Anemone

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Più di 12k parole...sta volta c'ho dato dentro di brutto; sorry not sorry. Scherzi a parte, buon Halloween e passate una bella serata.

L'immagine nello specchio gli mozza il fiato; sono le cinque del mattino e il sole filtra appena attraverso le tapparelle, rischiara l'ambiente aiutato dalla luce biancastra della lampadina. Le gambe gli tremano per la posizione costretta in cui le ha tenute tutta la notte, rannicchiato allo stesso posto in cui l'altro l'aveva lasciato; Reiner non gli aveva detto neanche una parola quando era tornato in camera un'ora dopo, non l'aveva neanche guardato e si era infilato sotto le coperte nel silenzio più totale. Neanche Floch aveva fatto rumore andando a dormire, ad un tratto la televisione si era semplicemente spenta e una porta si era chiusa.

Era rimasto con gli occhi sbarrati tutta la notte senza avere il coraggio di addormentarsi, la presenza di Reiner era stata un ottimo deterrente per fargli anche solo pensare di riposare; gli occhi si erano abituati gradualmente al buio, il russare di Reiner lieve nella stanza che l'aveva aiutato a tranquillizzarsi pian piano. Se l'altro dormiva, non poteva fargli del male.

Aveva aspettato finché il primo timido raggio di sole non aveva rischiarato la stanza e il viso addormentato del biondo; solo allora aveva avuto il coraggio di strisciare fino ai frammenti del suo cellulare e tentare miseramente di rimetterli insieme. Non aveva dato le spalle all'altro fino a che non aveva raggiunto la porta, aprendola con lentezza e sussultando al cigolio che aveva fatto; Reiner si era girato borbottando e aveva continuato a dormire ed Eren era stato certo che se qualcuno avesse guardato il suo viso in quel momento, avrebbe saputo dire con esattezza quanti battiti il suo cuore avesse saltato.

Era arrivato al bagno reggendosi a stento in piedi e si era appoggiato al lavandino, riempiendolo di acqua gelata; se l'era gettata in viso cercando di dissipare quella patina di nebbia che gli aveva offuscato la mente, il labbro che bruciava al contatto con le dita, pulsando dolorante. Si era osservato attentamente nello specchio ovale del bagno, il viso bagnato e leggermente gonfio per la sera precedente; si era tolto del tutto il cerotto fradicio applicato da suo padre e la figura che gli era apparsa allo specchio l'aveva fatto chinare nel water per rigettare tutto ciò che il suo stomaco ancora conteneva.

E ora, con la fronte poggiata alla ceramica fredda, si sente la gola bruciare mentre vomita, le lacrime che si mischiano con i succhi gastrici e l'odore aspro che gli invade le narici; si rannicchia accanto alla doccia pulendosi le labbra, gli occhi secchi e rossi che ardono da morirne e non vogliono saperne di restare aperti. Le guance bruciano ancora un po' ma, per sua fortuna, non ci sono lividi che adombrano la sua pelle e anche il rossore era totalmente scomparso; quella volta Reiner aveva avuto il buon senso di non lasciargli segni visibili che non avrebbe saputo come giustificare. Un labbro spaccatosi per il freddo era più semplice da scusare.

La ferita sulla tempia non pulsa più e si è richiusa nuovamente; invece anche solo il contatto del cotone della maglietta sul fianco lo fa sibilare dal dolore. La alza per sbirciare la sua pelle e gli sembra che qualcuno gli stia stritolando il cuore a vedere quell'enorme macchia violacea che ne copre quasi la metà, una lunga e sottile crepa arrossata, il punto in cui la cinta aveva scorticato la pelle, che risale il centro macchiando la maglietta di puntini insanguinati; dovrà tornare nella stanza di Reiner e cambiarsi se non vuole che Levi se ne accorga.

Deve alzarsi da lì e sbrigarsi a cambiare quella maglietta e uscire, prima che Reiner si svegli; ma la testa gli fa troppo male per riuscire a pensare, gli sembra ancora di sentire lo schiocco che aveva fatto il cuoio sul suo fianco, il bruciore terribile che gli aveva spezzato il fiato nei polmoni e quel pulsare malato che non si era fermato un solo istante. No, non ha intenzione di tornare in camera, troverà una scusa da usare con Levi.

Levi. Se solo avesse saputo cosa avrebbe scatenato quel pomeriggio fuori con lui, l'avrebbe salutato una volta uscito dal bar e sarebbe subito corso a casa di Reiner, non importa quanto avrebbe rimpianto quel pomeriggio perso col senno di poi; non gli aveva mandato il messaggio che aveva promesso, il cellulare oramai irrecuperabile non aveva voluto collaborare nell'accendersi neanche pregando. Non era neanche riuscito a sapere che messaggio avesse mandato il suo ragazzo prima di distruggergli il cellulare.

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