Un regalo inaspettato

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Mariel socchiuse gli occhi e da dietro un cespuglio fissò le figure dei quattro ragazzi al limitare del lago di Trebes. Erano a una dozzina di passi da lei e poteva sentire i loro pettegolezzi. Era quasi il tramonto e il cielo stava assumendo sfumature rossastre. Un vento tiepido di fine giugno le scompigliava i lunghi capelli neri con sfumature violacee ma lei non perdeva la concentrazione. Alzò il braccio destro e rivolse il palmo verso il lago. Il resto del corpo era immobile. Un respiro e chiuse gli occhi. Sollevò lentamente l'altro braccio e lo portò all'altezza della testa. La mano destra cominciò a tremare e dalle acque del lago iniziarono a spuntare i primi zampilli. Poi un colpo secco verso il basso e si alzò un'onda altissima, a un passo dai quattro ragazzi, che li travolse in pieno. Aprì gli occhi e sorrise. I quattro si guardarono smarriti e in un attimo incrociarono lo sguardo di Mariel. Poi arrivarono le urla:
«Prendiamo quella strega!»
L'ordine era partito da Conar, il più grande del gruppo, poteva avere sedici anni e vantava l'onere di capo di quella banda di smidollati. Ma Mariel fu più veloce. Sfruttò la sua corporatura minuta per scivolare tra le fronde degli alberi e confondersi tra essi. Una manciata di minuti e della sua pelle diafana non rimase neanche l'ombra. Appena fu sicura di essere sola rallentò il passo è si avviò verso casa. Era soddisfatta. Quei quattro non facevano che importunare Lorien, la sua migliore amica, prendendola in giro per via dei suoi occhi strabici. Giunta a casa varcò la soglia e si diresse dritta nella sua camera.
«Sei tornata?» tuonò la voce di Elaine.
«Che domande, ma', non mi vedi?»
La donna non rispose alla provocazione della figlia e la raggiunse nel suo nido. Quando la vide la tirò a sé e l'abbracciò; un gesto consueto che a Mariel non dispiaceva affatto. Un attimo dopo si staccò da lei, impaziente. Un sorriso stampato in viso e una mano chiusa davanti gli occhi della figlia.
«Cos'è?» disse sorpresa Mariel.
Elaine aprì la mano e lasciò scivolare una collanina tra le dita. Il pendente era una particolare pietra azzurra, circondata da un metallo che agli occhi di Mariel sembrò pregiato.
«Mamma! Non dovevi... grazie.»
«Non tutti i giorni la mia piccola compie quindici anni» sorrise la donna.
Il viso della ragazza si colorò di un lieve rossore e i suoi occhi argentati divennero quasi lucidi.
Prese il piccolo gioiello e cominciò a rigirarselo tra le mani, affascinata da tanta raffinatezza.
«È pietra di luna» disse Elaine, rispondendo a un pensiero della figlia. «Un catalizzatore naturale che potenzia ogni tipo d'incantesimo. Ho sudato tre settimane per farne un ciondolino più o meno decente.»
«È bellissimo!» rispose Mariel. «Grazie mamma.»
La donna le spostò una ciocca di capelli e le stampò un bacio in fronte. Poi la fissò negli occhi e storse il naso.
«Cos'è successo al lago?»
«Ma la smetti di leggermi i pensieri?» sbuffò la figlia. Ma sorrideva. «Hanno avuto quello che meritavano!» sentenziò incrociando le braccia.
Elaine le scompigliò i capelli e sorrise. «Basta che non ti cacci nei pasticci.»
Mariel rispose con una linguaccia e una strizzata d'occhio.
«Vieni di là» riprese la donna, «non sono finite le sorprese.»
Mariel indossò la collanina e seguì sua madre, trepidante di scoprire cos'altro si era inventata.
Giunta in prossimità della sala da pranzo vide una figura che l'attendeva in piedi. Era Tudwal. Si bloccò. Ma lo stallo durò solo una frangente di secondi. Si mise a correre e saltò al collo dell'uomo che le stava davanti. Piangendo di gioia.
«Papà!» gridò mentre lo stritolava. «Quando sei arrivato?» Mariel non mollò la presa al collo del padre e questi si perse nel calore del suo abbraccio.
«Se non mi ammazzi te lo dico» le disse con una voce forzatamente soffocata. Sorrise e si staccò dolcemente dalla figlia. Mancava da casa da tre mesi, da quando il fronte si era fatto più vicino alle terre libere e i generali avevano richiamato un gran numero di cavalieri a difendere i confini. Morfans, il despota delle terre aride, bramava la conquista di Kabrat, capitale delle terre libere. Da lì sarebbe stato a un passo dal potere supremo. Mariel era orgogliosa di suo padre, che vantava essere tra i cavalieri più in gamba dell'esercito; ma al tempo stesso aveva avuto paura di non rivederlo tanto presto. Ma ora era tornato. Ed era tutto per sé.
«Sono arrivato pomeriggio» iniziò, «ho cavalcato a rotta di collo per poter essere qui oggi.» Rise. Si sistemarono a tavola dove li attendevano tre ciotole di brodo fumante.
«Come vanno le cose al fronte?» chiese Mariel.
«Siamo riusciti a evitare il peggio» rispose Tudwal, «ci siamo ripresi le torri di Nidum e abbiamo guadagnato un po' di terreno. Adesso siamo a un punto morto.» L'uomo sorseggiò un po' di brodaglia, poi riprese: «Noi siamo più forti, ma loro hanno quei maledetti uccellacci che attaccano dal cielo e danno un bel po' di filo da torcere agli arcieri e ai maghi.» Sospirò. «Fra due mesi devo ripartire.»
Il viso di Mariel si rabbuiò e i suoi occhi divennero tristi.
«Nah! Non c'è tempo per i bronci!» sentenziò suo padre. «Ti ho portato anch'io un regalino» disse poi, avvicinando una sacca al tavolo. Quando Mariel vide il contenuto rimase senza respiro. Alle fioche luci delle lanterne sfavillava una lunga spada argentata; brillava come fosse diamante. La lama era affilata come un rasoio e si stringeva leggermente verso l'elsa. All'estremità di quest'ultima si stagliava una testa di drago; i suoi occhi di fuoco inchiodavano lo sguardo di Mariel che non riuscì a trattenere un'esclamazione di stupore.
«È... bellissima!» Aveva le lacrime agli occhi.
«Domani ti porterò con me da Sebile, ho delle domande da farle; nel frattempo tireremo un po' di spada, vediamo quanto sei diventata brava.»
Mariel prese finalmente la sua spada tra le mani e si stupì di quanto fosse leggera e maneggevole.
«Non mi risparmierò!» esclamò sorniona.
«Me la fai diventare un maschiaccio la mia principessa» si intromise Elaine sorridendo.
Quella notte, quando Mariel si addormentò, sognò di soldati guerrieri, di maghi e di draghi. E lei stringeva in mano la sua spada.

Mariel: Il covo delle ombreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora