Red Caress

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ATTENZIONE: SCENE FORTI!!!

"Lo vede che alla fine ci avevo visto giusto? Cazzo, potrei abituarmici ad essere scarrozzata in giro"

"Potresti evitare di parlare come se io avessi una compromissione dell'udito?"

"Che paroloni...parla così anche quando scopa?"

Historia ha la faccia affossata tra le dita, le ciocche bionde si intrecciano alle zigrinature degli anelli che indossa e non nascondono quanto sia in imbarazzo per le uscite della compagna; Levi non trattiene la bestemmia che gli preme contro le labbra e sembra del tutto intenzionato a mollare Ymir sul ciglio della strada. Eren ridacchia dietro la manica della giacca, gli occhi lucidi e socchiusi dal sonno che non ha ancora lasciato il suo corpo; aveva fatto così assurdamente tardi ieri sera, che non se l'era proprio sentita di far fare un viaggio così lungo a Levi ed era stata una fortuna che le sue amiche fossero ancora sveglie e pronte ad ospitarlo.

Si osserva le dita a quel pensiero, il rubino che ai suoi occhi si fa più scuro ad ogni bugia che si aggiunge a quel marasma infinito che prima o poi finirà per soffocarlo, tassello dopo tassello appesantisce Il grattacielo senza fondamenta della sua vita; aveva promesso a Reiner che non sarebbe più andato a dormire da Historia e Ymir, che non si sarebbe più intromesso in quel modo così rude e abusivo nell'intimità delle sue amiche, smettendola di fare il peso morto a casa d'altri quando il suo ragazzo che non gli avrebbe mai negato un letto comodo e un pasto caldo.

Aveva sentito il cuore sprofondare nello stomaco quando Reiner l'aveva messo di fronte a quanto fosse crudele imporre la sua presenza tutte le settimane e pesare sulle spalle delle ragazze, soprattutto quando le sue amiche faticano ad arrivare a fine mese e devono stare attente ad ogni spesa; Historia dipendeva totalmente da sua sorella e dalle borse di studio e Ymir era stata diseredata da sua madre il giorno stesso in cui si era iscritta alla scuola di cucina. Se la madre di Jean non l'avesse presa a lavorare al suo ristorante come aiuto cuoco, si sarebbero trovate a vivere di stenti.

E lui è uno stupido egoista irriconoscente, un ragazzino che vive ancora nel mondo dei sogni ed è troppo rinchiuso in quel bozzolo di devianze per rendersi conto di quanto sia pesante per le persone che ama; lo sa che le sue amiche non glielo direbbero mai, perché sono troppo gentili con lui e gli vogliono troppo bene per dargli un colpo simile, per dirgli quanto sia difficile portare anche lui sulle spalle occupandosi di un bambino. E deve già troppo alle ragazze per potersi permettere quell'ulteriore egoismo, per usarle come oasi felice in cui scappare quando tutto con Reiner diventa semplicemente troppo, quando i cappi che stringe attorno alla sua gola si sommano così tanto che passa solo un filo d'aria e non riesce a non tremare al solo pensiero di vederlo.

Succede spesso negli ultimi mesi, da quando Reiner è stato promosso da suo padre e si era ritrovato un'agenda fitta di impegni su impegni da dover gestire, a sguazzare in un lavoro che odia e cercare di non affondare in quell'acqua paludosa e gelida dei rimpianti. Ed Eren certe volte si sentiva uno sfogo, una bambola su cui riversare tutta la frustrazione e prendere in giro con una gentilezza dalla consistenza di carta pesta; facevano male quei pensieri, più dei lividi che erano impressi sulla sua pelle, più della stoffa che stringe tutti i giorni il suo corpo, stritolandolo fino a fargli percepire quanto a fondo quella parte sbagliata di sé si fosse insidiata in lui.

Reiner ha ragione a dire che è un ragazzino, che non pensa mai a nulla di serio nella vita ed è troppo chiuso nel suo mondo di stoffe e colori per vedere. È solo che, certe volte, gli sembra che il biondo veda problemi dove non esistano, che cerchi quasi di soffocarlo con tutte quelle restrizioni, sui suoi impegni, sui suoi amici, sul suo tempo, su ciò che indossa; sa che Reiner ha bisogno di sentirsi al sicuro perché lui non gli ha mai dato certezze, che mantenere il controllo e la stabilità è qualcosa di cui ha bisogno, che agogna con ogni fibra della sua anima tanto quanto lui agogna andare al suo primo giorno di Accademia in gonna. Ed è difficile, certe volte, ricordarsi che Reiner lo fa perché pensa sia il meglio per lui, che non si rende conto che tutti quei messaggi e quel continuo interrogatorio a cui lo sottopone tutti i giorni lo fanno sentire come osservato da un grande occhio, né di quanto sappia di sabbia ogni volta che l'altro lo mette senza pietà di fronte alla sua poca considerazione per le persone che ama.

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