Dopo che Sheldon fu andato in camera da letto, fui ancora scossa da ciò che era successo. Quello che mi dette fu il primo sculaccione che ricevetti in vita mia.
Nessuno fino ad allora mi aveva mai sculacciata. Nemmeno le suore dell'orfanotrofio avevano mai osato farlo. Anzi, loro erano pure contrarie alla violenza domestica. Come vi avevo già spiegato, l'unica punizione che si subiva lì dentro era proprio l'isolamento ed essendo abituata per appunto a questa tipologia di punizione, mi venne proprio difficoltoso digerire lo sculaccione che Sheldon mi aveva tirato pochi attimi prima.
Vedendomi ancora sovrappensiero, Leonard si avvicinò a me, si chinò per arrivare alla mia altezza e toccandomi dolcemente la spalla mi chiese:
"Tutto ok?"
Lo guardai subito dopo negli occhi e annuì con la testa.
"Sei ancora scossa per ciò che ti ha fatto Sheldon, giusto?"
Mi chiese ciò come se sapesse leggermi nel pensiero e in risposta, annuì nuovamente con la testa.
Dopo aver sospirato, Leonard mi prese delicatamente il braccio sinistro e lentamente me lo sollevò, facendomi capire che dovevo alzarmi. Nel mentre mi disse:
"Dai, fammi dare un'occhiata. Vediamo se ti ha lasciato qualche segno rosso".
Una volta in piedi, mi girò delicatamente di spalle, diede un'occhiata al mio fondoschiena e con un tocco leggero accarezzò il punto in cui Sheldon mi aveva colpita.
"Per fortuna la pelle sembra essere totalmente chiara. Dai cucciolina, non è successo niente. A tutti è capitato di ricevere uno sculaccione nella vita, no?
Adesso mettiti giù, che devo darti una lavata. Poi, se ti va, posso farti dormire nel mio letto assieme a me. Ci staresti?"
A sentire questa sua proposta, il mio cuore esplose dalla felicità. Oltre ad urlare un prolungato "siiiiiiiiiii" in maniera entusiasta, mi girai di scatto e abbracciai Leonard, rendendo totalmente fradicia la sua maglia.
Dopo aver ricambiato l'abbraccio e dopo aver riso, mi disse con tono euforico:
"Va bene, va bene! Sono contento che tu sia felice! Davvero, adesso mettiti seduta che devo assolutamente lavarti."
Dopo questa sua frase mi staccai dall'abbraccio e mi misi nuovamente seduta nella vasca, pronta per essere lavata.
Leonard prese il doccino e con questo iniziò a bagnarmi i capelli. Prese poi uno shampoo e con cura iniziò a massaggiarmi la testa. Così facendo, i miei capelli diventarono più morbidi e per lui fu più facile sfilarmi i rametti e le foglioline che avevo ancora infilati in testa. Ovviamente, cercò di non farmi troppo male.
"Ma mi vuoi far sapere dove diavolo ti sei infilata per conciarti in questo modo?" mi chiese lui, subito dopo aver sfilato l'ennesimo rametto.
"Ho attraversato una siepe" risposi io, cercando ti toglierli questo dubbio.
Pronunciata la mia risposta, Leonard strabuzzò gli occhi per un attimo, per poi rispondermi con un tono leggermente più severo rispetto a quello usato in precedenza.
"Sei stata proprio incosciente, lo sai? Ci credo che ti sei sfigurata facendoti tutti questi graffi. E se rimanevi incastrata all'interno della siepe? E se qualche ramo ti si fosse infilato negli occhi? Guarda che sotto questo aspetto hai rischiato di rimanere cieca a vita. Non bisogna mettersi in pericolo in questo modo. Altrimenti un giorno rischierai di farti realmente del male e a quel punto rimarrai totalmente fregata per giorni, mesi, anni o addirittura, come nel caso dei rami negli occhi, per la vita."
E nel mentre mi faceva la predica, continuava a pettinarmi delicatamente con le mani.
Incosciente, eh? È un termine che molto spesso le suore dell'orfanotrofio avevano utilizzato nei miei confronti. Soprattutto quando mi sgridavano. Però, non sapevo cosa volesse dire e certamente non ho mai avuto l'interesse di chiederlo. Fino a quel momento, ovviamente. Con Leonard, come immaginerete, mi sentivo veramente a mio agio e in quel momento avevo l'impressione di potergli chiedere di tutto senza alcun timore addosso.
"Cosa vuol dire incosciente?" chiesi io con una certa curiosità verso quel termine che avevano spesso utilizzato sul mio conto.
"Essere incoscienti significa essere persone non consapevoli di sè e delle proprie azioni. Significa anche mostrare un comportamento irresponsabile, imprudente, avventato, scriteriato..."
"Ehi! Io non sono così!" cercai di giustificarmi io, sentendomi ampiamente presa in causa.
"Fidati, se quello che mi hai detto è vero, questa sera ti sei comportata proprio come una persona incosciente. Ma è inutile cercare di fartelo capire adesso. Questi sono concetti che si imparano con la crescita e tu piccina mia hai ancora tutta la vita davanti per imparare.
Adesso non ti devi preoccupare di ciò.
Attualmente l'importante è farti vivere la tua infanzia al meglio, senza avere fretta di diventare grande. E, fattore più fondamentale, che tu stessa in questo momento stia bene, okay?"
L'ultima parte del discorso la disse con la solita dolcezza di sempre.
Però, nonostante le sue parole confortanti e il suo continuo e piacevole massaggio alla testa, stavo ancora pensando a Sheldon.
Non solo allo sculaccione che mi aveva tirato durante quella serata, ma anche ad un suo discorso che non mi faceva stare per nulla tranquilla. Con quel vaffanculo, mi ero bruciata una delle tre chance che avevo a disposizione. Bruciata la terza ne avrei pagato le conseguenze.
Ed erano queste sue parole in particolare che mi facevano paura.
E ne ebbi talmente tanta che ad un certo punto non riuscì più a trattenere l'argomento e con una certa tonalità di preoccupazione nella voce domandai:
"Perchè Sheldon mi odia così tanto?"
Confuso per via della domanda, Leonard smise per qualche secondo di lavarmi i capelli e a sua volta mi chiese:
"Ma cosa ti è venuto in mente? Perché mai dovrebbe odiarti?"
E a quel punto, liberai finalmente tutti i miei pensieri.
"Non saprei. Ma da quando sono entrata in casa vostra non ha fatto altro che urlarmi addosso e prendermi in giro. Oltre a questo, mi ha pure picchiata e..."
Leonard interruppe subito il mio discorso poichè aveva notato che stavo nuovamente per scoppiare a piangere.
"Ehi, ehi. Calmati. Ascolta, come ti avevo già preannunciato prima di farti entrare in casa, Sheldon è una persona molto eccentrica. Ha un modo tutto suo di pensare e neanche io molte volte lo riesco a capire, nonostante lo conosca da anni. E poi, non sei l'unica che viene trattata in questo modo da Sheldon. Lui purtroppo possiede molte difficoltà a relazionarsi con le persone e proprio per questo viene spesso odiato dalla gente con cui ha a che fare. Non comprende nemmeno quando è o non è il caso di dire determinate cose e non si rende conto che le parole possano in un certo senso fare molto male. Però, non possiamo dargliene una colpa. Purtroppo è sempre stato così e non si può cambiare il comportamento o l'atteggiamento di una persona. Sai cosa ti dico? Non credo affatto che ti odi. Anzi, a parer mio ha pure preso fin troppo a cuore la tua educazione e ciò sicuramente non vorrà ammetterlo per via del suo continuo orgoglio sfrenato. Altrimenti, lo sculaccione che ti ha tirato stasera sarebbe considerabile solo come un gesto di violenza. Il che sarebbe strano, anche perché Sheldon è una persona che non alza mai le mani per difesa. Anzi, lui è sempre stato un ragazzo capace di difendersi solo a parole. Quindi mia cara, stai serena. Quando ti risponde male, non ascoltarlo e se si ripresenteranno altri episodi in cui verrai sculacciata da lui, beh, sicuramente lo farà per delle buone ragioni. E non certo per farti del male senza alcuna motivazione logica."
Il discorso di Leonard mi aveva fatto aprire gli occhi. Avevo finalmente capito il motivo per il quale mi aveva trattata in quel modo. Dovevo effettivamente farmene una ragione e ascoltare Sheldon il meno possibile, per evitare altre situazioni spiacevoli in futuro. In cuor mio però, sapevo benissimo che ciò sarebbe stato difficile, se non addirittura impossibile.
Pensai alle ultime cose che Leonard mi aveva esposto e il timore cominciò di nuovo ad impadronire i miei pensieri.
"Ma io non voglio essere sculacciata. Non sono mai stata punita in questo modo e... ho paura. E poi, lo sculaccione di stasera non me lo meritavo secondo me..."
Mentre esprimevo quest'ultimo mio pensiero, Leonard si era leggermente allontanato per prendere un flacone di balsamo e mentre versava il sapone nella mano destra, mi rispose dicendo:
"Cucciola, mi dispiace che Sheldon a primo impatto ti abbia fatto paura. Devi sapere un'ultima cosa: i suoi genitori l'hanno cresciuto assieme a suo fratello e a sua sorella utilizzando proprio le sculacciate come metodo educativo. Quindi, il fatto che ti abbia tirato uno sculaccione questa sera (anche se per una motivazione esagerata), è un grande passo avanti. E come ti ho detto prima, non credo affatto che sia stato un gesto d'odio da parte sua. Conosco fin troppo bene Sheldon e ti posso assicurare che non è mai stato un ragazzo violento. Ma se la cosa ti spaventa tanto, cercherò di parlargli e di farlo ragionare, va bene?
Adesso però, non pensarci. Cerca di rilassarti, che devo ancora finire di farti il bagno. "
Fui più tranquilla quando Leonard finì di parlare. Forse aveva ragione lui. Ma questo non toglie il fatto che non volevo assolutamente prenderle, anche se Sheldon me le avrebbe poi date "per il mio bene... "
Da quel momento in poi, mi rilassai cercando di pensare al fatto che avevo trovato qualcuno che si prendeva cura di me e che avevo guadagnato un tetto sopra la testa.
In fin dei conti, poteva andarmi molto peggio.
Nell'arco di dieci minuti, i miei capelli furono totalmente lavati. Il prossimo passo fu lavarmi il corpo. Leonard prese un bagnoschiuma al mango (che ho adorato fin dal primo momento in cui l'ho provato) e pian piano mi insaponò tutto il corpo, non prima di avermi gentilmente ordinato di alzarmi in piedi. Non usò una spugna per via di tutti quei graffi che avevo in corpo: voleva essere il più delicato possibile e non voleva assolutamente causarmi nessuna tipologia di dolore.
Dopo un'ultima sciacquata con il doccino, Leonard chiuse l'acqua e alzò il tappo della vasca. Coprì il mio corpicino minuto con un asciugamano che aveva messo da parte durante il bagno, mentre con un altro asciugamano più piccolo mi strofinò con cautela la testa per asciugarmi i capelli.
Successivamente, per evitare eventuali capitomboli da parte mia, mi prese con entrambe le mani da sotto le ascelle e mi posò con cura a terra.
Arrivò poi da parte di Leonard un bruttissimo fattore che non avevo assolutamente preso in considerazione:
"Forse sarebbe meglio disinfettare tutti quei graffi che ti sei procurata."
Inutile dire che la cosa non mi piacque per niente: all'orfanotrofio utilizzavano spesso l'acqua ossigenata per disinfettare le ferite di noi bambini nel momento in cui ci facevamo del male. Ricordavo che bruciava, e anche parecchio. E ricordai bene poiché anche in quel momento, nel quale ero compagnia di una persona di cui mi fidavo ciecamente, bruciava incredibilmente tanto. I miei gridolini di dolore furono però placati da dolci carezze e da parole confortanti, piuttosto che essere completamente ignorati (come succedeva in un certo luogo che ho già citato parecchie volte).
L'asciugatura dei capelli fu una delle mie parti preferite: Leonard era un vero e proprio mago con il phone. Da quanto mi fece rilassare, era riuscito quasi a farmi addormentare durante quel quarto d'ora in cui mi asciugava i capelli.
Finito il tutto, presi dal pavimento il mio vecchio pigiama sgualcito e Leonard mi fece segno di seguirlo in camera sua.
In fondo al corridoio vi erano due porte: una che stava sulla destra, mentre l'altra che si stanagliava proprio davanti a noi. Erano entrambe chiuse e io, presa dalla curiosità, cercai di aprire la porta sulla mia destra, ma Leonard mi fermò pochi secondi dopo.
"Piccola, quella è la camera di Sheldon. Io non entrerei se fossi in te, a meno che tu non voglia vederlo impazzito come quando un elettrone incontra un positrone. Non voglio farti una lezione di fisica, ma sappi che quando succede ciò, avviene una violenta collisione tra i due. E tu in questo caso saresti proprio il positrone che innesca l'intera reazione".
Non capì affatto ciò che aveva detto, ma compresi il concetto. Quella camera per me doveva essere assolutamente off limits, come si suol dire.
Entrammo poi nella camera davanti a noi, dopo che Leonard ebbe aperto la porta.
Quest'ultimo accese la luce e potei vedere meglio ciò che c'era all'interno: un enorme letto matrimoniale, una porta che dava sull'armadio e tanti oggetti che riguardavano serie tv o film a me ancora sconosciuti.
Dato che non era più fattibile indossare il mio pigiama, Leonard mi diede una sua vecchia maglietta, la quale mi stava talmente larga da poter essere tranquillamente utilizzata come camicia da notte. Per quanto riguarda le mutandine, utilizzai sempre le mie poichè non solo non erano sporche, ma non si erano per nulla rovinate durante la mia scappatoia attraverso la siepe.
Scostai le coperte e mi sedetti dalla parte sinistra del letto. Prima di sdraiarmi, guardai la sveglia posizionata sul comodino di fianco a me: questa segnava mezzanotte inoltrata. Pensai che mai in vita mia ero stata sveglia fino a quell'orario.
Mi misi subito sotto le coperte, ma prima di chiudere gli occhi, aspettai che Leonard si mettesse di fianco a me, per ringraziarlo e per dargli la buonanotte.
Quest'ultimo si mise vicino a me poco dopo, per poi dirmi una cosa che sinceramente in un momento come quello avrei tanto voluto evitare di sentire:
"Ascoltami un attimo bimba. Domattina devo uscire prima del previsto per denunciare la tua scomparsa alla polizia e successivamente devo stare via per lavoro fino a domani sera. Quindi, dovrai stare da sola con Sheldon per qualche ora."
Non ebbe neanche il tempo di finire la frase che il cuore iniziò a battermi all'impazzata e, quasi come se fosse uno scatto involontario, lo abbracciai fortemente, pregandolo con voce malinconica di non andare o addirittura di portarmi insieme a lui.
"Piccolina, domani devo andare per forza. Sia per la denuncia e sia per il lavoro. E poi, non posso portarti con me. Tralasciando il fatto che non potresti neanche entrare in laboratorio, ti annoieresti a morte e avresti costantemente sonno poichè stasera andiamo a dormire tardi. Quindi, domattina fatti una lunga dormita ristoratrice. E per quanto riguarda Sheldon, come ti ho già detto stasera, non dargli ascolto se inizia a dire cose brutte, ok? "
Annuì con la testa, anche se non ero totalmente certa di questa mia risposta.
Leonard subito dopo aggiunse:
"Cavolo, sono successe talmente tante cose questa sera che mi sono ricordato solo adesso di chiederti il nome. Come ti chiami cucciolina?"
"Valentina" risposi io subito dopo.
"Valentina eh? Un nome italiano. Figo, mi piace! Allora mia cara Vale, mi raccomando, domani comportati bene con il mio coinquilino. E cerca soprattutto di non farlo innervosire. Altrimenti, ti posso assicurare che reagirà peggio di un bambino piccolo"
Un sorriso mi venne quasi spontaneo al solo pensiero di Sheldon che si comportava peggio di me. Magari alla fine sarei stata io stessa a badare a lui l'indomani, chissà?
"Dai, adesso basta discutere. Ora è arrivato il momento di chiudere gli occhietti e di fare la nanna. Buonanotte, piccola Valentina"
"Buonanotte Leonard. E grazie di tutto" gli risposi io prima di chiudere gli occhi.
"Di nulla cucciolina. È stato proprio un piacere averti trovato questa sera".
Dopo un piccolo bacio sulla testa dato a me da parte sua, mi addormentai finalmente tra le braccia di quella persona che potevo già considerare come un tassello integrante della mia famiglia.
STAI LEGGENDO
My Strange Life
FanfictionCosa succederebbe se la vita di una semplice bambina orfana dovesse imbattersi con quella dei nostri nerd preferiti? E quale impatto avrà la sua presenza all'interno di questo strambo gruppo di amici? Chi fosse fan della serie come la sottoscritta...