Capitolo 22

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Decido di mettermi in tiro più del solito, tiro su la cerniera della minigonna sistemando con una passata di mano tutte le sue pieghe e per concludere, con il gloss lucido per bene le labbra.
Analizzo la mia figura nel riflesso soddisfatta facendomi un bel carico d'autostima perché io dico sempre: "se la mia più grande fan non sono io, non lo sarà di certo qualcun'altro."
Prima di uscire dal dormitorio, Jennifer, intenta a preparare dei pancake con cui presentarsi da Aron, mi prende di punta.

<<Sai che oggi non ci sono lezioni vero?>> mi scruta con la coda dell'occhio mentre gira l'impasto ovale nella padella.

<<Ti sembra che io stia andando a lezione? Così??>> le chiedo sollevando le sopracciglia ed indicandomi.

<<Sinceramente? Da te me lo aspetto>> si gratta la nuca nettamente sincera ed onesta.

Effettivamente non posso darle torto.

<<Hai ragione anche tu>> ammetto francamente poco prima di salutarla ed avviarmi verso la mia meta.

Appena varco la soglia del dormitorio maschile mi sembra di trovarmi in paradiso.
Direi che le camere esistono solo per contenere i letti perché la maggior parte delle porte sono spalancate e molti ragazzi sono a spasso fra i corridoi, alcuni fanno avanti ed indietro dalle porte circostanti, altri, decisamente la mia categoria preferita, gironzola grondante d'acqua con un asciugamano indosso non curante di niente e chi sono io per giudicare? nessuno!

Avendo già una preda in mente fra le mie grinfie, cerco di muovermi piuttosto furtiva anche se presto mi accorgo che non basta a fermare i più tenaci.

Mi dirigo verso l'ascensore e pigio il tasto che porta al secondo piano ma non parte, una scarpa si addentra fra le porte facendole riaprire.

Prende posto accanto a me un ragazzo dondolandosi leggermente sui suoi piedi.
<<Ehi, grazie>>
Dice piuttosto timido e nervoso.

<<Non ho fatto assolutamente niente>> gli faccio notare mentre mastico annoiata la mia gomma.

I secondi di salita trascorrono mentre la presenza al mio fianco si fa sempre più nervosa rendendosi conto dell'imminente arrivo al piano richiesto.

<<Qualche volta potremm->>

Mi volto verso di lui creando un palloncino fra le mie labbra schiuse che lo fa smettere di proverire parola.
Le porte dell'ascensore si riaprono emettendo un piccolo suono e lo schermino segna proprio il secondo piano.

<<È stato bello>> gli sorrido generosa, poi mi allontano.
Non è un brutto tipo ma i ragazzi timidi, Dio non li sopporto.

Non essendoci un limite alla sfortuna mi rendo conto che nello stesso corridoio risiede anche Jackson, a quanto pare rientrante nella categoria capelli grondanti di goccioline ed asciugamano in vita, qualcuno non se lo aspettava? Nessuno.

Egocentrico.

La mia coscienza che ogni tanto fa capolino mi fa notare quanto io non sia nelle condizioni di reputare questa caratteristica un difetto ma non le do retta.

Non mi rivolge nemmeno un saluto, sin da lonano noto i suoi occhi avvelenati su di me.
Continuando a camminare l'uno verso l'altro quasi come se stessimo per toglierci la vita a duello, ci incrociamo per poi superarci, giurerei che le nostre spalle si siano persino sfiorate.
La voglia di voltarmi è tanta ma non ne ho bisogno, lo percepisco che mi guarda ma non mi volto, sono sicura preferisca guardare quel che già ha davanti, il mio posteriore.

208, eccola.

Lo sbruffone uscito da Baywatch è ancora pogiato allo stipite della porta con un braccio e le gambe incrociate mentre con l'altra mano si porta indietro i capelli.
In teoria, parla con un tizio, in pratica? Balle, Jackson non parla con nessuno, Jackson perde tempo.

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