielli di famiglia, dato che sarebbero stati più alla sua portata... Le ho detto di sfogarsi solo mentalmente... Però, non avrei mai immaginato che arrivasse a farlo sul serio... Sono tremendamente dispiaciuto Sheldon e non voglio assolutamente che lei si prenda una colpa nata per causa di alcune parole uscite dalla bocca di un emerito idiota... Mi sento proprio uno schifo..."
Il mio sguardo in quel momento era puntato verso Sheldon. E il suo cambio di espressione facciale me lo fece subito riabbassare: questa, da triste e rabbuiata, si tramutò in un' espressione arrabbiata.
E con lo sguardo puntato verso i miei piedi, ascoltai ciò che aveva da dire a Howard.
E purtroppo, le scuse di quest'ultimo non furono accettate.
"Sai che ti dico? Pure tu hai superato ogni limite. Anche se avessi sbagliato, ti sembra normale consigliare ad un'infante di colpirmi la zona testicolare con l'ausilio di un mattarello? È logico che l'avrebbe fatto... Ha sei anni e sembra provare molta stima nei tuoi confronti... Probabilmente ti avrebbe dato retta anche se tu le avessi rivelato che è sicuro buttarsi giù dai ponti poiché sotto di essi vivono dei pony magici che hanno il compito di salvare ogni persona maldestra che rischia una caduta...Non voglio affatto commentare ciò che è successo... Tanto, non capiresti ugualmente... Finché non mi avrai dimostrato di aver compreso il tuo errore, non potrai essere degno di essere considerato come mio amico..."
Howard si allontanò con il capo basso fino alla porta, la aprì e, prima di andarsene, disse un'ultima cosa:
"Ritira lo strike alla piccoletta. Non me lo perdonerei mai se venisse punita a causa mia..."
Chiuse poi la porta e non si fece più vedere fino al giorno dopo.
Apprezzai molto il tentativo di Howard per provare a salvarmi le natiche (letteralmente).
Aveva rovinato l'amicizia con un suo carissimo amico pur di non mettermi nei guai, nonostante fosse palese che ci fossi finita da sola.
E ancora adesso credo di non averlo mai ringraziato abbastanza per ciò.
Comunque, Sheldon si rivolse a me poco dopo:
"Molto bene. Tornando a noi: vai in camera di Leonard e aspettami distesa sul letto. Ti raggiungerò a breve".
"Non hai intenzione di ritirare lo strike?" chiese Raj alquanto sorpreso.
"Non ci penso neanche. Howard avrà anche avuto l'idea, ma lei non doveva permettersi di colpirmi. Capisco che sia ancora una bambina, ma come tale deve comprendere cosa sia giusto e cosa invece sia sbagliato. E le punizioni servono proprio a questo, ad impedire che un comportamento errato possa ripetersi in futuro".
"Ok, va bene... Ma cosa avresti intenzione di farle?"
"Questi non sono affari che ti riguardano, Rajesh. Ma riguardo a questo, ti consiglierei di uscire per un quarto d'ora, venti minuti al massimo. Fidati, non ti piacerà ascoltare ciò che succederà durante il castigo che le affibbierò".
Ascoltata questa piccola conversazione, decisi di correre in camera di Leonard, onde evitare di peggiorare la mia oramai drammatica situazione.
Entrai senza chiudere la porta e mi misi sdraiata sul letto, come mi era stato ordinato. Mi girai sul fianco sinistro, dando le spalle all'ingresso, e aspettai. Aspettai con il cuoricino che non aveva smesso di battere freneticamente neanche per un minuto.
Sheldon mi raggiunse una decina di minuti dopo. Non lo vidi arrivare direttamente, ma sentì la sua camminata e, in successione, la porta della camera chiudersi.
Non ebbi la forza di girarmi e aspettai che fu lui il primo a parlare.
"Fidati. Se tu fossi un pò più grande e se io avessi la stessa identica mentalità di mio padre, ti ritroveresti già con il fondoschiena scoperto lesionato da colpi di cinghia".
Il tono severo utilizzato da Sheldon e quell'ultima parola ancora a me estranea mi fecero sobbalzare a sedere. Chiesi con molto timore che cosa intendesse dire con il termine "cinghia".
"Cintura. Sai, mio padre non era uno che risparmiava razioni di cinta quando mio fratello entrava nel suo furgone e beveva di nascosto il suo whisky da guida."
Questa sua ultima frase mi fece rabbrividire e sbiancare di colpo: era davvero intenzionato a punirmi in quel modo?
"Notando il tuo cambio di espressione facciale, presumo di averti impressionata. Non hai nulla da temere a riguardo. Io non sono come mio padre. Non arriverei mai ad utilizzare dei metodi così cruenti."
Tirai un enorme sospiro di sollievo davanti a lui.
"Non avrai pensato che ti avrei realmente punita in quel modo, spero. A parte il fatto che sarebbe una punizione eccessivamente severa; hai ceduto ad un istinto bambinesco, mica hai ucciso qualcuno. E poi, prendendo in considerazione la tua pelle delicata (tipica dei bambini), la consistenza del cuoio e l'impatto che si provocherebbe tra una cinghiata e l'altra, presumo che il tuo piccolo fondoschiena ne risentirebbe pesantemente dopo neanche cinque colpi."
Detto questo, si sedette al mio fianco, mentre io avevo iniziato a tormentarmi le mani per via del nervosismo che stavo provando.
"Non è mia intenzione metterti in soggezione. Sappi che non sono qui per causarti del male, ne fisicamente e ne tantomeno a livello emotivo. Inizieremo solo nel momento in cui sarai pronta per ricevere la tua punizione. Non avrebbe senso somministratitela mentre sei immersa in uno stato di ansia. Sarebbe solo dannoso per la tua psiche e non riusciresti mai a capire il tuo errore, il che renderebbe l'intero castigo inutile. Quindi, ti inviterei a sdraiarti sul mio grembo a pancia in giù appena ti sentirai più serena. Ma ti avviso: come si suol dire, prima si toglie il dente marcio, e prima passa il dolore."
Continuando a tastarmi energicamente le mani e senza guardarlo in faccia, con voce leggermente rotta dai singhiozzi buttai fuori un enorme problema che mi affliggeva:
"Ma io...io non sarò mai p-pronta"
"Spiega" mi incitò Sheldon a parlare, pronunciando quella parola con tono serio.
"I-io non sono mai sta-stata punita in questo modo.... Le punizioni che subivo io consistevano nel chiu-chiudermi in una stanza per chissà quante o-ore....A-alle scu-, sculacciate non ci sono a-abituata e..."
"Ho capito" mi interruppe Sheldon, prima che mi agitassi sul serio.
"Le punizioni a cui ti hanno sottoposta in passato si basavano per lo più su una sorta di isolamento domiciliare, il che mi sembra un pò eccessivo come castigo per un bambino della tua età...Comprendo il tuo timore e, se non ti senti ancora pronta, non insisterò e penserò ad un altro metodo per farti scontare i tuoi prossimi strike, nonostante stamattina ti abbia accennato che non ci sarebbero state modifiche a riguardo. Ma ora come ora, in un qualche modo ti devo comunque castigare. Quindi, hai di fronte a te due scelte: o ti proibisco di uscire da questa stanza fino a domani, facendoti così riflettere sul tuo sbaglio, oppure..."
Fece una piccola pausa di riflessione.
"Oppure potresti stenderti sulle mie ginocchia, prenderti qualche sculacciata data con la mano, finire il tutto in massimo dieci minuti, per poi tornare in salotto e attendere Leonard  davanti alla TV. Origliando la conversazione che hai avuto con Howard e Raj, deduco che Nickelodeon ti piaccia molto come canale televisivo". 
Alzai la testa e, con animo più calmo rispetto a prima, gli chiesi cosa fosse Nickelodeon.
"Sarebbe quel canale che aveva mandato in onda quei due episodi di Dragon Trainer che hai visto in compagnia di Penny".
La notizia cancellò totalmente la paura che avevo in corpo, la quale, venne sostituita dall'euforia.
"Siiii!!! Sheldon, ti prego!!! Voglio vedere la TV!!!"
"Alt, frena il tuo entusiasmo giovanile." mi interruppe Sheldon.
"Prima sconti la tua punizione senza fare storie. Ovviamente per finire il tutto entro dieci minuti, sai quale alternativa devi scegliere. Successivamente, se non avrò sentito troppi capricci da parte tua, ti accenderò la televisione."
Ero obbligata ad ammettere che la proposta fu veramente allettante: scontare la punizione in massimo dieci minuti, per poi essere completamente perdonata e libera di mettermi davanti ad un canale televisivo che trasmetteva solo cartoni animati. Ragionai anche sul discorso che aveva fatto Sheldon poco prima: il suo intento non sarebbe stato quello di provocarmi del dolore fisico, ma di farmi ragionare su ciò che avevo fatto. E finalmente, compresi il significato del castigo o della punizione in se. Cosa che in orfanotrofio non avevo mai capito. Nonostante provassi ancora un leggero timore, presi coraggio e lentamente mi sdraiai sopra le ginocchia di Sheldon, attendendo l'arrivo dei primi sculaccioni.
"Vedo che hai optato per la strada più ragionevole. Il termine "saggia decisione" sarebbe proprio azzeccato per via della scelta che hai preso. Brava."
Sentì poi il suo braccio sinistro avvolgermi la schiena e, prima di iniziare, mi chiese per l'ultima volta se fossi pronta per essere punita. Annuì con la testa e, subito dopo, arrivò il primo schiaffo oramai tanto atteso.

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