Lame di fuoco e ombre del destino

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Il giorno si destò dal sonno, stendendo le sue dita dorate sulla città elfica. Mariel, ancora assonnata, scese lentamente dal letto, i muscoli intorpiditi dalla notte precedente.
Eilin era già lì, come un fiore che saluta il sole del mattino. «Dormito bene?» chiese l'elfo, con un sorriso stampato sul viso.
Mariel annuì, lo sguardo perso nella trama d'oro del tappeto. «Mi sento come se avessi corso per cento miglia senza mai fermarmi.» Il ricordo del banchetto e della fame incontrollata la fece arrossire.
Eilin rispose con un risolino, il suono leggero come il gorgoglio di un ruscello.
«Avete fatto un lungo viaggio. Ti riprenderai, ne sono certa.»
Il sole del mattino danzava nelle ciocche violacee di Mariel, infondendo una luce iridescente nei suoi capelli. Una traccia di incertezza sfiorò i suoi occhi. «Speriamo.»
Prima che potesse dire altro, una serie di colpi risuonò alla porta. Conar, impaziente come un tuono in arrivo, irruppe nella stanza. I suoi occhi scrutarono Eilin, poi Mariel.
«Sei ancora qui? Con tutto quello che c'è da fare?» il tono teso come una corda di violino tirata troppo.
«È cosa diamine ci sarebbe da fare?» rispose Mariel piccata.
«Abbiamo un castello da visitare, per la miseria. Un vero enorme castello con una sala da ballo, una sala degli specchi, una biblioteca, e penso anche qualche bagno. Hai mai visto un vero castello tu? No! Quindi, muovi quel sedere e andiamo.»
Eilin sorrise.
Mariel si stiracchiò, e infilò la sua risposta in uno sbadiglio: «sembri un bambino alle prese con un giocattolo nuovo.» Il suo tono era affettuosamente seccato.
Conar sollevò un sopracciglio.
«E dai! Non dirmi che vuoi stare qui a farti massaggiare i piedi tutto il tempo da questa tizia dai capelli verdi...»
Mariel lo fulminò con lo sguardo. Poi si voltò verso Eilin e vide che stava ridendo, quindi si rilassò.
«Abbiamo pure una sala torture nei seminterrati,» gli disse l'elfa, «magari sarai felice di visitare anche quella, che dici?»
Il ragazzo rispose con una linguaccia.
«Ma non ti basta tutto quello che hai visto in questi ultimi giorni? Sei insaziabile!» riprese Mariel.
Conar sbuffò.
«È tu sei una pigrona!»
«Basta tutti e due» si intromise Eilin, «avrete tempo di visitare tutto quello che volete. Ma stamattina vi aspetta il Re, giù nei giardini. Quindi basta chiacchiere e andiamo.»

Re Falaster stava discutendo con uno dei suoi consiglieri più fidati, un elfo dal volto solcato dalle rughe del tempo, chiamato Lirean. Appena vide arrivare i due ragazzi si fermò, e iniziò a cantilenare una sorta di poesia incomprensibile:
«Lame di fuoco, dalle terre oscure, guidate da una discendente del vecchio orrore, porranno fine all'ascesa dell'arido potere,» terminò il Re, la voce profonda come un'eco che risuonava nel cuore della terra. Il silenzio cadde nei giardini, denso come un velo. Mariel sentì un brivido, come se l'aria stessa si fosse congelata.
Lirean, con il suo sguardo acuto come un falco, scrutò Mariel.
«La profezia è vecchia,» riprese il Re, «ma il suo significato sembra risuonare con più forza oggi. Tu sei la speranza di questo mondo.»
Mariel sollevò un sopracciglio, il suo sguardo una tempesta sotto un cielo sereno. Guardò Conar che si limitò ad alzare le spalle, poi tornò a guardare sovrano.
«E questo che stradiamine della miseriaccia c'entra con me?» chiese la giovane. «Sono parole senza senso. Qualcuno glielo spieghi a quei somari seguaci di Morfans!»
«Non sono del tutto senza senso se ci pensi, ragazza.» Stavolta fu Lirean a parlare. «Le terre oscure sono al di là delle terre desolate. Un luogo dove nessuno è mai arrivato, o quanto meno chi l'ha fatto non è mai più tornato. Le lame di fuoco si pensa che sia un potere sconosciuto, custodito tra quelle terre. Il vecchio orrore sono gli anni di dominio di Amlhet. L'arido potere l'avrai capito da te.»
«Il sovrano delle terre aride» sussurrò la giovane.
L'elfo annuì.
«Ancora non capisco cosa c'entro io con tutta questa storia...»
«Tu sei l'unica discendente di Amlhet, Mariel.» disse il Re.
«E a quanto pare il tuo segreto è trapelato tra le righe di Morfans.» continuò Lirean.
«Quanto è attendibile questa specie di profezia?» chiese Conar.
«Non lo sappiamo. Come ho già detto nessuno sa cosa si nasconde nelle terre oscure, quindi al momento, l'unica cosa che mi sembra più sensata, è tenere Mariel al sicuro.»
«Qualcuno in verità ci sarebbe.» sussurrò Re Falaster.
All'unisono si voltarono tutti a guardarlo.
«Thorne!»
«Sì, ma quello è tutto suonato.» disse Lirean.
«Chi è questo Thorne?» chiese Mariel.
«Fu il primo e l'unico a varcare il confine delle terre oscure e a tornare indietro vivo. Non si sa cosa abbia trovato lì, o come sia riuscito a sopravvivere. Alcuni parlano di un patto oscuro, altri di una prova di forza incredibile. Ciò che è certo è che, quando tornò, era un uomo cambiato. I suoi occhi, che una volta erano pieni di odio e rabbia, al suo ritorno sembravano vacui, come se avessero visto l'abisso e fossero stati risucchiati da esso.» Il Re fece una pausa, come per essere sicuro che tutti stessero ascoltando, poi riprese: «da quel momento, Thorne si ritirò in un luogo noto come la Valle dell'Eco. Un luogo dove i giorni si ripetono all'infinito, dove il tempo sembra danzare un eterno balletto, dove l'alba segue l'alba, il crepuscolo segue il crepuscolo, in un ciclo senza fine.»
«Quindi,» disse Mariel, «mettiamo il caso che io decidessi di tuffarmi in questa avventura, avrei due possibilità: morire o diventare scema. Confortante!»
«Non lo diventeresti da sola» disse Conar.
La ragazza fece una smorfia.
«Possiamo organizzare una spedizione e avvicinarci il più possibile alle terre oscure» esordì Lirean, «non serviranno tanti uomini. Potrei andarci io e portare con me un'altro paio di soldati. D'altronde meno persone sanno meglio è. Nel frattempo Mariel sarà al sicuro qui al castello.»
Il Re storse il naso e guardò la nipote.
«Io penso che sia più opportuno trovare questo Thorne,» si intromise Mariel, «pazzo per quanto può essere qualcosa gliela caviamo fuori di sicuro. Dov'è di preciso questa valle dell'eco?»
Il Re alzò le spalle.
«So io dov'è!» affermò Conar, «e ci siamo stati solo qualche giorno fa.»
Tutt'e tre si voltarono a fissare il ragazzo con sguardo interrogativo.
«RIPITI GIORNITUS INFINEO» riprese Conar, «dove i giorni si ripetono all'infinito.»
Re Falaster e Lirean si scambiarono un'occhiata confusi; ma a Mariel si raggelò il sangue.
«Lo sfregiato!» sussurrò la ragazza.

Mariel: Il covo delle ombreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora