The Sound of Silence

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"Ne è sicuro? La presentazione è tra meno di un mese"

"Eren, ascolta, riposati... questi sabati che abbiamo aggiunto sono più una precauzione di Erwin che altro, davvero"

La voce di Levi pare ovattata, come se la cornetta del telefono fosse immersa in una piscina d'acqua bollente; o forse sono quelle cuffiette raccattate al negozio "tutto a un euro" affianco all'ufficio che, combinate col vento di Shiganshina, rendono difficile sentire cosa l'altro stia dicendo.

La schiena gli fa male per tutto il tempo che è stato fuori a prendersi quel freddo, infagottato nel montgomery di suo padre e in una sciarpa enorme che comunque paiono non riuscire a riscaldarlo; le dita intirizzite faticano a chiudersi sulle mollette di legno, scivolando quasi non avessero presa e rosse come due melograni sanguigni, e i vestiti che da bagnati sembrano solo più pesanti. Un'altra raffica di vento colpisce il giardino, facendogli scivolare la cuffietta destra e strappandogli con forza la stoffa che ha tra le mani, portandola a volteggiare nell'area oltre la cancellata e cadere al di là delle inferriate di metallo.

Impreca forse in modo fin troppo colorito mentre va a controllare dove sia volata, il rosso della stoffa che sembra quasi un'enorme fragola sul cespuglio della vicina, perché la voce di Levi sembra preoccupata quando lo chiama.

"Ti sei fatto male?"

"La camicetta preferita di Mikasa... è caduta nel giardino della signora Linbert"

Lo sente che Levi tossicchia, cercando di trattenere le risatine mentre il metallo dell'inferriata gli congela la fronte; se non fosse troppo preoccupato a compiangersi della sua sfortuna, sperando che il cane malefico della vicina non l'adocchi, forse potrebbe addirittura sentirsi offeso. Eppure neanche quando la voce del moro torna a scivolargli nelle orecchie riesce a risentirsi di quanto sia ancora divertita, di come le risa cerchino ancora di superare quel limite autoimposto.

"Non avevamo concordato che saresti stato a riposo oggi? Stendere i panni al freddo non era nei piani"

"La lavanderia la faccio io in casa... e le lenzuola si asciugano che è un amore con questo vento"

Sa perfettamente di sembrare un invasato in quel momento, come sa anche che Levi è l'unica persona al mondo con cui può parlare di pulizie senza sentirsi sminuito per un'occupazione così casalinga; fare la lavatrice era una cosa nata col tempo, quando aveva cominciato a indossare capi femminili e non poteva correre il rischio che gli altri in casa lo scoprissero, soprattutto quando aveva cominciato ad essere una vera e propria abitudine. Erano stati tutti entusiasti di lasciare a lui quella incombenza, sia sua madre che con le faccende domestiche era sempre stata negata, sia Mikasa che con la lavatrice aveva un rapporto di assoluto odio, chiaramente ereditato da Grisha e in cui l'elettrodomestico aveva puntualmente la meglio.

Di contro, lui era l'unico in casa a non saper bollire neanche il latte ed era stato interdetto dalla cucina dopo essersi quasi mozzato un dito a sedici anni; neanche a dirlo, a Karina quella cosa non era andata per nulla giù, perché un inetto del genere non potrà mai prendersi cura di suo figlio in modo adeguato, ripagandolo della vita agiata che i soldi del suo ragazzo gli stanno offrendo. Non come il meraviglioso Berthold che era capace di fare tutto, conosceva a menadito l'arte contemporanea e la finanza ed era nella maniera più assoluta il meglio per Reiner.

Eren all'inizio ci aveva anche provato a imparare a cucinare, si era fatto addirittura aiutare da Ymir – che aveva storto il naso a sentire le sue motivazioni, rimarcando come sua suocera fosse rimasta la solita vecchia racchia bigotta – ma era stato completamente inutile. E Reiner era sempre stato così dolce a non farglielo mai pesare troppo.

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