Capitolo 18: Una cena molto apprezzata

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Come vi dicevo nel capitolo precedente, Penny si avvicinò al nostro tavolo, consegnando una copia di questo tagliando plastificato ad ognuno di noi.
Immaginai che si trattasse di quel "menù" di cui Leonard mi aveva parlato fino a pochi attimi prima, anche se non ne ero totalmente sicura. Fu però Sheldon che, tramite un'altra delle sue lamentele, riuscì a togliermi ogni singolo dubbio:
"Insomma Penny! Sei minuti e mezzo per portare a tavola dei frivoli menù! È oltremodo inammissibile! Scommetto che un esemplare di bradypus avrebbe reso un servizio molto più rapido ed efficiente."
"Ed eccolo che ricomincia... Ogni settimana è sempre la solita storia" sbuffò Penny, con tono apparentemente annoiato.
"E man mano che le settimane passano, sono sempre più sicuro che le mie parole siano inutilmente buttate al vento. Forse dovrei prendere sul serio in considerazione l'idea di conversare con un tuo superiore e..."
"Si si, come vuoi. Allora, tralasciando l'ordine della bambina, vi metto sul conto sempre le solite cose, oppure questa sera avete voglia di mangiare qualcosa di diverso?" domandò Penny, non volendo più ascoltare ciò che Sheldon aveva da dire.
"A me vanno bene le solite quesadilla con  formaggio di soia per via della mia intolleranza al lattosio, grazie" disse Leonard, rivolgendosi a Penny con un sorriso smagliante stampato in faccia.
Quest'ultima, segnò l'ordine su un piccolo taccuino. Si rivolse poi a Sheldon e gli chiese:
"Tu invece? Hai voglia di cambiare?"
"A dirla tutta, questa sera avrei voglia di mangiare altro. Cucinate il pollo al mandarino in questo ristorante?" chiese a sua volta Sheldon con aria interrogativa.
"Sheldon, noi non serviamo pollo al mandarino..." gli disse Penny, non affatto vogliosa di voler discuterci sopra. O perlomeno, così mi era sembrato di capire dal tono di voce utilizzato da lei.
"Ma io ho voglia di pollo al mandarino. Hai presente, quello servito a dadini e non a filetti, cotto al punto giusto, accompagnato da piccoli pezzetti leggermente rosolati di mandarino e immerso in una gustosissima salsa giapponese chiamatasi salsa teryaki? Ecco, proprio quello. Ah, e vorrei che mi ricordasse il pollo che solitamente ordino tutti i venerdì dal Palazzo di Sichuan."
Lo sguardo di Penny si fece improvvisamente scocciato. Lanciò un'occhiataccia a Sheldon, per poi dirgli:
"Se hai così tanta voglia di mangiare del pollo al mandarino, perché non vai direttamente ad ordinarlo dal tuo ristorante cinese di fiducia?"
"Ed è proprio quello che voglio fare. Leonard, piccoletta, andiamocene da qui!"
Prima che potesse alzarsi definitivamente, Leonard lo riprese:
"Tu non vai proprio da nessuna parte!" Voltò poi la testa verso Penny e le disse scazzato:
"Per quanto riguarda il suo ordine, portagli il suo solito cheeseburger al barbecue con bacon e formaggio a parte"
"Ma l'ho già mangiato martedì e..."
"TE LO FACCIO INGOIARE A FORZA SE PROVI ANCORA A RIBATTERE SU QUESTO ARGOMENTO!!!"
Fortunatamente, dopo che Leonard gli ebbe urlato addosso per la seconda volta nell'arco della serata, Sheldon si ammutolì e non ebbe più la forza o il coraggio di lamentarsi.
"Okkay, tornando al motivo principale per il quale sono venuta qui: nipotina cara, hai già scelto o ti serve ancora qualche minuto per poter decidere?" mi chiese Penny, dopo che fu passato qualche secondo.
Avevo compreso da sola che su quel menù vi erano scritte tutte le portate che il ristorante poteva offrire e che il consumatore di turno doveva scegliere ciò che più gli aggradava sul momento.
C'era solo un piccolo problema che mi affliggeva: io non sapevo ancora leggere. Vi assicuro che provai a fissare intensamente quel tagliando, ma più cercavo di comprendere le lettere in maniera svelta e immediata e più mi veniva mal di testa.
Quindi, fui costretta a girarmi verso Leonard e a dirgli la nuda e cruda verità:
"Non so leggere"
"Aww, non c'è problema cucciola" iniziò quest'ultimo.
"Hai solo sei anni. È normale che tu debba ancora imparare. Attualmente dovresti frequentare la prima elementare e di solito è lì che si imparano cose basilari come leggere o scrivere. Sono sicuro che imparerai al più presto. Anzi, ti dirò di più: ne sono più che certo." Finì il discorso mentre mi diede una delicata carezza sulla guancia destra.
"Voleva conoscere la teoria delle stringhe e non è ancora in grado di saper leggere. Ammetto che la sua ingenuità la rende proprio adorabile" aggiunse Sheldon, ridendo alla fine della frase.
Delle occhiatacce da parte di Penny e Leonard gli fecero capire che non era il caso di scherzarci sopra e, automaticamente,  smise di ridere.
Tornammo poco dopo sul discorso che stavamo affrontando fino a qualche attimo prima, ovvero sull'ordinazione che dovevo ancora prendere.
"Ti va di mangiare una pizza?" mi chiese Leonard con assoluta tranquillità. Accettai la velata proposta con molto entusiasmo: mangiare la pizza in orfanotrofio equivaleva ad una vera e propria rarità. Se vi ricordate, vi avevo spiegato qualche capitolo fa che lo stesso identico discorso valeva pure per il gelato.
Se ve lo steste chiedendo, si. Le suore non amavano nutrirci con ciò che loro definivano come "cibo spazzatura".
"Perfetto piccola. Allora Penny, segna pure una semplice pizza margherita per la bambina" disse Leonard, voltandosi nel mentre verso di lei.
"Un momento" esclamò Sheldon, prima che Penny potesse appuntare il mio ordine.
"L'impasto sarà senza glutine, la salsa di pomodoro sarà biologica e la mozzarella sarà senza lattosio?"
"Come scusa?" domandò Penny, fissando Sheldon negli occhi. Lo guardava come se quest'ultimo avesse fatto un ragionamento che non stesse ne in cielo e ne in terra.
"Non sono a conoscenza delle abitudini alimentari della bambina. E sinceramente, vorrei evitare di passare una nottata al pronto soccorso per via di una possibile allergia o di una probabile intolleranza causata da alimenti che il suo corpo non dovrebbe assimilare."
Penny si portò una mano al viso, come se volesse evidenziare il suo imbarazzo.
"Se è questo ciò che ti preoccupa, forse dovresti parlarne direttamente con lei, non trovi?" gli fece poi notare, come se fosse la soluzione più ovvia che esista.
"È solo un'infante di sei anni. Non conoscerà nemmeno il significato di termini come "allergia" o "intolleranza". E vorrei aggiungere: per quale motivo dovrei affidarmi alle parole di una bambina che potrebbe facilmente dirmi il falso senza che io me ne accorga?"
"EHI!!!" urlai io, sentendomi offesa.
"È la cruda realtà dei fatti. Ti converrebbe accettarla, piuttosto che scaldarti inutilmente" mi disse Sheldon, voltandosi verso di me.
Prima di rispondere, mi alzai dalla sedia e avanzai verso il suo posto. Mi misi in piedi davanti a lui e con le braccia incrociate al petto gli domandai:
"Mi spieghi per quale motivo dovrei mentire solo per il gusto di poter mangiare qualcosa che mi provocherebbe del dolore fisico?"
Sheldon sembrò stupito per via di questa mia reazione. Sembrava come se non se lo aspettasse minimamente.
Dopo avermi fissato con gli occhi sgranati, rispose dicendomi:
"Uhm, allora sai cosa significa essere allergici o intolleranti verso un alimento. Sono proprio colpito. In secondo luogo, per rispondere al tuo quesito, potrei elencarti diversi motivi alquanto validi e scontati: perché sei incredibilmente ingenua, perché sei avventata, perché non mi fido di nessuno, specialmente dei bambini... Insomma, di motivi ce ne sono un'infinità e certamente sta a te decidere la conclusione che più ti aggrada."
"Zio Leonard, digli un pò qualcosa!" dissi io rivolgendomi a quest'ultimo, non avendo più la voglia di discutere.
"Si, va bene Valentina, però torna a sederti, per piacere".
Obbedì al suo ordine e mi misi ad ascoltare ciò che aveva da dire.
"Senti Sheldon, secondo me stai esagerando."
"Ah, sarei io quello che starebbe esagerando? A me pare invece di essere l'unico a preoccuparsi dei nostri fondi finanziari. Hai idea di quanto possa arrivare a costare una colonscopia praticata in ospedale? Dai duecento ai trecentocinquanta dollari, per essere precisi. E in conclusione, ripeto ciò che ho affermato prima: non ho assolutamente voglia di passare il venerdì sera seduto in una sala d'attesa di un ospedale!"
"Beh, fai bene a preoccuparti dei nostri risparmi, ci mancherebbe. Ma non ti sta per niente a cuore la salute della bambina?" gli chiese Leonard, inarcando un sopracciglio.
"Certo che si. Oramai si è integrata nelle nostre vite e se mai le dovesse succedere qualcosa, purtroppo ne veniamo coinvolti entrambi in quasi tutte le circostanze, come per esempio per le spese dovute alle continue visite mediche, oppure per il semplice fatto che io sarei costretto ad accompagnarti tutte le volte in ospedale, perdendo così parte del mio limitato e prezioso tempo. È ovvio che mi preoccupo per la sua salute."
Penny provò a placare l'intera situazione dicendo a Sheldon di stare tranquillo, poichè lei stessa mi aveva dato da mangiare una coppa di gelato in mattinata, mi aveva ordinato un cheeseburger per pranzo e, nonostante questo, non mi era successo assolutamente niente. Ma raccontare questa rivelazione fu come buttare altra legna sul fuoco.
Sheldon era diventato furioso nei confronti di Penny. Ce l'aveva a morte con lei per motivazioni a parer suo molto valide: perché non si era accertata che il gelato fosse di soia o che il pane del mio cheeseburger fosse come minimo integrale; oppure perché non aveva pensato al fatto che potessi avere problemi di salute come il diabete, l'intolleranza al lattosio, la celiachia e un altro paio di patologie di cui non ricordo il nome.
Di motivazioni ce ne furono altre, ma ciò che lo fece più incavolare fu il fatto che Penny non gli avesse minimamente dato ascolto quando lui le aveva ordinato di nutrirmi con alimenti ricchi di fibre. E ciò, (a detta dello spilungone di turno), era necessario per via dei miei problemi di sovrappeso o di stitichezza.
Quest'ultima cosa spaventò per un attimo Leonard, ma quest'ultimo si tranquillizzò non appena Sheldon gli disse che mi considerava tale poiché non andavo in bagno da soli due giorni. Leonard cercò di fargli capire che non andare in bagno per un paio di giorni non significa essere per forza stitici e che ognuno possiede i propri tempi di evacuazione, a seconda del metabolismo che si possiede.
Ma vi posso assicurare che cercare di far ragionare Sheldon Cooper è come cercare di infilare a forza una palla da bowling all'interno di una bottiglia di vetro (senza romperla, ovviamente).
Insomma, dopo ben cinque minuti di insulti, di discussioni e di persone che fissarono il nostro tavolo con sguardo omicida, Sheldon si rassegnò:
"Va bene, ok. Pensatela un pò come vi pare. Essendo un uomo di scienza, mi è difficile credere senza avere dei dati concreti davanti agli occhi. Stanotte preleverò un campione di sangue alla bambina e lo farò analizzare domani stesso in laboratorio"
"COSA???" urlai io, avendo paura di subire un prelievo del sangue. Il motivo di questo mio terrore ve lo potrei anche spiegare, ma presumo che l'abbiate già capito da soli.
"Tranquilla, non ti accorgerai di niente. Lo farò mentre sarai nel pieno della tua fase rem. Non hai motivo di agitarti" mi disse Sheldon, guardandomi negli occhi. Ciò non fu molto rassicurante, ma perlomeno avevo la certezza che il sonno mi avrebbe impedito di percepire ogni cosa.
Ora alcuni di voi si staranno chiedendo: perchè il capitolo si chiama "una cena molto apprezzata" se tu, cara scrittrice in erba, non hai ancora parlato della cena? Vorrei dire a costoro: beh, adesso ci arriviamo. Esatto, inizierò a parlarne proprio qui, alla fine del capitolo.
Certo, è possibile che mi sia dilungata molto in questo paragrafo in cui non succede praticamente nulla, ma una cosa che ho imparato è che più ci sono dialoghi in un racconto, più le personalità dei personaggi prendono forma.
E lettori miei, non penso proprio che il vostro desiderio si basasse sul leggere un capitolo nel quale mi dilungavo per oltre diecimila caratteri sullo spiegare le caratteristiche organolettiche di una pizza margherita. Avrei potuto farlo, ma di certo non sarebbe stato divertente per voi. E poi, mica sono Carlo Cracco, scusatemi.
La pizza che mi arrivò davanti agli occhi dopo all'incirca mezz'ora passata a vagare nelle mie fantasie, fu veramente di bell'aspetto, nonostante fu una pizza preparata in California. Certo, non poteva essere per nulla paragonata alle classiche pizze napoletane (mi rivolgo a tutti i napoletani in ascolto: probabilmente l'avreste tirata in faccia a Penny se quest'ultima l'avesse servita a voi durante quella serata. Oppure direttamente a Sheldon: dipende dal vostro livello di pazienza o di sopportazione).
Il bordo era molto sottile e si sbriciolava facilmente, al contrario delle pizze lievitate per bene che si vedono spesso e volentieri in giro per Napoli.
Dato che Penny aveva già pensato di dividermi la pizza in spicchi, non persi tempo per cercare di tagliarla ulteriormente e mi portai una fetta alla bocca. Che dire: era la pizza più buona che avessi mai mangiato fino ad allora. Si, anche in orfanotrofio ci davano la pizza una volta ogni morte di papa, ma si trattavano solo di pizzette scongelate e pre-confezionate. Certo, si trattava di una sottospecie di droga per noi bambini, ma in confronto alla pizza del Cheesecake Factory, quelle facevano proprio schifo.
Finimmo con calma di cenare. Chiesi a Leonard se fosse possibile ordinare anche il dolce, ma la mia richiesta venne rifiutata. A detta sua, doveva portarmi in un posto speciale, nel quale potevamo gustare un dolce altrettanto buono e gustoso.
Passato qualche minuto e dopo aver bevuto gli ultimi sorsi di acqua naturale, Leonard si alzò e si inoltrò verso il bancone per poter pagare il conto.

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