Il giorno seguente Mariel era impaziente di partire.
Sebile era una guerriera esiliata, perché aveva fatto parte dell'esercito di Amlhet, ma si vociferava che il motivo del suo esilio era dovuto al suo essere donna; tra i generali nessuno la voleva sottoposta e alla fine trovarono una scusa per cacciarla. Era la sorella di Tudwal e abitava in una piccola casetta nella parte est della foresta. Mariel c'era stata una sola volta all'età di sette anni. Distava mezza giornata a cavallo da Trebes. Elaine aveva preparato un cesto per il viaggio, nonostante fosse breve, con pane, formaggio e della frutta.
«Sei appena arrivato e già riparti...» disse la donna sulle labbra del marito.
«Tre giorni!» sentenziò Tudwal. «Gli ultimi tre giorni e poi staremo tutto il tempo insieme.»Non immaginava però, che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe vista.
Partirono che il sole era già alto in cielo e contavano di arrivare prima del tramonto.
La via si srotolava senza intoppi. La nuova spada di Mariel le difendeva il fianco e il ciondolo le scaldava il petto. I primi rami della foresta si presentarono angusti e i due dovettero scendere da cavallo e proseguire a piedi per un'altra buona ora. Un flebile venticello giocava con le foglie facendole svolazzare davanti a loro, e tra le fronde intonava una lieve melodia che si intrecciava al cinguettio degli uccelli. Il paesaggio si ergeva maestoso davanti a loro e, per il restante tragitto, rimasero in silenzio a godersi l'armonia della natura. Arrivarono in una piccola radura dove al centro emergeva una casupola di legno. Mariel la ricordava più grande. Bussarono. Dall'interno non udirono nessuna voce ma un rumore di passi si avvicinò all'uscio. Infine la porta si aprì.
«Avrai avuto un motivo urgente per venire a trovarmi» sentenziò fredda la donna alla vista del fratello. «Cos'è... sei stato promosso a generale e sei venuto a reclutarmi?»
«Anch'io sono felice di vederti, sorellina!» rispose Tudwal. Sebile storse il naso. I suoi corti capelli stavano cominciando a tingersi di grigio e il suo viso esprimeva l'amarezza di una vita in solitudine. Indossava una lunga veste rossa che la faceva somigliare più a una strega che a una guerriera. Poi si rivolse alla nipote: «Sei cresciuta, Mariel!»
La ragazza arrossì, forse per il tono altezzoso della donna; ma non disse una parola.
«Ho una cosa da chiederti» riprese Tudwal.
«Sputa il rospo!» gracchiò Sebile.
«Che c'è, non ci fai entrare? Dov'è finita la tua ospitalità?» la derise il fratello.
La donna si inventò un sorriso ma alla fine il suo viso si rilassò e li fece accomodare.
La porta d'ingresso si apriva su un corridoio, dal quale si affacciavano due camere da letto. La stanza principale era tappezzata di scaffali pieni di armi di ogni genere: pugnali, spade, mazze ferrate, archi. Al centro della sala un tavolo rotondo con sopra una balestra.
Si spostarono nella stanza adiacente e si sedettero attorno a un tavolo. Consumarono una cena frugale accompagnata da una buona e abbondante birra, durante la quale Tudwal si perse nel racconto dei suoi ultimi mesi al fronte.
«Sei brava con la spada?» chiese a un tratto Sebile fissando l'arma al fianco di Mariel.
«Me la cavo» rispose la ragazzina.
«Ti ha insegnato lui?» riprese la donna ammiccando verso il fratello.
Mariel annuì fiera, e Sebile sorrise.
«Allora avrai molto da imparare» chiosò divertita.
Tudwal la guardò in cagnesco.
«Mi stai sfidando?»
«E per cosa? Per farle vedere come cadi ai primi attacchi?» Poi si rivolse alla nipote: «Tuo padre, devi sapere, è un bravo soldato; ma non mi ha mai battuta in duello.»
«Forse semplicemente non vuole farlo?» lo difese la ragazza.
«Nient'affatto!» sentenziò Sebile, «lui ha una tecnica arcaica che gli hanno insegnato all'accademia. Non è dinamico. È prevedibile. Non so nemmeno come sia diventato cavaliere.»
Tudwal si godeva le provocazioni della sorella senza fiatare. Mariel incrociò il suo sguardo e rise. Alla fine, un ultimo sorso di birra e i due sfidanti si ritrovarono nello spiazzo davanti casa con le spade sguainate.
«Non dirmi che vorrai batterti con quel vestito da vecchia megera?» rise Tudwal.
«Devo pur darti un po' di vantaggio, no?»
Mariel si era seduta per terra a gambe incrociate ad assistere allo spettacolo.
D'un tratto le espressioni dei due cambiarono. Nei loro occhi si accese la fiamma ardente della battaglia e le loro menti si svuotarono. La concentrazione era altissima.
Tudwal si lanciò per primo, ma il suo piede inciampò in un sasso e scivolò, e fu Sebile ad attaccare. Sferrò al fratello un colpo dietro l'altro, obbligandolo a indietreggiare. La sua spada danzava a un ritmo forsennato e le lame scintillavano a ogni colpo. Ma Tudual lottò bene. Nessuno sarebbe resistito a quell'attacco. I suoi stivali scivolavano nella ghiaia e molte volte cadeva, ma riusciva sempre a rialzarsi.
Il cielo era denso di sfumature per un tramonto ormai inoltrato, e le nuvole giocavano a rincorrersi, lassù, perdendosi in un orizzonte senza confini.
«Ti sei rammollito, fratello...»
I due continuavano a scagliarsi colpi a destra e sinistra con un ritmo sempre più incalzante. Erano talmente veloci che Mariel faticava a stargli dietro, ma il suo sguardo era concentrato sul duello. Suo padre cercava di tenere ben saldi i piedi a terra mentre il suo braccio menava fendenti decisi e parava colpi con straordinaria precisione. Sebile invece sembrava danzare. Il suo corpo saltellava da un punto a un altro, e dava l'impressione di essere in più posti contemporaneamente. Poi accadde qualcosa di inaspettato: Tudwal scivolò di nuovo e imprecò per l'irritazione. La sorella gridò a sua volta, trionfante, e alzò la spada per il colpo di grazia. Ma si accorse troppo tardi che l'uomo non era affatto scivolato, e che era stata una finta per farle aprire la guardia. Si ritrovò con la spada del fratello puntata al ventre e colse il suo sorriso di scherno. Tudwal si rialzò e tese la mano alla sorella sconfitta. Poi si voltò verso Mariel e le puntò un dito contro: «Domani toccherà a te!»
La ragazzina tenne il suo sguardo di sfida e i tre si persero in una fragorosa risata, sotto una falce di luna che stava per fare il suo ingresso nel cielo.
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Mariel: Il covo delle ombre
FantasíaNon c'è ombra senza luce. Una strada lastricata di sangue e orrore. Un mondo dominato dalla malvagità, dove la speranza della pace è sempre più remota. Un segreto nascosto da anni. Un viaggio intriso di sofferenza e ingiustizia, ma anche di coragg...