Capitolo 39

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Mi prendo qualche minuto per riflettere.
Qualche giorno fa Lupin era con un'altra persona.

<<Com'è che tu e Lupin vi conoscete?>> chiede stranito mentre si dirige verso il porta bagagli dall'auto.

<<Oh mio Dio, e pensare che volevo provarci con te>> ironizza incredulo il ragazzo che incontrai nel bosco dopo essere spuntato fuori dalla porta di ingresso ed essersi poggiato al muretto che affianca le scale.

<<Vuoi aiutarmi con questa roba?>> gli lancia un'occhiata severa Jackson intento a caricare sulle spalle i nostri borsoni e portarli in casa con Lupin che lo segue.

Non ho bisogno di guardarlo per percepire il suo velato fastidio perché odo lo sfregare dei suoi denti che mi suggeriscono stia indurendo i lineamenti del viso, non so se per la battuta o perché non capisce di cosa stiamo effettivamente parlando.

<<Sono Dave, il cugino di Jackson>> mi porge la mano scrutandomi attentamente per la seconda volta, con la faccia di chi ha finalmente dato un volto alla ragazza dei racconti che ha sempre sentito.

Chiaramente mi trovo in svantaggio, sa molto più lui di me di quanto io sappia di lui.

<<Si, lo avevo capito>> scherzosamente faccio riferimento alla sua precedente confessione stringendo il suo palmo.

Per certi versi spero tu non sia un secondo Jackson.

<<Beh, sono sicura tu già sappia anche molto più di chi sono>> biascico con un filo di dispiacere arresa al fatto che le mie "avventure" mi precedono.

Ci distrae dal discorso che si stava creando, il ticchettio delle zampe di Lupin intento a scendere le scale ma, arrivato a metà rampa, si siede con la sua ciotola vuota in bocca.

Sicuramente sa come farsi comprendere.

<<Si certo da me vieni solo per il cibo eh?>> sbuffa ironico Dave.

Jackson lo raggiunge chinandosi amorevolmente dinnanzi a lui, afferra il contenitore e accarezzandogli con dolcezza il collo, gli dà un bacio sul capo.
Nel momento in cui si alza, come a ricambiare il suo affetto, il cane gli regala una leccata grata e amorevole sul braccio.

Mi basta questo frangente per farmi comprendere che legame hanno.
Gli occhi di quel cane lo sorvegliano con meticolosità continuamente come se sapesse quanto vale, che animo speciale e raro abbia e quanto debba essere protetto per questo.
Al contempo però, anche quelli della figura al suo fianco trasmettono la stessa cosa, è come se lo avesse inglobato nella parte migliore di se perché sa che è meritevole di ogni bene e, per niente al mondo, dovrà dubitare della sua lealtà.

<<Okay a conoscenze fatte direi di entrare, qualcuno ha fretta>> indica con lo sguardo il suo fedele compagno mentre si dirigono in casa insieme.

<<Hanno un rapporto speciale, Jackson gli ha salvato la vita>> mi sussurra Dave senza farsi sentire nel momento in cui li raggiungiamo.

<<È un suo vizio farsi carico del salvare le vite altrui>> commento.

Iniziano con pazienza ad illustrarmi le varie stanze dell'abitacolo che presenta una sala più grande composta dal soggiorno colmo di divanetti e televisore e dalla cucina piuttosto grande ed attrezzata che osservo curiosando.

<<A Dave piace sentirsi in una competizione di cucina a volte>> scorge il mio volto curioso Jackson dandomi delle risposte.

<<Si ed a te piace sentirti il giudice visto che ti divori sempre tutto ma per carità questo omettiamolo pure>> controbatte l'altro punzecchiandolo.

Sorrido appurando che in tutti questi anni, almeno lui non ha dovuto fare i conti con la solitudine e la consapevolezza di non avere nessuno su cui appoggiarsi, è lancinante la paura di essere dimenticati dal mondo.

<<Questa è la tua camera, prenditi il tempo che vuoi, sistemati come meglio credi e quando ti va ci raggiungi in soggiorno>>

Oltrepasso la porta trovando già la mia roba sul materasso così do un'occhiata intorno.
È una camera improvvisata ma non gli manca nulla, letto, armadio, comodino e scrivania.
C'è anche una piccola libreria con qualche libro al suo interno che tratta lo studio dei tatuaggi, probabilmente appartengono a Dave.

Mi affaccio alla finestra e prendo una boccata d'aria, percepisco il profumo della natura e degli alberi farsi spazio nei miei polmoni purificandoli.

Già, per quel che è possibile.

Indosso qualcosa di comodo e li raggiungo in soggiorno trovando Dave alle prese con la sua vena d'arte culinaria, Lupin che brama qualche assaggino sotto ai suoi piedi e Jackson sul balcone a fumare una sigaretta.

Che novità.

<<Non ti senti in colpa a fumare qui? Si respira un'aria così incontaminata>> lo raggiungo su quella che si rivela una piccola veranda sotto un manto di stelle che incombono nel calare del buio.

<<No, alla fine inquino questo posto anche solo standoci>> chiarisce perso nell'orizzonte generando una nube di fumo che volteggia verso l'alto.

<<Allora perché mi hai portata qui? Io sono come te>> mi volto verso la sua figura avvolta dalla pelle d'oca che il freddo mi provoca.

<<No>> si posiziona davanti a me intrappolandomi fra le sue braccia per scaldarmi.

Ci dimentichiamo della bellissima vista ormai alle mie spalle perché l'unica visuale che abbiamo e vogliamo è quella dei nostri occhi.

<<Tu resti bella anche dopo tutto questo>> scuote la testa pieno di rammarico e risentimento verso se stesso.

Mi vibra il cuore ed un lieve sorriso mi cornicia il volto ma allo stesso tempo quei suoi occhi tristi fanno nascere in me una rabbia che mi logora l'anima e non riesco a non farle prendere il mio possesso.

Sollevo il capo arrivando ad un pelo dal suo viso.

<<Non puoi condannarti perché sei stato forte>> lo ammonisco.

<<Il vento nelle nostre vite soffia da sempre eppure non ti sposta, mai.
Te ne stai lì, aspetti che ti crolli il mondo addosso eppure no, tu non ti sposti.
Perché? Perché qualunque cosa accada tu ti ordini di sopportarlo e lo fai questo è vero.
Ma smettila di pensare che niente ti tocca Jackson.
Tu sei fatto di carne e sangue, di dolore e di sentimenti e non puoi pretendere di resistere senza essere scalfito>>

<<E se ci pensi è anche divertente perché fondamentalmente il tornado della tua vita sono stata io, ed ironica fatalità, mi chiamo Arya>> emetto una risata amara poco prima di ritornare nuovamente seria.

<<Non puoi continuare ad affrontare tutto da solo credendo di essere indistruttibile>>

Faccio un passo avanti scontrando la mia fronte con la sua.

<<Ma vorrei poterlo essere per proteggere te>> i nostri sguardi sono come sotto ipnosi prima che unisce le sue labbra alle mie lentamente e pacificamente come mai, non è una lotta a chi esterna di più la sua passione interiore ma più un unificarsi delle nostre anime, dei nostri cuori in cerca di piccoli momenti di purezza come questi.
Giusto o sbagliato che sia, al mio cuore non importa saperlo.
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Dentro agli specchi non solo il riflessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora