Capitolo 29: Fischi indesiderati

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Per mia somma sfortuna Margaret dovette andare via poco dopo.
Dopo essere andate incontro alla Signora Jones, quest'ultima ci fece qualche domanda riguardante il nostro pomeriggio passato assieme e vi assicuro che non è stato per nulla difficile improvvisare qualche falsa verità. Vi ricordo che all'epoca io e Margaret avevamo rispettivamente sei e sette anni e la nostra giovane età poteva benissimo rendere veritiera agli occhi degli adulti qualsiasi cavolata che ci venisse in mente.
Fortunatamente Christine non si accorse affatto della piccola Daisy, però si stupì tantissimo del prestito che volle farmi la cara Margaret.
Dovete sapere che la mia migliore amica era all'epoca parecchio possessiva verso quei due pupazzi e il fatto che lei me li abbia ceduti con così tanto piacere fu un gesto assai singolare per sua madre.
Se ve lo steste chiedendo la risposta è no: non fu questo suo stupore dovuto ad un comportamento anomalo di sua figlia a farle nascere qualche forma di sospetto. I veri problemi sarebbero arrivati dopo con Leonard e Sheldon, ma andiamo con ordine e specialmente con calma che tra poco ci arriviamo.
Dopo qualche minuto sia Margaret che sua madre dovettero andare via per motivi familiari di cui non sono tutt'ora a conoscenza; quindi posai lo zaino a terra, salutai calorosamente entrambe con un abbraccio e le guardai mentre mano a mano si stavano avvicinando sempre di più verso la porta d'uscita.
Varcata quella soglia e sparite entrambe dalla mia vista, ripresi con entrambi le mani lo zainetto e vi guardai all'interno.
La porcellina d'india si era rannicchiata in mezzo ai due peluche e mi fissava di sbieco con i suoi piccoli occhietti lucidi, come se avesse terrore dell'ambiente circostante.
Le feci un sorriso per cercare di rassicurarla in un qualche modo. Anzi, a dirvela tutta, cercavo di rassicurare più che altro me stessa.
Da quando Margaret se n'era andata l'intera responsabilità non solo dell'animale, ma anche dell'intera situazione in generale si era ammassata completamente sopra le mie spalle ed era questo concetto che mi preoccupava assai. Però, in fin dei conti, avevo accolto questo peso a braccia aperte e quindi non potevo di certo lamentarmene.
Mi sedetti su una sedia situata vicino all'ingresso e aspettai con estrema pazienza i miei due tutori.
Ci fu calma piatta durante tutto il periodo d'attesa e per mia fortuna nessun passante si interessò al contenuto dello zainetto che tenevo tra le mani.
Aspettai con addosso un senso di ansia assai fastidioso e, dopo all'incirca una quarantina di minuti, vidi Leonard venirmi incontro.
Quella bruttissima sensazione si tramutò in quell'esatto momento in un veloce e costante batticuore, ma nonostante tutto riuscì comunque a non fargli scoprire il furto mio e di Margaret. O perlomeno, non ancora.
Vedendo arrivare il mio tutore, posai lo zainetto sulla sedia ed andai subito ad abbracciarlo.
Attendendo l'arrivo di Sheldon, Leonard iniziò a farmi delle domande riguardo la giornata in generale: mi chiese se mi fosse piaciuta l'università, com'era Margaret, se io e lei eravamo diventate amiche... Insomma, domande di questo calibro.
Ci furono però due quesiti che mi misero abbastanza in difficoltà: il primo riguardava la visita che gli avevo fatto quello stesso pomeriggio in compagnia del Signor Morris e il secondo riguardava invece lo zaino che avevo lasciato sulla sedia e che avevo prontamente ripreso in mano. 
Al primo gli risposi che sentivo semplicemente la sua mancanza (e sinceramente in parte questa affermazione era anche vera), mentre al secondo risposi con una mezza verità, ovvero che Margaret mi aveva prestato i suoi due peluche preferiti e che al momento non potevo farglieli vedere perché stavano dormendo.
Fortunatamente queste mie parole intenerirono Leonard e i due discorsi non furono più ripresi.
Poco dopo ci raggiunse anche Sheldon e purtroppo la sua espressione già di partenza rabbuiata non premetteva nulla di buono.
Successivamente ci scambiammo dei piccoli saluti, ci avviammo verso la macchina e ci sedemmo ai nostri rispettivi posti: Leonard al posto di guida, Sheldon accanto a lui ed io mi presi interamente i sedili posteriori.
E fu proprio durante il viaggio di ritorno che si presentarono le prime vere e proprie difficoltà dell'intero piano e adesso ne capirete il motivo.
Il primo a parlare fu Leonard, il quale chiese al suo coinquilino:
"Sheldon, va tutto bene? È da stamattina che ti vedo nervoso... Non dirmi che sei ancora arrabbiato per via della litigata con Wolowitz, per favore..."
"Ma non essere ridicolo, non me la prendo a lungo termine per scempiaggini del genere... Kripke mi ha preso nuovamente di mira ed è da tutto il pomeriggio che una forte emicrania mi sta letteralmente logorando la testa... Se entrambi mi vedete in questo stato è a causa di questi motivi e adesso sarebbe possibile richiedere gentilmente un po' di silenzio, per favore?" gli rispose successivamente Sheldon, continuando a tenersi la testa tra le mani.
Si vedeva lontano un miglio che stava ancora male e ciò mi dispiaceva tantissimo.
Forse mi prenderete per pazza, ma vi assicuro che preferivo mille volte vederlo come il fastidioso rompiscatole che avevo conosciuto fin dall'inizio piuttosto che in uno stato così pietoso.
Iniziai in un certo senso a sentirmi in colpa per ovvi motivi. Forse se me ne fossi stata ferma e buona non sarebbe successo niente. Forse non avrei dovuto seguire Margaret. E forse non avrei neanche dovuto prelevare Daisy dalla sua gabbia...
Mentre fui travolta da migliaia di ripensamenti, la discussione tra i miei tutori continuò senza alcun intoppo. Leonard propose al suo inquilino di prendere un okitask dalla sua riserva di medicinali sempre presente in macchina, ma Sheldon non ne volle assolutamente sapere in quanto a parer suo quel medicinale era composto da sostanze chimiche che gli avrebbero danneggiato l'organismo in un prossimo futuro. Prima che questo argomento fu completamente abbandonato passarono almeno dieci minuti e sinceramente non riuscì affatto a comprendere il ragionamento di Sheldon: se aveva così tanto male alla testa, perché non voleva prendere la medicina? Anche un discorso di Leonard non mi quadrava. Quest'ultimo infatti aveva ribadito più e più volte a Sheldon che tutti i medicinali (compresa la semplice aspirina) hanno la minima possibilità di far venire all'organismo umano degli effetti collaterali più o meno gravi e che in ogni caso i benefici sono certamente superiori rispetto ai veri e propri danni che potrebbero causare. E arrivati a questo punto della conversazione mi sorse un'altra domanda: se i medicinali possono far star male le persone, perché è possibile acquistarli sul mercato?
Mi venne da pensare che a volte gli adulti tirano fuori dei discorsi un tantino controversi, ma lasciai comunque perdere e non lo feci notare.
Rimasi ferma ed in silenzio ad ammirare il paesaggio in movimento attraverso il finestrino, pensando a dove avrei potuto nascondere la roditrice di Margaret.
Fino a quando Leonard non fece una domanda diretta verso Sheldon che mi fece rizzare le orecchie:
"Ho sentito dire che una delle gabbie del reparto di neurobiologia è stata lasciata aperta e che alcune cavie sembrano essersi volatilizzate nel nulla. Tu ne sai qualcosa?"
Il mio cuore iniziò nuovamente a battere all'impazzata, iniziai a tremare ed il mio respiro parve mancare totalmente. Fui costretta però a patire in silenzio; non potevo di certo mostrare così facilmente la mia preoccupazione, altrimenti avrebbero sospettato su di me. Ma più i due continuavano a parlare dell'argomento e più io mi sentivo male.
Desideravo soltanto che la smettessero...
Fortunatamente (anche se in maniera molto relativa), Sheldon diede un taglio all'intero discorso con uno dei suoi soliti commenti saccenti:
"In conclusione, mio caro Leonard, possiamo  arrivare ad una singola ipotesi: il laboratorio di neurobiologia era stato occupato durante quelle ore pomeridiane da neolaureati talmente imbecilli da essersi fatti fregare da una colonia di cavie da laboratorio.
Sono sempre più dell'idea che la stupidità umana non raggiungerà mai alcun confine, specialmente quando si viene presi in giro da qualche porcellino d'india, ergo da un gruppo di "Cavia porcellus". Se fosse stato per me, costoro non avrebbero ricevuto nemmeno una laurea in ingegneria, figurati in una facoltà più avanzata come la neurobiologia... Definire loro come colleghi mi...ahia..."
Nel provare a finire il discorso, una presunta fitta alla testa lo interruppe bruscamente:
si portò entrambe le mani alle tempie, si massaggiò per qualche secondo e riprese a parlare:
"Basta proferir parola... Sto troppo male per potermi prendere gioco del genere umano..."
Quell'aumento improvviso di mal di testa convinse Sheldon a prendersi di punto in bianco il medicinale consigliatogli da Leonard qualche minuto prima.
Da quel momento in poi, il resto del viaggio fu relativamente tranquillo: Leonard guidava in silenzio e Sheldon si era appisolato appoggiando la testa sullo schienale della macchina.
Mentre io, ovviamente, fui ancora immersa nelle mie ansie.
Qualche minuto dopo, però, iniziarono i veri problemi: Daisy iniziò fischiare! Prima emettendo dei fischi sommessi che per fortuna riuscì a soffocare infilando la mano nello zaino e coprendo con la medesima il musetto della cavia e, successivamente, emettendo dei versi ancor più acuti ed intensi.
Ovviamente i versetti della piccola cavietta non passarono inosservati:
"Valentina, che cosa sta succedendo lì dietro?" mi chiese infatti Leonard in tono serio, dando un'occhiata allo specchietto retrovisore.
Ecco, orami il coperchio era stato tolto dal pentolone, come si suol dire.
I due avrebbero scoperto il misfatto ed io sarei stata condannata a morte in pubblica piazza...
O almeno, questo era ciò che pensavo, ma mi venne improvvisamente un'idea alquanto azzardata. I risultati potevavo essere due: se risultavo credibile, potevo avere la possibilità di guadagnare un po' di tempo. Al contrario, avrei aggravato la mia situazione per aver mentito davanti al mio tutore.
"Zio Leonard.... Io mi sto semplicemente divertendo ad imitare il verso del porcellino d'india... Margaret me ne ha parlato tanto e penso che siano degli animali piuttosto carini e simpatici... Senti un po' quanto sono brava: quiiii, quiiiii, quiiiiiiiiii...."
Ci fu un momento in cui alzai volutamente il tono della voce per ricoprire i versi emessi da Daisy.
Leonard stette per interrompermi e per farmi notare qualcosa, ma Sheldon, il quale si stava ancora riposando, alzò bruscamente la testa dallo schienale ed urlò:
"SILENZIO!!!"
Questo suo alzamento di voce improvviso non spaventò solo me, ma anche Daisy, la quale fortunatamente non emise più alcun suono per il resto del viaggio.
Mi preoccupò ulteriormente ciò che successe dopo: Sheldon si girò in direzione dei sedili posteriori e, guardandomi intensamente negli occhi, pronunciò tali parole:
"Razza di labradoodle insolente... Hai forse bisogno di qualche delucidazione per comprendere che attualmente sto recependo dei forti dolori alle tempie? Magari la minaccia di un'imminente scaldata alle natiche potrebbe darti un ulteriore impulso a ragionare... Ora non ho alcuna voglia di discutere, ma riguardo a ciò, sappi che ti sei appena guadagnata uno strike!"
Concluso il rimprovero, si rigirò dalla parte del suo sedile e appoggiò nuovamente la testa allo schienale.
Io avevo ancora la mano destra infilata all'interno dello zainetto, intenta ad accarezzare convulsamente quel piccolo batuffolo di pelo.
La minaccia di Sheldon, però, fu la goccia che fece traboccare l'intero vaso: infatti iniziai a versare silenziosamente delle lacrime e a pensare di essere seriamente nei guai...
Leonard oramai era palesemente insospettito da questo mio comportamento e Sheldon si era per l'ennesima volta arrabbiato con me.
Peggio di così non poteva andare...
Oramai non potevo più rischiare e portare Daisy all'interno del nostro appartamento sarebbe stato un suicidio bello e buono.
Feci velocemente mente locale del piano terra del nostro palazzo ed improvvisamente mi venne un flash: dal lato destro dell'ascensore avevo intravisto un paio di volte delle scale che scendevano ad un piano ancor più inferiore rispetto al piano terra.
Sperai con tutto il cuore di trovare lì sotto un posto per nascondere Daisy.
E, che ci crediate o meno, per un breve arco di tempo le mie speranze si avverarono:
arrivati a destinazione e parcheggiata la macchina, aprì di colpo la portiera, scesi con uno scatto e corsi lungo il marciapiede fino ad arrivare all'entrata del palazzo contenente la casa di Leonard e di Sheldon.
Fortunatamente il portone era stato lasciato aperto da qualcuno, quindi potei subito fiondarmi all'interno e correre giù per quelle scale. Arrivata in fondo, notai un buio corridoio e sulla destra un'unica porta chiusa. Mi avvicinai ad essa impugnando saldamente  lo zaino e, appena arrivata davanti, lessi sulla porta la scritta "Lavanderia".
Non poteva capitarmi un nascondiglio migliore di quello: aprii lo zaino, presi in braccio la spaventata porcellina d'india e, senza nemmeno pensare di accendere la luce e di dare un'occhiata alla stanza, aprii la porta, vi infilai la piccola Daisy e la richiusi.
Successivamente, senza pensarci due volte, ripresi lo zaino e come una furia corsi su per le scale verso il piano terra, pensando di essermi tolta di dosso un enorme ed immenso peso.

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