Quella notte si accamparono nel cuore della foresta. Seduti intorno a un fuoco scoppiettante, condivisero un pasto di pane duro e carne secca. L'aria era carica di tensione e aspettativa. Nessuno parlò molto, ognuno perso nei propri pensieri.
Nei giorni successivi, il viaggio si fece sempre più faticoso. Le loro giornate erano piene di allenamenti intensi e lunghi tratti di viaggio a cavallo.
Il paesaggio intorno a loro cambiava continuamente, dalla fitta foresta a prati verdi e lussureggianti, da ruscelli burrascosi a montagne imponenti. Le notti erano fredde e silenziose, riempite solo dal soffio del vento e dal brontolio occasionale di Thorne.
Conar invece, era fin troppo silenzioso.
Nonostante le difficoltà del viaggio, c'era una strana bellezza in quei momenti, un senso di avventura e scoperta che li avvolgeva come un caldo mantello.
Ogni tanto, Conar e Mariel si scambiavano uno sguardo, come per rassicurarsi della presenza reciproca.
Una sera, mentre sedevano intorno al fuoco, Mariel si avvicinò allo sfregiato.
«Mi spieghi il mistero di quel casale? Perché accadono cose così strane?»
Thorne si stiracchiò le gambe e si adagiò su un letto d'erba.
«Arriverà un giorno che capirai molte cose, ragazzina, ma non è questo il giorno. Quindi ora lasciami riposare.»
La ragazza se ne andò delusa a fare il suo turno di guardia. Conar, dal canto suo, se ne stava silenzioso, rannicchiato davanti al fuoco. Ma quella sera un pensiero nella sua mente prese il sopravvento: raggiunse la sua amica e le prese una mano. I suoi occhi brillavano alla luce del fuoco.
«Mariel, io... io ho sempre ammirato la tua forza e il tuo coraggio. Ma da quando sono tornato mi rendo conto che ammiro non solo la guerriera che sei diventata, ma anche la donna che sei. Sei diventata la mia forza, il mio coraggio... il mio cuore...»
La confessione di Conar riempì l'aria notturna come una melodia dolce e inaspettata. Mariel lo guardò, sorpresa e senza parole, mentre il suo cuore batteva forte nel petto. Sentiva il calore della mano di Conar nella sua, un calore che le attraversava tutto il corpo, facendola sentire viva e vibrante.
Conar continuò, cercando di trovare le parole giuste per esprimere ciò che sentiva. «Mariel, io...»
«Ma la smetti di blaterare, ragazzino ficcanaso? Se non riesci a dormire fai tu il turno di guardia e lascia riposare Mariel.» La voce di Thorne ruppe l'incantesimo.
«Conosci qualche stregoneria che possa trasformare questo tizio in un maiale?» disse Conar, «ci sarebbe più d'aiuto. Magari lo potremmo arrostire nel fuoco e avremmo carne fresca fino all'accampamento.» Diede un calcio a un ramoscello e si allontanò.
Mariel rise.
Quella sera le parole non dette di Conar rimasero lì, a danzare attorno a un fuoco che bruciava, per poi perdersi nell'aria di una notte frizzante trapuntata di stelle.Due giorni più tardi, iniziarono a sentire il boato distante delle armi e il frastuono delle voci. Man mano che si avvicinavano, l'aria si faceva più densa, carica dell'odore del ferro e del sudore.
Le torri di Nidum si ergevano in lontananza, maestose e imponenti.
Quando arrivarono all'accampamento, si resero conto della vera entità del conflitto. L'area era enorme, riempita di tende e focolari, cavalli e soldati. Ovunque si guardasse, c'erano uomini che si preparavano per la guerra, affilando le loro spade, indossando le loro armature o allenandosi nel combattimento corpo a corpo. Gli sguardi erano severi, i volti segnati dalla stanchezza e dalla tensione.
«Aspettate qui!» ordinò Thorne ai due ragazzi, al limitare del campo.
Mariel e Conar annuirono.
Quando tornò, lo sfregiato era in compagnia di un uomo in armatura che emanava un'aura di comando e determinazione. Si distingueva tra la moltitudine di soldati nel campo. Le sue larghe spalle reggevano un mantello di porpora che ondeggiava nel vento, un segnale inequivocabile della sua autorità. Anche se i capelli corti sulla sua testa erano grigi come l'acciaio, erano più un simbolo della sua saggezza piuttosto che un segno della sua età. La sua barba brizzolata, lunga e curata, aggiungeva un ulteriore tocco di dignità al suo aspetto.
Il suo corpo era racchiuso in un'armatura di cuoio rinforzato e acciaio, una seconda pelle che indossava con disinvoltura, come se fosse una semplice veste. La luce del sole si rifletteva sulle sue spalle corazzate, illuminando i segni di battaglie passate incisi nell'acciaio.
I suoi occhi grigi, incorniciati da sopracciglia folte, scrutavano i volti dei due ragazzi con una misura di severità ma anche di curiosità. C'era una profondità in quello sguardo, un mix di esperienza, risolutezza e una certa traccia di dolcezza. Un comandante che conosceva il peso del comando, che sapeva cosa significava mandare uomini a morire, ma che ancora credeva nella giustizia della loro causa.
Le sue mani, nodose e vissute, si muovevano con un senso di sicurezza e controllo. Anche a riposo, c'era in esse una forza latente, una promessa di potenza.
Quando parlava, la sua voce risuonava con l'effetto di un tuono contenuto, facendo vibrare le parole nell'aria. Le sue frasi erano taglienti e dirette, come se ogni parola fosse stata attentamente pesata prima di essere pronunciata.
«Lui è il comandante Galad» disse Thorne ai ragazzi, «da oggi sarete sotto il suo comando.»
Galad li guardò attentamente. Il suo sguardo passò da Mariel a Conar, per poi fermarsi sul volto della ragazza. La scrutò con attenzione. Poi esordì: «che gli dei ci aiutino! È la ragazzina che stanno cercando quei bastardi!»
Thorne annuì.
«Il destino è crudele con te, amico mio.» Sorrise. «Sa chi sei?» continuò in un sussurro.
Lo sfregiato scosse il capo, e il comandante annuì.
Poi si rivolse ai due ragazzi: «ascoltatemi bene, questa non è una passeggiata. È guerra. È brutta, è sporca, è pericolosa. Non ho intenzione di mettervi in prima linea, ma bisogna essere pronti a tutto. Ora vi mostrerò come ci si comporta qui.»
STAI LEGGENDO
Mariel: Il covo delle ombre
FantasíaNon c'è ombra senza luce. Una strada lastricata di sangue e orrore. Un mondo dominato dalla malvagità, dove la speranza della pace è sempre più remota. Un segreto nascosto da anni. Un viaggio intriso di sofferenza e ingiustizia, ma anche di coragg...