Quando aveva sette anni, Eren era andato a dormire a casa di suo nonno per il weekend assieme a Mikasa; i suoi genitori dovevano partecipare ad un matrimonio fuori città e avevano preferito non portarli per evitare a due bambini lo stress di un viaggio di otto ore in macchina e una festa che si sarebbe protratta fino alle cinque del mattino. Eren non era stato molto entusiasta di passare del tempo in casa di suo nonno e anche suo padre, per quanto sapesse di non avere altra persona a cui lasciarli, ci aveva rimuginato parecchio prima di farli andare; non l'aveva capito a quel tempo quanto suo nonno fosse in assoluto la persona che Grisha meno tollerasse della sua famiglia, meno ancora della perfida e ignorante zia Alma.
Eppure non aveva potuto fare altro, il matrimonio del capo reparto richiedeva la presenza dei suoi genitori; sua madre si era assicurato di farli stare buoni e gli aveva dato anche il permesso di portare la sua bambola preferita a casa del nonno. Era un agglomerato di stoffa verde e bianca, dagli arti a salsicciotto e due bottoni neri al posto degli occhi che aveva trovato nell'uovo di cioccolato la Pasqua prima; suo padre, per quanto non ne fosse stato felice, gliel'aveva lasciata tenere quando l'aveva visto così entusiasta.
Ci stava giocando quel pomeriggio, appollaiato in un angolo del salotto a fingere di essere in un ristorante, Mikasa che faceva la sua cuoca in seconda e gli passava il set di pentole finte che avevano ricavato da contenitori di plastica e carta di giornale; non aveva visto suo nonno finché non gli aveva strappato la bambola di mano, urlandogli che non doveva giocare con cose da femmina. Se lo ricorda ancora il ceffone che gli aveva rifilato prima di buttare la sua Amy nel camino acceso e trascinare lui e Mikasa, che gli aveva urlato contro in sua difesa, in camera.
Suo padre si era fatto scuro di rabbia quando era venuto a saperlo, anche se non aveva idea di cosa avesse detto al nonno; l'unica cosa che Eren era riuscito a pensare era che alla sua bambola mancavano le gambe e che si era tutta rovinata.
Ed ora quella bambola senza gambe e senza anima è lì a guardarsi nel riflesso dello schermo del computer, la luce aranciata del tramonto che si spande come olio lungo la stanza, colorando tutto l'ambiente; l'ufficio di Levi è enorme e profuma maledettamente di pulito e limone. I mobili tutti in legno, pesanti e resistenti, non sembravano essere chissà quanto costosi o pregiati; non che la cosa lo sorprenda, in due settimane e mezza gli era stato chiaro quanto l'utilità per Levi cedesse facilmente il posto all'apparenza. Non era un ambiente rozzo o poco curato, ma spartano e fatto di essenziali a cui sfuggivano forse solo il computer di ultima generazione e i libri tenuti con una cura maniacale.
Gli occhi gli si incrociano nuovamente, le parole sullo schermo che sembrano danzare davanti e prendere la forma del disgusto che prova verso sé stesso; il cellulare vibra nuovamente, scivola sul ripiano di legno come un insetto morente, mentre lampeggia per un attimo prima di tornare piatto come l'acqua immobile e silenziosa di un lago. Reiner gli ha mandato l'ennesimo messaggio della giornata; non ne ha aperto neanche uno, la sua testa che si rifiuta di leggerli non trovando dentro di sé una briciola di coraggio.
Un altro trillo e l'acqua nel suo bicchiere tremola nuovamente, la copertura del telefono che sfiora appena il vetro lucido e opaco su cui il suo nome spicca nel suo verde bottiglia; Levi si rifiuta di utilizzare stoviglie di plastica nei loro uffici, considera una grandissima forma di ipocrisia fare soldi sull'ecosostenibilità e poi riempire ogni ufficio di quel materiale inquinante.
Osserva l'acqua e i minuti si protraggono in ore o forse passano semplicemente anni; Eren non lo sa, il suo mondo pare una palla di neve piena d'ovatta scossa dalla mano frenetica di un sadico, in cui l'unica cosa reale sembrano i cerchi d'acqua che si spandono a ogni respiro del suo telefono. Gli sembra di essere ancora fuori da sé, a guardarsi le ciocche castane che scivolano sul viso, l'alone giallastro del livido che neanche il campioncino di fondotinta che gli aveva portato Mikasa riesce a coprire.
STAI LEGGENDO
Butterfly
Fanfiction!! ✨ Classificata nella "Long list" degli Italian Academy Awards ✨!! "Si chiede spesso cosa sia Eren, quale definizione sia possibile dare a quel nome, a quel corpo, a quell'anima. Eren è un uomo, un uomo che è anche una donna. Eren è un tramonto in...