↻Capitolo 14

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“E quindi, come l’ha presa Nico?”
Chiese dopo un po’ Nick, massaggiandosi la mano. Quella mattina, Valery, Oz e Tiffany l’avevano portato in orfanotrofio, mentre il resto della squadra era rimasto in agenzia. Matvey alzò lo sguardo verso il russo, e Seojun, che stava sfogliando il proprio taccuino, fece lo stesso. Valery sospirò, spostandosi poi al centro della stanza.
“Era un po’ sorpreso… ma non si è arrabbiato e non ha nemmeno pianto. Anzi ci ha sorriso ed ha affermato di non odiarci per averlo abbandonato prima che lo portassero nella sua camera”
Spiegò, e Tiffany abbassò lo sguardo.
“Ci ha anche dato un piccolo biglietto con quattro numeri, ma non abbiamo ancora capito cosa significhino...”
Aggiunse l’inglese, e Valery annuì, voltandosi verso la matricola. Subito, Seojun aggrottò le sopracciglia, interrogativo.
“Un biglietto con dei numeri?”
Domandò quindi, e questa volta fu Matvey a rispondere, seduto ancora in maniera un po’ scomposta nonostante le occhiate di Valery e Daksha.
“Esatto, tipo un codice!”
Disse il russo, osservando il castano, che si prese il mento fra le dita.
“Un codice… ”
Ripetè, mentre Luka si voltò verso di lui. Alessandra fece lo stesso, aggrottando un po’ le sopracciglia.
“Che tipo di numeri?”
Domandò quindi, incuriosita. Oz ramanò nelle tasche del proprio cappotto di marca, prendendo un pezzetto di carta stropicciato. Sopra, c’erano scritti quattro numeri con un pastello arancione.
“Quattordici, cinque, tredici e sedici… non abbiamo idea di cosa significhino”
Spiegò il biondo, alzando la testa dal pezzetto di carta e guardando i presenti, con un’espressione che lasciava trasparire una leggera preoccupazione. Haneul inarcò un sopracciglio, confusa.
“Sicuro che non volesse scrivere i numeri da tredici a sedici e si sia... sbagliato..?”
Osservò, incrociando le braccia al petto ed inclinando leggermente la testa, azione che venne seguita da un leggero movimento dei capelli della giovane, tenuti ancora in una coda di cavallo. Oz, dubbioso, non sembrava pienamente convinto, e riabbassò lo sguardo al pezzettino di carta.
“... non lo so, non ci ha dato spiegazioni”
Tagliò corto il canadese, e allora la matricola annuì.
Piuttosto, pensò, che fine avevano fatto la detective Stalina e Kate? Alzò lo sguardo all’orologio sistemato nella stanza… doveva essere passata almeno mezz’ora, che stavano combinando? Quasi l’avessero letta nel pensiero, le due si presentarono nell’ufficio dopo poco… anche se a mani vuote. Con loro c’erano anche Amaya e Mok, che si erano preoccupati di controllare se l’orfanotrofio in cui era stato portato Nico avesse un qualche collegamento con Emily… o meglio, volevano provarci. Tutte le informazioni sulla donna infatti sembravano essere scomparse dai database dell’agenzia, insieme ad ogni documento scritto che la riguardava.
“Ne siete sicure? Al cento per cento?”
Domandò Haneul, sorpresa ed assolutamente scettica, ed i colleghi annuirono.
“Ho controllato anch’io… non c’era assolutamente nulla, Chang”
Disse Mok, rivolto alla matricola, che aggrottò le sopracciglia. Non era ancora troppo convinta e si voltò verso le colleghe canadesi. Kate annuì energicamente, accanto ad una più contenuta Amaya.
“Ha ragione… sono scomparse!”
Esclamò poi la bionda, mentre Matvey si avvicinò al gruppetto.
“Per quanto riguarda i file, perchè non chiedete aiuto a Dorian? Lui è un mostro coi computer, magari potrebbe ripescarli in qualche modo”
Osservò il russo, e Kate parve illuminarsi in volto.
“Giusto! Perchè non andiamo da lui?”
La giovane matricola alzò la testa verso Nastas’ya, che però sembrava dubbiosa.
“Anch’io me la cavo… ma non ho trovato nulla. Dubito che Utterson potrebbe fare qualcosa, ma potremmo provare lo stesso...” Mormorò la russa, voltandosi verso la porta d’ingresso della stanzina “... posso andare a chiamarlo”
Si propose poi, venendo subito affiancata da Kate.

Alla fine, l’intera squadra si avviò verso il ‘quartier generale’ di quella di Dorian, che si occupava sempre della scomparsa di Edward Mills… o, meglio, del suo assassinio. Si erano infatti rimosse le possibilità di suicidio o morte casuale praticamente da subito, date le circostanze e le condizioni in cui era ridotto il suo cadavere.
“Oh, capisco…” Dorian si tolse i propri occhiali, facendo capolino da dietro il suo computer per guardare i colleghi “... posso aiutarvi anche adesso, sì. Dove si trovava l’archivio?”
Mentre il russo si alzava, Kwan alzò lo sguardo dai lacci della propria felpa, con cui stava giocherellando.
“Al quinto piano, un po’ nascosto dopo la rampa di scale a nord...”
Risposero in coro la matricola, Nastas’ya ed Ariane, che si guardarono confusi. L’inglese aggrottò le sopracciglia, praticamente offesa, mentre Kwan arrossì, abbassando lo sguardo.
“... ah-”
Il coreano incrociò le braccia al petto, quasi cercando di nascondersi nei propri capelli, mentre Leonardo, appoggiato al divano sul quale la matricola si era seduta, ridacchiò.
“Ti vedo informato, Macchietta...” Sorrise, voltandosi poi verso Natsas’ya “... ed anche lei, miss automa”
Continuò, e la russa mise su un’espressione davvero perplessa al commento del tinto, il quale la trovò alquanto comica.
“Zitto...”
Kwan rivolse al maggiore un’occhiataccia e, intanto, Dorian aveva richiuso il proprio computer, in modo da portarlo con sè e tenerlo al sicuro. Come avevano notato molti fin da subito, il russo ed il proprio borsone pieno di ‘accessori’ erano assolutamente inseparabili… Luna lo trovava quasi sospetto, ma in effetti faceva praticamente lo stesso con il suo stesso taccuino. Condivideva ciò che notava unicamente con Ester, le poche volte che capitava… e si era anche confrontata con Nazogi, una volta o due. Ad esempio, anche lui aveva notato i libri riguardanti antiquariato e lo Shop of Wonders in casa di Noemi, la sorella di Mills. Oltre a quello, però, la bionda era rimasta in silenzio… ed il maggiore faceva lo stesso. Parlando dell’investigatore, era da un po’ uscito sul piccolo balconcino dello studio per fare una telefonata. Ester l’aveva notato ed, approfittando della portafinestra aperta, aveva provato ad origliare un po’, in modo innocente... ma a quanto sembrava, l’uomo si era messo a parlare in russo con qualcuno, e la più giovane non ci capiva naturalmente un’acca. Nonostante le sue preghiere, poi, Agap’ya si era perfino rifiutata di tradurre…!
... Ester se lo sarebbe ricordato.

[ᴛʜᴇ sʜᴏᴘ ᴏғ ᴡᴏɴᴅᴇʀs-sᴛᴏʀɪᴀ ᴀᴅ ᴏᴄ][ɪsᴄʀɪᴢɪᴏɴɪ ᴄʜɪᴜꜱᴇ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora