Capitolo 22: Visita alla Caltech

321 14 5
                                    

Quella mattina fui svegliata da Leonard verso le 7:30. Nonostante l'ora assai presta, non fu per me troppo complicato alzarmi dal letto. Istantaneamente, mi venne da pensare che l'aver dormito gran parte del pomeriggio del giorno precedente mi aveva effettivamente aiutata a risvegliarmi molto più riposata del dovuto. Ma questa probabilmente era solo una mia supposizione.
Ad ogni modo, io e Leonard ci avviammo verso il salotto, non prima di esserci salutati a vicenda con un affettuoso buongiorno. Appena arrivata, vidi Sheldon seduto tranquillamente al suo posto, intento a guardare un programma televisivo. Con la mano sinistra teneva stretta a se una ciotola ancora piena di latte e cereali, mentre con l'altra teneva saldo un cucchiaio, con il quale si portava lentamente i cereali alla bocca.
"Buongiorno Sheldon" gli dissi io, avvicinandomi a lui. Nonostante avessi usato un tono di voce alquanto alto, non mi rispose. Anzi, non mi degnò neanche di uno sguardo: sembrava come se fosse ipnotizzato dalla televisione stessa.
"Ho detto: BUONGIORNO!" gli feci notare di nuovo, sottolineando il mio saluto. Ma ancora una volta, non mi rispose.
"Ma sta bene per caso?" domandai a Leonard, girandomi verso quest'ultimo.
"Si, va tutto bene, tranquilla. Sta solo guardando un programma chiamatosi "Fisici si nasce". È uno dei suoi diritti televisivi preferiti e solitamente quando lo guarda è come se si estraniasse dal resto del mondo. Stai serena che appena sarà finito tornerà ad essere lo stesso, purtroppo..." 
Potevo accettare tutto, ma l'essere ignorata per via di un programma televisivo era un fattore che non mi andava per niente giù. Senza pensarci due volte, mi venne da dire ad alta voce:
"Però quello stronzo poteva anche degnarsi di salutare, e che cavolo."
Questa mia ultima frase fece sorprendentemente uscire Sheldon dallo stato di ipnosi in cui era stato confinato. Il suo sguardo si spostò verso la mia direzione e, senza neanche darmi il tempo di reagire, mi disse con tono severo:
"Valentina, questo tuo approccio da bambina indisciplinata ti è costato uno strike, sappilo... E giusto per la cronaca, ogni sabato mi sveglio alle sei in punto, indosso una vestaglia, mi preparo una tazza di latte e cereali con l'aggiunta di latte al 2% di grassi, mi siedo su questa sponda del divano e mi guardo in santa pace "Fisici si nasce". Vedi di ricordartelo la prossima settimana, piuttosto che attaccarmi senza un valido motivo. Il buongiorno te l'avrei comunque dato appena conclusa la puntata, la quale finisce esattamente tra otto minuti e sedici secondi!"
Detto questo, tornò a fissare la televisione, come se nulla fosse successo.
Spaventata dal fatto di essermi giocata un quarto strike in neanche settantadue ore, mi girai verso Leonard per cercare di giustificarmi, ma quest'ultimo non fu per niente dalla mia parte:
"Valentina, Sheldon ha ragione. Il linguaggio che hai appena utilizzato è a dir poco aberrante e inaccettabile. Mi duole dirlo, ma lo strike te lo sei più che meritato. Devi imparare a cambiare atteggiamento e a diventare più educata, mi dispiace."
Mentre mi rimproverò con tono severo, tenni lo sguardo basso, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia. Appena ebbe finito di parlare, mi venne naturale scusarmi più e più volte con tono sommesso.
"Dai, non è successo nulla di grave, stai tranquilla. Devi solo imparare a prestare più attenzione a come ti esprimi, tutto qui. Ti va se ti preparo la colazione?" mi domandò subito dopo, utilizzando un tono decisamente diverso rispetto a quello utilizzato pochi attimi prima.
Alzai la testa incontrando il suo sguardo e, senza proferire parola, annuì accennando un sorriso. Successivamente, Leonard mi chiese di accomodarmi e nel mentre si avviò verso la cucina per preparare il mio pasto.
Decisi di sedermi sul divano in compagnia di Sheldon. Avevo intenzione di capire quanto fosse bello quel programma televisivo da cui era tanto preso.
Guardando gli ultimi minuti di quella puntata, intuì che si trattasse di una sorta di documentario ad episodi e che in ognuno di essi venisse spiegata al pubblico televisivo l'intera vita di un fisico famoso. Per farvi un esempio, quel primo episodio che mi si parò davanti parlò della vita e delle scoperte di Blaise Pascal, un matematico, fisico e teologo francese nato nel 1623 e morto nel 1662. Queste che vi ho appena elencato sono tutte le nozioni che appresi su di lui: quando mi sedetti sul divano, la fine della puntata era sul serio alle porte.
Ad ogni modo, Leonard mi offrì la colazione poco dopo, ovvero una classica tazza con latte e cereali. Sperando che non facesse schifo come la colazione della mattinata precedente, mi portai un boccone alla bocca e assaggiai. Potei dire che le mie speranze non furono affatto vane: perlomeno quel latte e quei cereali avevano un sapore. Anche se il primo non aveva effettivamente lo stesso gusto del classico latte bovino. Non so come spiegarvi: era un sapore strano, ma allo stesso tempo molto gradevole.
Alla fine fu lo stesso Sheldon a togliermi il dubbio. Infatti, appena partita la pubblicità, rimproverò Leonard per avermi dato da bere del latte di soia. Scommetto che alcuni di voi si staranno chiedendo per quale motivo ciò sarebbe un problema. Beh, ve lo spiego subito in parole povere: a detta del "per nulla affatto rompiscatole" Sheldon Cooper, la soia è un alimento ricco di estrogeni, i quali (se assunti in quantità elevate), possono reagire sul sistema nervoso e rendere irascibili le persone che hanno ingerito suddetto alimento. Quindi, Sheldon pretendeva semplicemente che mi venissero somministrati cibi ricchi di soia solo in rare occasioni, come per esempio in quei momenti in cui mi era concesso mangiare il gelato e che il latte di soia non diventasse per me un'abitudine giornaliera. Fortunatamente, Leonard sembrò non dargli ascolto, nonostante Sheldon continuasse ad assillarlo su ciò per circa un quarto d'ora abbondante.
Comunque, mangiai e finì con assoluta tranquillità la mia colazione, mentre i due continuarono a discutere. Appena ebbi finito, mi alzai dal divano e mi diressi verso il lavello della cucina, dentro il quale vi misi delicatamente la tazza e il cucchiaio ancora sporchi. Mi venne poi ordinato da parte di Leonard di andare a lavarmi i denti e di vestirmi, dato che saremo usciti di lì a breve per andare in facoltà universitaria.
Non farò molti giri di parole per spiegarvi ciò che accadde subito dopo: semplicemente, obbedì al suo ordine e in neanche dieci minuti, mi ritrovai pronta per uscire di casa, indossando gli stessi identici vestiti del giorno precedente poichè non avevo altro a disposizione.
Nell'arco di cinque minuti, mi raggiunsero anche gli altri due. Leonard aprì il portone ed uscì. Io lo seguì a ruota, mentre Sheldon si ritrovò dietro di me. Non ebbi neanche il tempo di oltrepassare la soglia della porta che mi sentì arrivare un forte schiaffo sulla natica destra. Sobbalzai per la sorpresa, mi girai verso Sheldon e mi accarezzai con foga il punto colpito.
"Sai Valentina, esiste un detto da noi in Texas che recita "chi la fa, l'aspetti". Questo è stato per avermi dato dello stronzo. E ti conviene camminare se non desideri ricevere seduta stante un'ulteriore sventola!"
Senza dire nulla, corsi il più velocemente possibile giù per le scale e mi avviai verso Leonard, il quale si era già seduto in macchina. Mi sedetti in uno dei sedili posteriori e, poco dopo, ci raggiunse Sheldon, il quale si sedette sul posto davanti.
Il viaggio fu alquanto silenzioso e, se i due avessero anche solo iniziato un discorso concreto, probabilmente non li avrei neanche ascoltati, impegnata com'ero a guardare il panorama in movimento che mi si stanagliava davanti.
Dopo un tempo che potrei definire come indefinito, arrivammo a destinazione. Scesi dall'auto non appena Leonard parcheggiò la macchina e tutto ciò che vidi fu un enorme parcheggio con miriadi di macchine, anch'esse parcheggiate, e un enorme edificio grigio. Quella, lettori cari, era la fantomatica università di cui avevo tanto sentito parlare.
"Benvenuta alla Caltech, piccoletta" mi disse Leonard, mentre mi strinse delicatamente la spalla sinistra. Non appena mi avviai in compagnia di Leonard e Sheldon verso l'entrata di quell'edificio, tutto ciò che mi venne da pensare fu semplicemente: wow. In senso positivo, ovviamente. Quel posto era veramente immenso e fu alquanto irrefrenabile la voglia di allontanarmi dai miei tutori per andare poi ad esplorare. Percorremmo un paio di rampe di scale e almeno tre o quattro corridoi prima di arrivare a quella che parve a tutti gli effetti come una mensa scolastica. Durante il tragitto, notai diverse porte che nascondevano chissà quale segreto e incrociai un paio di persone con indosso un camice da dottore. Se all'epoca fossi stata un pò più informata e un pò più intelligente, probabilmente mi sarei fatta qualche domanda su quale fosse stata la facoltà che si studiava nel perimetro di quei corridoi (o in quel piano dell'edificio, chiamatelo un pò come volete).
Ad ogni modo, la mensa, come potreste immaginare, era piena zeppa di tavoli e di gente che stava chiacchierando seduta davanti ai suddetti. Chi in solitaria e chi in compagnia, alcune persone stavano pure facendo colazione. All'interno della stanza, a parte i tavoli, un paio di distributori che offrivano bibite o merendine e una seconda porta che dava sull'uscita, non c'era nient'altro.
Potrei anche descrivervi ulteriori particolari, ma rischierei solamente di dilungarmi troppo e di annoiarvi: arrivati in mensa, oltre alla conformazione della stanza, notai Howard e Raj seduti ad un tavolo posizionato più o meno al centro della sala. Fui la prima a correre verso di loro e a salutarli calorosamente: anche se erano passate meno di ventiquattro ore, mi erano comunque mancati. Anche Leonard li salutò poco dopo con assoluta tranquillità. Sheldon, invece, si comportò in maniera diversa fin da subito:
"Buongiorno Rajesh. Salve Wolowitz."
Dopo esserci seduti intorno a quel tavolo, fu Howard il primo a proferire parola. Guardò Sheldon negli occhi, il quale si era seduto davanti a lui, e gli chiese:
"Allora Sheldon... Come stai? Non senti più dolore lì sotto, spero..."
"Oh, sono stupito che tu ti sia interessato al mio stato di salute, Wolowitz. Se ci tieni tanto a saperlo, per tua informazione, ho ancora il testicolo sinistro indolenzito per via della tua idea del cavolo..." In quel momento, ero seduta in mezzo a Leonard e a Sheldon e, sentendo quest'ultimo nervoso come una vipera, mi venne naturale abbassare la testa e tormentarmi le mani per via del senso di colpa, dato che ero stata io stessa a provocargli quel dolore.
Howard, dopo quella frase scazzata detta da Sheldon sospirò, evidentemente ancora dispiaciuto per ciò che era successo il giorno prima.
"Davvero, mi dispiace tanto per ciò che è successo... Spero solo che tu non abbia punito la bambina... A parer mio, l'unico che dovrebbe prendersi la colpa sono io..." aggiunse poi Howard, abbassando il capo.
"Ovvio che ho punito la bambina, Wolowitz. Non potevo certo lasciar passare un'azione del genere. Anzi, penso proprio che il mio castigo l'abbia aiutata a crescere e a ragionare sotto molti aspetti. Fidati, le ha fatto solo che bene" disse Sheldon, con assoluta tranquillità.
Alzando lo sguardo e tenendolo fisso verso Howard, notai quell'esatto istante in cui il suo umore cambiò. In pochissimi secondi, passò dall'essere dispiaciuto all'essere arrabbiato. Alzò il capo, fissò Sheldon negli occhi e gli domandò lentamente, sottolineando ogni singola parola:
"COSA LE HAI FATTO COOPER?"
"Non sono affari che ti riguardano, Wolowitz" ribattè Sheldon, con tono di sfida.
E i due iniziarono a litigare almeno per un minuto buono, mentre io, non avendo il coraggio di intromettermi, continuai a tenere lo sguardo basso.
Fortunatamente, Leonard e Raj placarono la loro lite non appena si accorsero che la situazione si stava facendo pesante. Il primo ad intervenire fu proprio Leonard, il quale dovette alzarsi dal tavolo e mettersi letteralmente in mezzo ai due per separarli, dato che entrambi si erano alzati per passare direttamente alle mani.
"Ma vi siete ammattiti per caso? Allora, non so cosa sia successo ieri pomeriggio, ma qualunque disguido che sia capitato tra voi due non è un valido motivo per strozzarvi a vicenda. Dico io: siete persone adulte o bambini provenienti da una scuola elementare?"
"Leonard ha ragione. Howard avrà pure sbagliato e Sheldon sarà pure stato esageratamente severo nei confronti della ragazzina. Ma davvero l'unica soluzione per risolvere i vostri problemi è menarvi a sangue come se foste due galli costretti a combattere in un duello clandestino?" aggiunse Raj, cercando di tranquillizzare i suoi due amici.
Sheldon, ancora stizzito, disse che sarebbe dovuto correre in ufficio per sbrigare delle questioni urgenti e che non poteva permettersi di perdere ulteriore tempo in baggianate come quelle. Senza salutare, si avviò verso una delle uscite e sparì. Stessa identica cosa fece Howard subito dopo.
Chiusa la questione, sentì Leonard dire a Raj che il suo turno di lavoro stava per cominciare e chiese a quest'ultimo se poteva rimanere in mia compagnia fino all'arrivo di Christine.
"Ma certo Leonard. Sarò ben felice di passare del tempo assieme alla tua pargoletta" gli rispose infine Raj.
Scossa da quello che era successo, ero rimasta seduta con lo sguardo basso, ma un abbraccio datomi alle spalle da parte di Leonard, un suo bacio sulla guancia e un suo saluto affettuoso fecero ritornare la calma che avevo perso.
Dopo che Leonard se ne fu andato, Raj si sedette di fronte a me. Rimasi in compagnia del ragazzo indiano e.....
E il resto ve lo comunico nel prossimo capitolo.

My Strange LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora