Wooden wheel

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"Sei sicuro di stare bene? Hai la faccia di uno che non dorme da giorni"

Lancia uno sguardo di sbieco a Hitch e ritorna a prendere appunti con la matita mezza spuntata che ha fregato dall'auto di Levi quella mattina; il moro era stato stranamente loquace in quei quindici minuti, forse per compensare la sua presenza emaciata che appesantiva l'aria nella macchina. Nonostante si aspettasse che Levi non avrebbe fatto domande, non si era aspettato anche il modo in cui il suo cuore si era stritolato quando l'altro si era dimostrato disponibile ad ascoltarlo, se solo avesse voluto; tuttavia era rimasto zitto, perché in verità non c'era niente che potesse dire per giustificare tutto quel silenzio.

Jean aveva provato a chiamarlo varie volte, le aveva ignorate tutte e si era chiuso nella sua stanza per due giorni; aveva ignorato Connie, Historia e Mikasa, aveva spento il cellulare e si era rintanato tra le coperte per il weekend sperando che quel lunedì mattina tutto si sarebbe rivelato uno scherzo. Ma la realtà era piombata col filo tagliente della ghigliottina dei sensi di colpa e non aveva avuto il coraggio di rispondere alle domande di Mikasa; aveva anche chiamato Reiner prima che fosse il biondo stesso a farlo.

Non lo faceva mai, in realtà, perché a Reiner dava fastidio essere disturbato la mattina e, se la mancanza di Jean non avesse premuto tanto sotto il costato, non si sarebbe mai permesso di rischiare di infastidirlo; ma Eren, quell'ingenuo dalla voce tremante, era convinto che l'altro fosse guidato solo dalla rabbia di quel sentimento taciuto che lo legava all'amico, che lasciando passare quei due giorni il biondo avrebbe ragionato e tutto sarebbe tornato apposto. Che avrebbe potuto chiamare Jean una volta chiusa quella chiamata.

Ma la realtà si era infranta sotto i suoi piedi come una lastra di ghiaccio troppo sottile; Reiner non gli aveva solo ribadito che avrebbe fatto meglio a cucirsi la bocca se non voleva che il suo segreto fosse sulla bocca di tutti – quel suo parlare di prove che Eren non capiva, ma che bastavano a fargli sentire lo stomaco stretto dal panico – ma che se avesse provato a tirare fuori Jean nei loro discorsi un'altra volta, avrebbe anche potuto dirgli direttamente che preferiva la compagnia dell'altro. E gliel'aveva detto con un tono così deluso e infelice che si era sentito male davvero: perché qualsiasi cosa facesse finiva per ferire Reiner, perché continuava a sbagliare anche se sapeva quanto all'altro costasse fidarsi? Quanto fosse difficile passare sopra gli odori che si alternavano sulle camice di suo padre come i carri di un'ipocrita carnevalata?

Allora era stato muto, si era cucito la bocca a doppio filo affondando le lacrime nella manica del giubbotto; se Levi avesse notato la stoffa umida, Eren non lo sapeva.

"Eren"

Hitch lo puntella con un dito, il tono petulante di un bambino che sta aspettando una risposta dall'adulto reticente; la ragazza è praticamente stesa sul piano da lavoro, la matita incastrata tra i corti capelli biondi a tenere indietro le ciocche più lunghe, quelle colorate di rosa pastello che l'altra ha attorcigliato in uno chignon scomposto. Anche se Hitch sapeva essere un misto seccante come Mikasa nei suoi giorni peggiori e sferzante come Ymir, gli piaceva la sua schiettezza ed era una delle poche persone con cui era riuscito a legare; Eren non era mai stato particolarmente timido, da ragazzo riusciva a fare amicizia con chiunque e, pensandoci, non avrebbe saputo dire con esattezza il momento in cui era cambiato: forse quando era uscito per la prima volta come sé stessa e gettato la maschera di quella finta normalità che gli stringeva come fosse fatta di ferro; o forse quando aveva incominciato a perdere i suoi amici e aveva capito che non creare legami avrebbe fatto meno male, come meno doloroso sarebbe stato dover spiegare a meno persone chi fosse veramente. Non lo sa e, probabilmente, non lo saprà mai; ma Hitch gli piace lo stesso ed è l'unico appiglio di calma, figlia di un distacco asettico dalla sua vita di tutti i giorni.

Accetta gli appunti che la bionda gli passa, ringraziandola con un cenno del capo prima di tornare a guardare le slide che scorrono sulla lim; Hitch continua a tenergli gli occhi addosso, il volto appoggiato mollemente sul polso riccamente decorato da decine di bracciali e pendenti, un mare d'oro bianco e rosa che tintinna ad movimento dell'altra.

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