«Ti ho detto che devi lavare i piatti!» urlò Nya a Jay. Il ragazzo continuava a ridere, mentre gli altri parlottavano tra di loro per scegliere la penitenza. Perfino Layn stava mezzo ridendo. Come siamo arrivati a questa situazione? Ogni ragazza ci aveva abbindolato a scegliere obbligo, per poi dirci che dovevamo fare i piatti. Ormai la cosa era diventata divertente e scontata, non riuscivamo a smettere di ridere. 
«Mi fa male la pancia» si lamentò Kai, tenendosela. Io invece sentivo gli zigomi indolenziti.
Quando anche Cole riprese fiato, tirammo a sorte e alla fine toccò a Layn lavarli. Non fiatò, si alzò e scomparve in cucina.
«Ascoltate, Layn di solito non  così. Non si fida dei ragazzi, è l'unica cosa che posso dirvi» ci spiegò Skylor.
«E soprattutto tranquillo Lloyd, in quel caso ho veramente sbagliato io. La situazione è molto complicata» mi rassicurò Nya.
«E perché non ne parla?» chiese Cole, «Tenersi tutto dentro non fa bene.»
«Con noi parla, più o meno. Ha i suoi perché, e ha anche ragione sinceramente» rispose Pixal. La ragazza guardò il grande orologio attaccato alla parete. «Comunque è molto tardi, se volete potete anche rimanere qui.»

ALLLLAAAAARME. Mai, MAI dormire a casa di ragazze da SOLI. MAAAIIIII.
NON TI MANGIANO, LORO DORMIRANNO SOPRA E VOI SOTTO, AVRANNO DELLO SPAZIO.

«Abbiamo un materasso, se ci aiutate a trasportarlo lo mettiamo qui in sala. Le poltrone sono apribili, possono essere usati come letti singoli» ci spiegò Pixal, «restate tutti?»
Sinceramente? No. Volevo tornare a casa, sia perché avevo sempre avuto problemi nel dormire in qualcosa che non era il mio letto, sia perché dormire a casa di persone appena conosciute non era il massimo. Andiamo, accade anche nei film: alla fine va tutto a rotoli.
Non sei in un film horror.
Che ne sai tu?
Io dico che devi restare, con i ragazzi ci hai già dormito, le ragazze sono apposto. Che male c'è? Ah, giusto...

«Ragazze, apprezzo l'ospitalità, ma credo che tornerò a casa. Non dista molto da qui» dissi.
«Come mai?» chiese Nya, incuriosita.
«Mia madre...non è molto stabile, ecco.»
«Ora si è ripresa, l'hai detto tu stesso. Casomai chiamala, sono sicuro che capirà. Se poi ha paura, libero di tornare, ma almeno prova a chiedere» suggerì Cole. Kai mi prese per il braccio e mi trascinò nell'altra stanza, per poi chiudere quella porta a scorrimento.
«Amico, sei impazzito? Hai quasi vent'anni, hai la possibilità di dormire, non dico vicino, ma almeno sotto lo stesso tetto, non con una, ma ben quattro ragazze, e tu vai a pensare a mammina?»
Rimasi di stucco. «Kai, ti rendi conto di quello che stai dicendo?» sbottai, puntandogli il dito sul petto e guardandolo dritto negli occhi, «non ti ricordi tutto quello che mia madre ha passato? Ha visto morire mio pare sotto gli occhi! Era malata, preparava sempre una porzione in più aspettando che papà tornasse! Da poco si è ripresa, anche in modo quasi drastico, nemmeno la psicologa ha capito perché. Mi ha esplicitamente detto che è un miracolo se ha ancora un sistema nervoso quasi normale, viste tutte le medicine che prendeva. Io non voglio lasciarla sola, non voglio fare come mio padre!» Kai sembrò dispiaciuto, ma continuai lo stesso il mio discorso. «Ringrazio Dio ogni fottuto giorno per avermela riportata indietro, anche se improvvisamente e in modo così strano visto dal punto scientifico. Non mi interessa se l'ha guarita Dio o la scienza, ringrazio entrambi, perché l'importante è che non mi abbia lasciato anche lei.» Kai abbassò lo sguardo, annuendo. Mi diede due pacche sul braccio e tornò a guardarmi in viso. 
«Hai ragione fratello, sono io lo stupido. Non penso spesso alla situazione di tua madre perché non ne parlavi mai, scusa. Libero di fare come vuoi, ma preferirei che seguissi il consiglio di Cole» e detto questo, prese dalla tasca il mio telefono e me lo porse.
«Ma quanto tempo ce l'hai lì dentro?» chiesi, sgraffignandoglielo dalle mani. Nemmeno mi ero accorto che non l'avevo più.
«L'avevi appoggiato sopra al tavolo, quando non guardavi Cole l'ha preso e me l'ha dato a me per farti uno scherzo. Per quanto sei scemo nemmeno te ne sei accorto.»
Rise e uscì dalla stanza, chiudendo la porta. Mi rigirai il telefono fra le mani, indeciso sul da farsi. Conoscendola, anche se avesse avuto paura, mi avrebbe detto di si perché non uscivo mai: "per farmi svagare e fare le stesse cose che fanno gli altri della mia età", come lo dice sempre lei.
«Mi dispiace per quello che hai passato.» Quasi feci cadere il telefono dallo spavento. Layn era seduta accanto al lavabo, sopra i mobili, a finire di asciugare la penultima ciotola nella quale avevamo mangiato. Come mai non ci eravamo accorti della sua presenza?
«Hai sentito tutto?» le chiesi. Con Kai parlavo più apertamente di questa condizione perché lui era una delle persone con cui riuscivo a aprirmi, il fatto che Layn avesse saputo molte cose della mia vita che non sanno nemmeno alcuni miei parenti, dava molto fastidio. Lei finì di asciugare l'ultima ciotola, la mise al suo posto dentro l'anta della credenza aperta, poi scese dallo spazio fra lavabo e piano cottura. Si incamminò verso la porta, guardandomi: unì indice e pollice, se le portò all'estremità delle labbra, per poi trascinarle fino all'estremità opposta. Senza parlare, era riuscita a farmi calmare dall'urlare di frustrazione. Non avrebbe detto nulla, perché come io non sapevo nulla di lei, nemmeno lei non avrebbe dovuto sapere nulla di me. Uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Chiamare mia madre ormai era d'obbligo.
Dopo tre squilli, rispose. Come previsto per lei non c'erano problemi, anzi, ne era felice.
«Mamma, se ci sono problemi non esitare a chiamarmi, promesso?»
«Come farei senza di te...» La sentii sorridere. «Promesso. Divertiti con quella ragazza dolce, e salutami tutti!» e finì così la chiamata. Ragazza dolce, pft! Tornai in sala, andando quasi a sbattere contro la schiena di Cole. Quando la montagna si spostò, vidi che già avevano allestito per la notte, spostando le poltrone davanti alle scale ed il tavolo per metà nell'entrata. In mezzo erano stati buttati due materassi grandi e uno più piccolo messo in verticale, attaccato ai due alle estremità.
«Beh...non servivano ben tre materassi, entravamo anche in due» constatai.
«Eh no, come penitenza dormono con noi» mi informò Jay. Cosa? Kai mi chiuse la mascella con la mano. 
«E...e a vi sta bene?» chiesi indicando le ragazze. 
«Più o meno, tanto dormiremo sempre staccati, cambia solo il fatto che siamo nella stessa stanza. Lo facciamo solo perché è un obbligo» rispose Skylor. Layn diede un colpo di tosse, guardando la ragazza di sfuggita. Se non ci fosse stata Pixal fra le due, Skylor si sarebbe avventata su Layn. Entrambe però stavano sorridendo. Beh, almeno la ricciolina si mostrava un po' meno maleducata, forse stava meglio.
Comunque, la stanchezza si stava facendo sentire, così ognuno di noi si preparò ad andare a dormire. A turno, andammo in bagno per metterci più comodi, ma solamente se riuscivamo a scavalcare le due poltrone messe l'una sopra l'altra davanti alle scale. Quando toccò a me, finite le scale, arrivai al piano superiore. C'erano tre porte, una di fronte, una alla mia destra e una alla mia sinistra. Quale cavolo era il bagno?
Sicuramente quella in fondo.
E che ne sai tu?
Intuito.
Ma c'era qualcosa nella stanza a destra che...
Senza pensarci troppo, aprii la porta. Dallo spazio che c'era, doveva essere uno sgabuzzino, tutte le persone che c'erano di sotto non ci sarebbero entrate. Era una stanzetta però allestita veramente con cura: in fondo c'era una scrivania con sopra un portatile spento, sotto invece era pieno zeppo di libri, alcuni piccoli, altri grandi come mattoni. Ma l cosa che subito catturò il mio sguardo furono le chitarre alle pareti, appese come quadri. Uno acustica, una elettrica, erano mantenute con cura, lucide e con le corde pulite nonostante si vedesse che venivano suonate. Proprio nella parete opposta erano stati attaccati molti poster e foto: entrai del tutto nella stanza per vederli meglio. Star wars, Noragami, Batman e Joker, Queen, Skillet, Three Days Grace, AC/DC e... cavolo, Misteurious. La band preferita di mio padre. Erano una band rock composta da cinque uomini, ma nessuno ne era sicuro al 100%, perché la loro caratteristica era che nessuno sapeva la loro identità, nemmeno avevano dei singoli nomi d'arte. Nessuno li aveva mai visti in faccia o il corpo, poiché si vestivano quasi camuffandosi, con una maschera nera e striature bianche diverse per ogni membro. Mio padre mi faceva ascoltare sempre una loro canzone quando mi portava a scuola, ormai le conoscevo tutte a memoria. Provai a continuare a sentirli dopo la sua morte, ma faceva ogni volta più male, così diventò una band dimenticata. Fu anche abbastanza facile dimenticarli, poche persone li conoscevano, ovviamente non Cole, e a quanto pare nemmeno... Layn. Si, per forza, quello doveva essere lo studio di Layn. Rockettara lo era e si vede, ma non sembrava una lettrice così accanita. Uscii dalla stanza e appena stavo chiudendo la porta, decisi di tenere ciò che avevo visto per me: sicuramente le avrebbe dato fastidio sapere che avevo sbirciato nella sua "stanza".
Mi avviai verso la porta di fronte, rivelandosi il bagno.
AH! Te l'avevo detto! Volevi scoprire i segreti della ricciolina, eeehh?
No!

Rimasi a petto nudo, per poi rimettermi solo la felpa per dormire. I jeans dovevo tenerli per forza, ma non mi davano troppo fastidio. Dopo aver usufruito del water e avermi lavato mani e faccia, tornai sotto.
«Pensavamo ci fossi cascato» disse Kai, impegnandosi a scavalcare le due poltrone.
Nemmeno ricordo per quanto altro tempo restammo a parlare, decidendo come metterci a dormire. Alla fine mi ritrovai a stare sulla parte esterna del materasso, comodo e con una bella copertona calda, con Kai alle mie spalle. Più o meno alle tre del mattino c'era un silenzio tombale, ma ancora il sottoscritto non riusciva a dormire. Era sicuramente per colpa dell'ansia che avevo dentro, era la prima volta che andavo a dormire fuori dopo che io padre se n'era andato. Forse non avrei mai dovuto farlo...
Sentii un piccolo sbuffo, un'altra persona era sveglia? Per tutta risposta, il materasso accanto a quello nel quale dormivo io si mosse e una figura piccola e mal illuminata dalla brace restante nel camino. Dai pochi dettagli che ero riuscito a vedere, si trattava di Layn. Aveva in mano il telefono, illuminato dalla schermata di una chiamata: chi cavolo era a quest'ora? Chiuse la porta della cucina, e l'unica cosa che riuscii a capire fu un "Pronto?" detto dalla ragazza. Non so per quanto tempo stette lì, ma aguzzai i sensi dell'udito al massimo per captare qualcosa. E cosa capii? Un bel nulla. Quando però La porta si aprì, chiusi gli occhi, facendo finta di dormire. Davo ancora le spalle a Kai, dormendo su un fianco. Sentii dei piccoli lamenti e una tirata di naso: stava per caso piangendo? Per un po' non si sentì più nulla, nemmeno i suoi passi. Continuai a fingere che stessi dormendo. Ad un certo punto sentii la coperta spostarsi, tirata leggermente. Aria fredda entrò e si scontrò contro il mio corpo caldo, fino a farmi venire la pelle d'oca. Quando però la coperta tornò al suo posto, un calore dovuto al corpo di Layn contro al mio mi fece quasi sobbalzare. La ragazza si era messa con la testa contro al mio petto, attaccandosi poi piano piano con tutto il corpo. Beh proprio una bella sensazione. Prese anche la mia mano, mettendosela poi sul suo fianco. Voleva un abbraccio? Ma io in teoria sto dormendo. Se mi muovo e le parlo, magari si spaventerà o mi accuserà di averla spiata, oppure di essere stato un bugiardo. O magari sperava che fossi sveglio per stringerla un po', perfino lei riusciva ad ammettere di avere bisogno di un abbraccio quando piangeva. E sentirla piangere mi faceva così male...

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Ohssy, vorrei fare questa cosa anche con i miei amici.
Il biondino continua a fingersi addormentato o consola Layn?

~LaynPix

Perversa innocenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora