Per Eren suo padre era sempre stato un po' un eroe, un po' lo stregone della fiabe; non avrebbe saputo dire da cosa derivasse questa sua convinzione, se fosse in parte il risultato di non essersi mai sentito accettato a pieno da lui. Non che Eren avesse mai dubitato dell'amore che l'uomo nutriva nei suoi confronti, solo era pienamente certo che non sarebbe bastato a fargli superare la scoperta di certe devianze che infagottavano la sua anima in un vestito d'Arlecchino, intessuto di sotterfugi e menzogne e che stava diventando sempre più soffocante ad ogni battito del suo cuore.
Era una questione diversa Grisha, lo era sempre stato fin da quando era bambino e la consapevolezza di deluderlo era un tizzone conficcato nello stomaco; ci aveva fatto il callo col tempo, dalle medie fino all'ultimo anno di liceo, i tempi bui dell'adolescenza dove l'unica cosa che sapeva offrire ai suoi genitori erano richiami dal preside e brutti voti. Un tempo quella cosa lo rendeva un nugolo di rabbia e risentimento, pizzicava proprio il bozzolo di quella farfalla che occupava la parte più oscura della sua mente; poi era arrivato alla considerazione che ad essere la figlia perfetta bastava Mikasa.
Si era alla fine arreso a quella semplice consapevolezza e, in parte, aveva cominciato a fare meno male; lui e suo padre erano parte di due mondi troppo diversi per avvicinarsi, non aveva quindi senso rincorrere un'approvazione che era certo non sarebbe mai avvenuta. Eppure continuava a fare male, pungeva come uno sciame instancabile di vespe, riempiendo la sua carne di bubboni infetti e dolorosi; avrebbe voluto che suo padre capisse, che riuscisse a vedere oltre il velo opprimente della normalità, che vedesse Eren. Gli sarebbe bastata anche la stessa accettazione amara di Reiner.
Forse per questo è sempre un po' strano quando suo padre si preoccupa per lui, quando vede che sta male e cerca di trovare il pezzo mancante del puzzle, quello che metterà a posto tutto il marasma che sente dentro; ci sono quelle mattine, poi, in cui Grisha è particolarmente loquace.
Sono imbottigliati nel traffico di Trost, che non si ferma nonostante siano appena le otto del mattino e la strada verso l'ospedale non sia proprio la meta che qualcuno sognerebbe di percorrere; ma essendo il più prestigioso della regione, non si stupisce della fiumana di persone che si muovono dentro le loro scatolette di luci e metallo.
"Fortuna che siamo partiti alle sette"
Lancia un'occhiata a suo padre, il profilo austero e adulto che risalta nel lieve pallidume di quel mattino uggioso di inizio novembre; quel lunedì si erano alzati davvero presto, anche se in realtà lui aveva dormito poco e niente, l'ansia che gli aveva divorato lo stomaco: non voleva fare esami, non voleva essere visitato da nessuno, non voleva essere costretto a vestirsi in modo normale e, soprattutto, non voleva essere costretto ad ingrassare. La sola idea di prendere peso lo disgustava, di far diventare ancora più reali di quanto già non fossero quelle caratteristiche del suo corpo così poco femminili, di vedere i suoi fianchi sempre dritti mentre le gambe e il busto si sarebbero riempiti.
Suo padre l'aveva trovato ad occhi sbarrati quando era venuto a chiamarlo, l'aveva guardato per qualche istante con le sopracciglia aggrottate ed Eren si era fatto forza, si era alzato col cuore pesante di paura e il rimorso di aver rovinato il giorno libero di suo padre, costringendolo a fare anche quel giorno il tragitto per andare a lavoro.
"Mi dispiace"
"Ti stai scusando per il traffico?"
Incassa le spalle senza replicare; Levi glielo dice sempre che quella è una brutta abitudine, ma lui sente costantemente il bisogno di scusarsi col mondo, di scusarsi con suo padre per essersi ritrovato quello sgorbio come figlio, un ragazzino pelle e ossa capace di dare solo preoccupazione e delusioni. Certe volte si chiede cosa ne sarebbe stato del loro rapporto se lui fosse normale, se Grisha sarebbe potuto essere orgoglioso di lui allo stesso modo in cui lo era con Mikasa, se avrebbero potuto condividere più cose insieme, se suo padre avrebbe smesso di guardarlo sempre con quegli occhi verdi pieni di tensione. Forse sarebbero stati tutti felici, lui sarebbe stato felice, l'Universo non avrebbe avuto motivo di accanirsi su di lui, forse sarebbe stato anche più forte per Reiner e sarebbe riuscito ad aiutarlo. Forse non avrebbe conosciuto mai Levi.
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Butterfly
Fanfiction!! ✨ Classificata nella "Long list" degli Italian Academy Awards ✨!! "Si chiede spesso cosa sia Eren, quale definizione sia possibile dare a quel nome, a quel corpo, a quell'anima. Eren è un uomo, un uomo che è anche una donna. Eren è un tramonto in...