↻Capitolo 15

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“Nico… scomparso..?”
Valery annuì, guardando i volti sorpresi dei propri colleghi. Dopo la chiamata ricevuta dall’orfanotrofio, si era subito recato in ufficio ed aveva chiesto agli altri di fare lo stesso con la massima urgenza. Ora, avevano capito il perchè. 
“Esatto… sembra sia scappato, è piuttosto improbabile che l’abbiano rapito o simili dato che noi e le donne all’orfanotrofio eravamo gli unici a conoscere il numero della sua stanza”
Spiegò velocemente il russo, e Tiffany annuì, prendendosi il mento.
“Ma perchè sarebbe dovuto scappare? Non sembrava triste e quello è davvero un bel posto...”
Riflettè la ragazza, e l’uomo scosse la testa con un sospiro.
“Non ne ho idea...”
Valery prese posto alla propria scrivania, tenendosi la fronte con due dita. La matricola aveva ragione: perchè mai sarebbe dovuto scappare? Cioè, sempre che sia effettivamente scappato. Oz, non appena aveva ottenuto la notizia, si era scurito in volto, rimanendo in un silenzio che Nick trovava piuttosto inquietante. Prima che l’inglese potesse interpellarlo, però, l’uomo parlò.
“Io dico di andare in orfanotrofio e controllare sul posto.. sono sicuro che non sia scappato di sua volontà. E forse lì potremmo scoprire qualcosa anche su Lola”
Disse il biondo, con una decisione che non aveva mai mostrato prima. Legasov alzò lo sguardo su di lui, annuendo piano.
“Sì, credo che sia l’idea migliore… non abbiamo tempo da perdere...”
Detto questo, l’uomo si alzò e Matvey fece lo stesso.
“Magari potremmo scoprire di un traffico di bambini come quello che venne scoperto e di cui le parlai… non crede?”
Domandò all’albino, avvicinandosi a lui e curvandosi un po’ per arrivare più o meno alla sua altezza. Valery annuì, alzando comunque lo sguardo in modo da guardare l’altro in volto.
“Spero non sia così, è una cosa davvero terribile...” Rispose, secco, per poi dare un colpetto all’altro sulla spalla con il dorso della mano “... e non stare così curvo, ti fa male alla schiena”
Lo riprese, un po’ stizzito per via della differenza d’altezza che lo separava da quel 'ragazzino', che si spostò con un sorrisetto.
“Allora andiamo? Possiamo arrivarci anche a piedi ma non è così vicino...”
Le parole di Mok vennero seguite da uno sbadiglio finale, che ‘contagiò’ anche Oz.
“Sì, faremo meglio a darci una mossa...”
Commentò poi anche Daksha e così, la squadra uscì dall’agenzia in modo da poter andare ad indagare sul posto. 

Una volta arrivati all’orfanotrofio, Amaya si ritrovò essere piuttosto sorpresa: non si aspettava una struttura così grande e moderna, se doveva essere sincera aveva immaginato quel luogo come una vecchia catapecchia. Nel notare lo stupore dell’altra, Tiffany non riuscì a nascondere un sorrisino.
“Ben tornati… abbiamo cercato in tutta la zona, ma Nico non si trova da nessuna parte”
Li accolse una delle donne che avevano incontrato il giorno prima, dai capelli corvini raccolti in due crocchie spettinate e gli occhi di un bel lilla chiaro. Non pareva troppo agitata, ma l’espressione stanca sul suo volto suggeriva il tentativo di nascondere la propria preoccupazione. Valery annuì, guardandosi per un attimo attorno.
“Avete idea di come sia riuscito a scappare?”
Domandò, e subito la donna scosse la testa.
“No… se volete posso farvi esaminare la sua stanza. La numero vent’uno, si trova al primo piano”
Si propose subito e, dopo una veloce occhiata ai propri compagni, Valery accettò e così si incamminarono verso un’ascensore che li avrebbe portati al piano superiore. Prima, però, dovettero superare qualche ufficio ed un po’ di infermerie, dove Oz riuscì a scorgere bambini di tutte le età ed a distinguerne le voci. Il biondo non potè fare a meno di soffermarsi a pensare al proprio di bambino, al quale aveva probabilmente evitato un destino del genere. 
Quella che era stata la stanza di Nico per una singola notte era uguale a tutte le altre, non troppo spoglia ma nemmeno così ricca… insomma, era una normalissima stanza. Mok fu il primo ad entrare, seguito poi da Oz e gli altri investigatori, anche se Daksha e Matvey rimasero sull’uscio, fermandosi a parlare con la donna dai capelli scuri, che portava il nome di Esmèe.
“Quindi non ha fatto storie nemmeno quando ce ne siamo andati?”
Aveva domandato Daksha, inclinando un po’ la testa mentre Matvey si guardava attorno, con le mani sistemate sui fianchi. Lanciò un’occhiata veloce ad Esmèe, non udendo subito la sua risposta. Lei era infatti rimasta per un po’ a riflettere, ripensando alla sera prima.
“No… è rimasto tranquillo per tutto il tempo. Non sembrava turbato, anzi...”
Sospirò la donna, mentre il canadese annuì, prendendosi il mento fra due dita. Spostò poi lo sguardo alla stanza: come sarebbe potuto scappare da lì?
“Tutto è integro… apparte per il letto sfatto, ma le lenzuola ci sono ancora. Quindi non potrebbe averle utilizzate in alcun modo…”
Mok analizzò la scena, facendo qualche passo indietro per avere una scena chiara e tutti gli altri parvero quasi scomparire. Come avrebbe potuto un ragazzino di massimo diec’anni scappare da una stanza di un orfanotrofio senza lasciare indietro tracce? Oz aveva affermato come sembrasse un bambino dolce ed educato, che non avrebbe mai fatto una cosa simile… ma per quanto ne sapeva il coreano, la sua poteva essere stata tranquillamente una farsa, quindi non aveva intenzione di basarsi su quello. Piuttosto, considerando dati decisamente più oggettivi come quanto quel bambino fosse magro ed evidentemente debole, Mok giunse presto alla conclusione che da solo non ci sarebbe mai riuscito. Tutti i muri erano intatti, così come il pavimento: non c’erano buchi o crepe da nessuna parte, Matvey e Tiffany avevano anche spostato i mobili e non avevano trovato nulla. Una delle opzioni che rimanevano era la grande finestra della stanza, che si affacciava su un semplice vicolo la cui funzione era separare l’orfanotrofio dagli edifici vicini. Semplice, no?
“E se fosse saltato dalla finestra?”
Propose Nick, indicando in direzione dell’altro palazzo, ma si beccò un’occhiata perplessa da Amaya. 
“Nico è un bambino magro e debole… dubito che possa uscire illeso da un salto così” 
Osservò la coreana, ed il biondo si fermò a riflettere. In effetti, la ragazza aveva ragione, ma Mok decise comunque di prendere in considerazione quell’ipotesi, così come gli altri investigatori.
“Servirebbe un’agilità notevole per non ferirsi e soprattutto non dare nell’occhio… quindi dubito sia uscito dalla finestra”
Commentò così Valery, avvicinandosi intanto al grande comò che si trovava nella stanza. Aprì uno dei primi cassetti, esaminandone il contenuto: si trovavano dei semplici indumenti sistemati con cura… insomma, ciò che chiunque si aspetterebbe dal cassetto di un comò. L’albino, però, continuò ad indagare con cura in ogni cassetto, in cerca di un qualsiasi indizio. Vedendolo, Daksha e Matvey decisero di fare lo stesso con i comodini vicino al letto destinato ai bambini. Tiffany e Nick, invece, si abbassarono per cercare sotto il letto, ma unicamente la ragazza ebbe successo, trovando effettivamente qualcosa.
“Oh, guardate qui… sembrerebbe un bigliettino”
Osservò, prendendo con cura il pezzo di carta, un po’ stropicciato e piegato molte volte. Subito, Oz le si avvicinò, incuriosito ma principalmente preoccupato. L’inglese aprì il biglietto con cautela per evitare di rovinarlo, inclinando la testa.
“Mmh… non c’è scritto molto...” Commentò lei, strizzando leggermente gli occhi “... c’è scritto ‘Attenti alle doppie facce :)' con uno smile disegnato, nient’altro”
Disse, alzando poi lo sguardo su Oz, il quale le si era avvicinato.
“Cos’è, spagnolo?”
Mormorò il biondo, confuso. Nick però si avvicinò ai due, scuotendo la testa.
“Ma no, è italiano... e potrebbe trattarsi di un indizio, se ci pensate bene. Io direi di recarci al Double Face, sarà un messaggio in codice”
Spiegò poi lui, sporgendosi per leggere le parole sul bigliettino ed annuendo convinto.
“Oh… capisco. Allora forse dietro a quel bar c’è davvero qualcosa di più...”
Riflettè Tiffany, guardando il pezzo di carta che teneva ancora tra le mani.
“Che l’abbiano rapito? Vorranno qualcosa in cambio?”
Anche Matvey si avvicinò al gruppo, venendo però subito ripreso da Daksha.
“Non saltare a conclusioni affrettare… Putin”
Il canadese posò una mano sulla spalla dell’altro -nonostante la differenza d’altezza- e Valery annuì.
“Già, è anche improbabile che sappiano del legame che abbiamo con lui...”
Osservò il russo, mentre Mok sollevò un sopracciglio.
“Mh, sempre se non ci spiano...”
Sussurrò il coreano, e l’albino si voltò verso di lui con un’espressione un po’ infastidita.
“In ogni caso, direi che ci convenga controllare lì… non credete?”
S’intromise Tiffany, e Valery abbassò lo sguardo su di lei, ricomponendosi e sistemandosi gli occhiali.
“Sì… dovremmo recarci lì al più presto. Quel bar potrebbe essere un luogo chiave per i casi di cui ci stiamo occupando”

📔»𝔽𝕝𝕒𝕞𝕖'𝕤 ℂ𝕠𝕣𝕟𝕖𝕣«📔 
EhIlÀ, come va la vita? :>>
Non mi ero resa conto dei mesi che passavano senza aggiornare ooops... mA ECCOMI QUI :D
Also giuro che mi è venuto mal di testa a revisionare (?) questa storia mi uccide, scriverla è sempre un parto per via di tutti gli inciuci, gli inizietti da lasciare (👀👀) e gli eventi da incastrare, sIgH sOb- 💧👄💧
E non dite che si vede perchè altrimenti pIaNGo oKaY-
Beh... non c'è tanto da dire, volo ad aggiornare Kuruma mA PRIMA vi lascio questo, mwah

 non c'è tanto da dire, volo ad aggiornare Kuruma mA PRIMA vi lascio questo, mwah

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📔»𝔽𝕝𝕒𝕞𝕖«📔

[ᴛʜᴇ sʜᴏᴘ ᴏғ ᴡᴏɴᴅᴇʀs-sᴛᴏʀɪᴀ ᴀᴅ ᴏᴄ][ɪsᴄʀɪᴢɪᴏɴɪ ᴄʜɪᴜꜱᴇ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora