Il Covo delle Ombre

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Che sapore ha la morte?
Ha gli occhi scuri, come catrame,
come oro nero colato...
ma che sapore ha?
Suona veloce le sue note,
stridule e laceranti,
e parla un linguaggio segreto,
eco di un ricordo lontano,
anni, secoli...
ma che sapore ha, la morte?

Mariel e Thorne stavano l'uno di fronte all'altra.
Nei loro sguardi danzavano lamine invisibili, affilando il silenzio prima della tempesta.
Nessuno dubitava dell'esito di quella lotta.
Mariel era brava con la spada, ma lo sfregiato aveva già dato prova della sua superiorità.
Tuttavia, la ragazza pareva abbastanza sicura di sé. I suoi occhi erano fiamme vive, che illuminavano l'oscurità di un tramonto ormai inoltrato.
Gocce di pioggia iniziarono a cadere giù come preludio silenzioso alla tempesta imminente, riflesse negli sguardi intensi dei duellanti.
Fu Thorne a fare il primo passo: si lanciò all'assalto mulinando la sua spada come fosse un'estensione del suo stesso spirito, ogni movimento emanava un fremito di letale determinazione. Le si avventò contro senza neppure darle il tempo di prepararsi. Mariel schivava e indietreggiava, incapace di contrattaccare. Ma a un tratto l'uomo fece un passo falso. Un piede messo in fallo rischiò di fargli perdere l'equilibrio. Fu allora che Mariel scorse la sua occasione. Valutò con attenzione le mosse del rivale. Al momento giusto impugnò la spada con tutto il coraggio che aveva e caricò un colpo diretto alla mano dello sfregiato. L'arma gli scivolò via, roteando in aria come impazzita. Ma l'uomo con un balzo felino e una capriola nel fango riuscì a riprendere la sua spada. Tuttavia questo imprevisto diede il tempo alla ragazza di preparare il suo contrattacco. Iniziò a menare fendenti, uno dietro l'altro; schivate, affondi, rovesci, diretti... sembrava un'ossessa in preda a una furia assassina.
Conar seguiva attentamente ogni movimento dei due, senza distogliere lo sguardo un attimo. Ma quel che vide di Mariel quasi lo spaventò: non era più la ragazza che conosceva; sembrava trasformata. Tutta la sua energia era riversata su un unico scopo: battere lo sfregiato. Era diventata un demone dell'inferno.
Sferrava a Thorne un colpi precisi e letali, costringendolo a indietreggiare. Lo insultava, lo malediceva, e a ogni colpo lo chiamava codardo e lo costringeva a stare sempre sulla difensiva.
A un tratto l'uomo scansò di lato, fece un balzo all'indietro e si liberò dalla foga della ragazza.
«Ora si fa sul serio!» intimò.
Roteò la spada davanti a sé, si avvicinò e colpì la sua avversaria con un calcio all'addome.
Conar impallidì. I due elfi smisero di guardare l'incontro, delusi dall'esito ormai certo. E fu un peccato.
Mariel cadde rovinosamente a terra e affondò le mani nel fango. La spada a un passo da lei. La testa di drago sul pomo la fissava e sembrava schernirla. Poi una frase le attraversò la mente, ondeggiando come un filo d'erba spinto dal vento, per poi fermarsi proprio davanti ai suoi occhi: "le detti tu le regole in guerra?"
La voce di Sebile risuonò forte nella sua testa e Mariel si aggrappò a quell'insegnamento. Afferrò un pugno di fango e lo lanciò dritto agli occhi del suo avversario. Poi rotolò su sé stessa e riprese la sua spada. Mentre Thorne si strofinava il viso per pulirsi si ritrovò la punta della spada di Mariel puntata alla gola.
Il campo si riempì di silenzio. La pioggia continuava a cadere, ma ormai sembrava celebrare il trionfo di Mariel.
In un gioco di sguardi, una danza di lame, un preludio di tempesta, si era consumato un duello che aveva svelato non solo la forza, ma anche l'astuzia di una giovane guerriera.
Conar esplose in un applauso pieno di orgoglio per la sua amica, mentre Thalion e Ríon facevano fatica a credere ai loro occhi.
«Adesso vuoti il sacco» disse Mariel, con la spada ancora puntata al collo dell'uomo.
Un ghigno spuntò sulle labbra di Thorne ma, lentamente, annuì.
«Cosa c'è oltre il confine delle terre oscure? La domanda di Mariel rimbalzò sul filo della spada, impetuosa come un mare in tempesta, e andò a conficcarsi dritta nelle orecchie dello sfregiato.
L'uomo scoppiò in una risata folle.
«Non pensavo che aspirassi al suicidio, ragazzina.»
«È io che tu non mantenessi la parola data.» ringhiò la ragazza. La spada graffiava ancora la carne dell'uomo.
Thorne alzò le mani. «Te lo dico, te lo dico, tranquilla.»
Mariel abbassò l'arma.
«Oltre il confine, ragazzina... c'è il Covo delle Ombre! Un luogo di oscurità incommensurabile, dove la vita come la conosci tu non esiste.»
La ragazza serrò la presa sulla spada, sentendo il freddo del metallo filtrare attraverso la pelle e ghiacciare le sue vene.
«Quindi?»
Lo sfregiato rise di nuovo, un suono rauco che echeggiò nel silenzio del campo.
«Non hai idea degli orrori che si nascondono in quelle terre. Creature che sembrano sbucate fuori dai tuoi peggiori incubi, ombre che strisciano nella notte pronte ad afferrare la tua anima e spedirla dritta all'inferno. C'è la morte da quelle parti...»
«Non ho paura della morte.»
«Perché non l'hai mai incontrata, ragazzina. Per attraversare quelle terre devi imparare a essere invisibile, devi confonderti con le ombre, devi essere più veloce del vento e più silenziosa della neve che si poggia sull'erba... non dureresti un solo giorno nel Covo delle Ombre.»
Mariel esitò, poi prese la sua spada e la infilò nel fodero.
«Può darsi» disse, «ma la fortuna vuole che ho qui con me qualcuno che mi insegnerà tutte queste cose.»
Thalion scattò in piedi.
«Non era tra gli ordini del Re!» esclamò.
«Io non prendo ordini da nessuno» ribatté Mariel.
«I patti erano che saremmo tornati per studiare un piano per...»
«Nessuno è mai stato oltre i confini delle terre oscure, Thalion!» lo interruppe Ríon, «la mezzelfo ha ragione, ci serve qualcuno che sappia realmente cosa ci aspetta una volta giunti lì, e come affrontarlo.»
Il sorriso di Thorne divenne un ghigno.
Conar, dal canto suo, ascoltava in silenzio. Ma il suo cuore era inquieto.
Mariel riprese la parola: «dunque?» chiese all'uomo sfregiato.
Thorne fece una smorfia e si mise la mano sul mento, a far capire che doveva pensarci. Ma poi...
«D'accordo!» esclamò, «ti insegnerò tutto. Ti insegnerò anche a eludere la morte in persona.» Fece una pausa. Poi riprese: «ma saremo solo io e te.»
L'inquietudine di Conar si diramò per tutto il suo corpo, e quasi gli cedettero le gambe.
«Così sia!» rispose Mariel.

Mariel: Il covo delle ombreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora